Cassazione
Rispettare la sofferenza di Eluana. E il dolore del padre ...

di Alessio Di Florio

La sentenza della Cassazione sembra avviare a conclusione il drammatico caso di Eluana Englaro


"Manca un solo passo". Le parole di Beppino, il padre di Eluana Englaro, sono tutta la sintesi di questi mesi di sofferenza, di agonia con-vissuta tra lui e la figlia. E la speranza che presto possa tutto finire. Ieri la Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso del Parlamento avverso la decisione della magistratura di riconoscere il diritto di Beppino di riconoscere la morte della figlia. Fra un mese si pronuncerà la Suprema Corte, sul cui verdetto il padre di Eluana si è detto fiducioso, e poi la sofferenza si avvierà alla fine.

Sarà l’atto finale dell’ennesima storia tutta italiana fatta di omissioni, veti, ipocrisie istituzionali. In questi mesi abbiamo visto di tutto. Giornalisti d’assalto, cuccioli ai piedi dei politici e dei potenti di turno, ma capaci di vomitare rabbia, insulti, menzogne contro la famiglia Englaro. Come dimenticare il caso del direttore di un noto quotidiano di scendere in piazza con delle bottiglie d’acqua, a lanciare strali e moniti contro Beppino Englaro? Cosa pensare di fronte all’abbandono davanti al quale la famiglia Englaro è stata abbandonata da molti?

La situazione di Eluana, o meglio di quel che resta di lei, è probabilmente peggiore di quella di Welby. Piergiorgio viveva ancora un simulacro di vita, che lo teneva ancora legato a questa Terra. Nel caso di Eluana non abbiamo neanche questo. Eluana è stata dichiarata in coma vegetativo irreversibile, senza nessuna speranza di tornare alla vita. Eluana, esattamente come Terry Schiavo, in realtà è già morta. Artificialmente tenuta incatenata ad una vita che non è più vita.
Ma quando, al contrario di quanto consigliato da persone di fede come don Gino Rigoldi e il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, si fa prevalere su tutto il meschino interesse personale, il calcolo del proprio tornaconto, l’abominio è dietro l’angolo. Si calpesta la dignità, si calpesta ogni elementare diritto umano, si calpestano le persone e il loro dolore.

Beppino Englaro non deve solo sopportare il dramma di una figlia morta che, ogni mattina, si ripresenta davanti ai suoi occhi. Non soltanto si è ritrovato davanti al dramma di dover decidere se tentare una disperata speranza o arrendersi. Ma ha dovuto anche sopportare cicisbei, valletti, insulti, vomito di una società malata e ideologicamente cieca. Dopo la morte di Piergiorgio Welby, tutti improvvisamente scoprirono di avere la soluzione in tasca, di sapere come impedire che potesse accadere di nuovo. E infatti ...

Ma mentre questi sterili, inutili teatrini vanno avanti, la giustizia sta svolgendo il proprio corso. Presto potrebbe essere tutto finito. Resta lo scandalo di tutti questi mesi, di quest’attesa burocratica quanto inutile. Mesi nei quali il calvario di Eluana è proseguito, giorno dopo giorno.

Cosa c’è di umano nel prolungare indefinitamente l’agonia di una persona moribonda? Quale pietà può esserci nel negare una dignitosa morte per pretendere che l’agonia sia la peggiore, la più sofferente e rantolante possibile? Quale carità si nasconde nell’anteporre i propri dogmi autoreferenziali al rispetto della persona morente?
E’ stato facile, troppo facile pontificare, giudicare, condannare. Cosa costa portarsi un cartone di bottiglie del supermercato in piazza? Solo i pochi euro del prezzo.

Ma possono ripagare il travaglio, il dramma, la coscienza dilaniata della famiglia Englaro?
Qualcuno sa cosa significa l’atroce e bestiale sofferenza di una famiglia senza più speranza, di una persona che ormai può solo aspirare ad una morte dignitosa?

Ora che si intravede la fine di un tunnel terribile e disumano, la speranza ultima è che la fine non sia la stessa di Piergiorgio. Uno scandalo che grida vendetta, un sasso gettato in uno stagno pesante come il più grande dei macigni. Su un Natale disumano, su una Pasqua negata il giorno dell’Incarnazione. Funerali negati, raus, fuori le mura. Come fosse un cane immondo (ma non fu crocifisso anche Cristo fuori le mura?). L’ordine logico del Cardinal Perfetto, al secolo Camillo Ruini(sono parole sue), anteposto alla pietà per i defunti, così come definito nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

Sono arrivati ad affermare, alti esperti di medicina (o forse di droghe, chissà ...), che l’assunzione di morfina era da considerarsi eutanasia. L’assunzione avrebbe accellerato la morte e quindi sarebbe stato un suicidio assistito. Quindi Welby poteva anche staccarsi le macchine (provocandosi la morte) ma non doveva tentare di alleviarla. Rantolo dopo rantolo, momento dopo momento, la sofferenza doveva diventare sempre più atroce e dilaniare le sue carni. Il suo dolore doveva diventare infinito, portarlo oltre ogni limite umanamente sopportabile e concepibile. Siamo oltre ogni peggior sadismo concepito da mente umana, Guantanamo al confronto è roba da educande.

"Manca ancora un passo". Tra un mese potrebbe essere tutto finito. Finiranno le chiacchiere, finiranno i processi dell’ideologia. Fino al prossimo. E ricominceremo dall’inizio, a dispetto delle buone intenzioni vantate e urlate. Migliaia di Piergiorgio e di Eluana soffrono e agonizzano in tutta Italia, migliaia di familiari sono lasciati soli, abbandonati di fronte al dramma. Ed ancora una volta dovremo ammettere che la civiltà umana preferisce non evolversi, rimanendo bestiale e crudele come l’uomo delle caverne. Continueranno sempre le crociate ideologiche e il perbenismo ipocrita. Riuscirà sempre difficile, sprofondati nei salotti bene, pensare che l’altro non è uno strumento per il potere e l’affermazione egoistica di sé (che sia personale individuale o di un gruppo, religioso, politico o altro che sia).



Venerdì, 10 ottobre 2008