Il Papa sferra l’attacco alla contraccezione: ma l’etica non è monopolio cattolico.

di Rosario Amico Roxas

Non credo utile rintuzzare le affermazioni del pontefice usando frasi del tipo "se ne infischiano"; l’argomento è serio, sia da un punto di vista religioso che laico.

Per combattere il dilatarsi dell’AIDS nelle zone più povere del pianeta, non ci sono molti mezzi, si deve educare ad una sessualità protetta, che diventa così anche contraccettiva.

In altre zone del pianeta la povertà ha acquistato dimensioni bibliche, mentre le famiglie continuano a fare figli e non certo per seguire i suggerimenti del pontefice.

Sarebbe utile, ed anche etico, distinguere ognuna di questa situazioni ed intervenire secondo le variabili del caso, che non sono variabili di ordine religioso, bensì antropologico e sociale. E’ un argomento che devono affrontare innanzitutto i sociologi e gli antropologi, meglio se ispirati da motivazioni etiche.

L’etica non è una strada a senso unico, ha, e deve avere, parecchie uscite per soddisfare le esigenze di una popolazione mondiale estremamente varia e complessa. Andare a predicare l’astensione sessuale nelle tribù aborigene per limitare le nascite o per evitare contagi infettivi, non rappresenta certamente la soluzione praticabile. Anche la religione cristiana deve sentire l’esigenza di capire, anche senza condividere; mentre spesso si adagia a condividere facendo finta di non aver capito, come ricevere con tutti gli onori, chi ha praticato e fatto praticare alla propria moglie, un aborto alla 28° settimana che anche il codice penale identifica come infanticidio.

Cominciamo a reclamare l’etica in questi casi che coinvolgono persone che avrebbero potuto benissimo sopportare il carico di un bambino "non sano" ma desideroso e bisognoso di amore, senza ipocrisie di comodo. Poi andiamo a vedere cosa accade, cercando di capire, senza la pretesa di interpretare, a proprio modo, quella che sarebbe la volontà di Dio.


Rosario Amico Roxas



Venerd́, 03 ottobre 2008