Roma (NEV), 23 luglio 2008 - La Commissione bioetica delle chiese valdesi e metodiste ha espresso, in un comunicato stampa diffuso il 10 luglio, la propria solidarietà nei confronti della famiglia Englaro e ha ribadito la propria posizione a favore della libertà di cura, che è sempre e contestualmente libertà di rifiutare la cura. "Come cristiani - afferma la nota della Commissione -, riteniamo sia necessario guardare alle persone viventi e alla loro sofferenza, che non può essere dimenticata in nome di principi universali e astratti, né può essere subordinata a una norma oggettiva e precostituita che venga ritenuta valida in quanto presunta legge naturale. Crediamo infatti che il cuore delletica cristiana debba essere la sollecitudine verso le persone nella loro irrinunciabile singolarità, spesso sofferente, talvolta, come nel caso di Eluana, addirittura tragica: di qui discende, secondo noi, unidea della medicina come terapia rivolta a soggetti in grado di autodeterminarsi e in grado di decidere il proprio destino. La libertà individuale non va guardata con sospetto e identificata con larbitrio: per questo motivo, e in conformità con le posizioni espresse dallultimo Sinodo dellUnione delle chiese metodiste e valdesi, come Commissione bioetica sollecitiamo da parte del Parlamento lapprovazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita." La presa di posizione della Commissione bioetica valdese-metodista, è stata presa dopo che la Corte dappello di Milano ha riconosciuto, lo scorso 9 luglio, il diritto costituzionale di Eluana Englaro di interrompere le cure che la mantengono in stato vegetativo permanente da sedici anni e ha autorizzato il padre di Eluana, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di alimentazione e idratazione forzata.
Mercoledì, 30 luglio 2008
|