Aborto
La moratoria sull’aborto c’entra con l’11 settembre

di Lorenzo Mazzucato

La proposta di Giuliano Ferrara di una moratoria mondiale sull’aborto non è una provocazione giornalistica, bensì un pezzo importante di una ben più vasta strategia. Strategia che si muove in un orizzonte culturale e politico assai diverso da quello che sento commentare normalmente dai media, o che leggo sui quotidiani. Legare la recente iniziativa di Ferrara alle reazioni della senatrice Binetti o alla mozione parlamentare di Bondi o, ancora peggio, alle vendite de Il Foglio, spiega ben poco o nulla. Bisogna ricordare che Giuliano Ferrara è uno dei più autorevoli alfieri in Italia e in Europa (insieme con i senatori Pera e Quagliariello da una parte, e papa Ratzinger e il cardinale Ruini dall’altra) del cosiddetto Rinascimento cattolico-apostolico-romano: fenomeno di uno scenario globale che loro stessi intitolano "guerra tra civiltà". Guerra secondo loro in atto, presente, cogente, anziché futuro possibile e terribile, da evitare ad ogni costo. I teodem nostrani (Binetti, Bobba ecc.) nei confronti degli autorevolissimi ideologi qui sopra citati, sono semplici pedine, esecutori o, al massimo, comprimari ispirati. L’orizzonte di riferimento di questo grande dibattito politico e culturale e religioso – la guerra tra civiltà – fonda la propria origine simbolica e pratica nell’11 settembre 2001. Il crollo delle Torri gemelle mostrò – secondo loro in modo ineludibile – la debolezza intrinseca della civiltà occidentale di fronte alla sfida dell’islamismo integralista e fanatico – divenuto praticamente invincibile grazie alla strategia del terrorismo suicidario. Teodem e teocon, ovvero, integralisti cattolici e atei devoti, hanno individuato nel relativismo culturale, nei residui laicisti delle istituzioni repubblicane (per esempio la legge 194), ma soprattutto nella scristianizzazione delle società europee, il pericolo più grave "interno al sistema", la minaccia più insidiosa alla sopravvivenza di un occidente ritenuto sotto scacco: ritenuto ormai in guerra guerreggiata fin dall’11 settembre 2001. Sempre secondo la loro analisi, viviamo in un occidente fortissimo dal punto di vista tecnologico e militare, ma debolissimo dal punto di vista culturale e spirituale. Usando una metafora, secondo i teodem e i teocon il giovane soldato che deve difendere le munite mura della "nostra civiltà" assediata (in definitiva ciascuno di noi, bianchi europei e occidentali, come fossimo personaggi del romanzo di Dino Buzzati "Il deserto dei tartari"), sarà ben poca cosa, durerà assai poco nella sua azione difensiva se non potrà contare su una corazza "interna" (morale e spirituale) forte almeno altrettanto quella del "nemico islamico integralista" che, secondo loro, ci minaccia mortalmente. Se la forza dell’occidente, minacciato e assediato, rimarrà riposta solo nella cosiddetta "corazza esterna" - ipertecnologica e scientista - senza l’indispensabile supporto "interno" di una morale cristiana rifondata e rinsaldata (nella versione cattolico-apostolico-romana in Europa, e genericamente wasp in Usa), il Nemico ha già vinto. Quindi, tornando all’attualità della cronaca, la moratoria sull’aborto provocatoriamente proposta da Ferrara non si nutre dei brevi cabotaggi della Binetti o dei mutevoli umori del centrodestra italiano (culturalmente in crisi quanto il centrosinistra), ma si muove in orizzonti religiosi e politici (ma anche militari) molto più vasti e strategicamente importanti. Come, per esempio, i rapporti tra l’Europa e gli USA: alleati naturali contro il nemico “islamista esterno” ed il nemico “relativista interno”. In questo quadro, la forte pressione attuale del Vaticano e della chiesa spagnola contro il governo Zapatero - a poche settimane dalle elezioni politiche spagnole - è un’altra tessera dello stesso puzzle. In estrema e icastica sintesi, ripeto: per l’intelligenza laica e progressista la guerra tra civiltà è una minaccia da evitare e da allontanare in ogni modo; è un orizzonte delle possibilità da eliminare - o almeno sterilizzare - con il dialogo ed il confronto: in sostanza grazie all’Interculturalismo. Per "loro" (teodem e teocon) la guerra di civiltà è qui e ora, e si mostra in ogni piccolo o grande conflitto, in ogni attentato terroristico. Per “loro” tutto l’Occidente (con la O rigorosamente maiuscola) è già in guerra e la sta perdendo a causa del relativismo e del laicismo interni – produttori e difensori di leggi da sottoporre a moratoria come la 194.

Lorenzo Mazzucato




Venerdì, 04 gennaio 2008