Non ogni verità è piacevole da sentire

Hugo Chávez, José Luis Rodriguez Zapatero e il re di Spagna


di Salim Lamrani (traduzione dal francese di José F. Padova)

Al di là del suo carattere aneddotico, l’alterco avvenuto al XVII Vertice Spagna-America Latina rivela il probabile coinvolgimento del re di Spagna, Juan Carlos di Borbone, nel tentativo di colpo di Stato organizzato dagli Stati Uniti contro il presidente regolarmente eletto del Venezuela, nel 2002. In ogni caso esso rende manifesta un’arroganza anacronistica delle potenze occidentali.




15 novembre 2007

Il XVII Vertice Ibero-americano, che si è svolto in Cile dall’8 al 10 novembre, è stato oggetto di un intenso dibattito che ha opposto l’America latina all’Europa e alla Spagna in particolare. Un incidente avvenuto fra il presidente venezuelano Hugo Chàvez da una parte e José Luis Rodríguez Zapatero, primo ministro spagnolo, e il re Juan Carlos dall’altra ha avuto ampia risonanza mediatica internazionale. Tuttavia la stampa occidentale ha dedicato una cura tutta particolare nel focalizzarsi unicamente sulla violenta e poco cortese reazione del re di Spagna, senza affrontare le questioni di fondo che sono confluite in questo vivace scambio.
Numerose alte cariche di stato latino-americane come Evo Morales della Bolivia, Carlos Lage di Cuba, Daniel Ortega del Nicaragua e Hugo Chávez hanno invocato l’instaurazione di un nuovo modello economico alternativo al neoliberismo selvaggio che devasta il Continente dagli anni ’80 in poi. La privatizzazione delle risorse naturali e delle imprese latino-americane, che ha portato con sé la rovina di numerose economie e piombato le popolazioni in un disordine senza precedenti, hanno portato profitto unicamente alle elite locali e alle multinazionali straniere. «I servizi di base come l’acqua potabile, i sistemi di bonifica, le telecomunicazioni o l’energia non devono continuare ad appartenere al settore privato», ha dichiarato Morales (1).
Questi discorsi non sono proprio andati a genio al presidente del governo spagnolo Zapatero, che ha ribattuto non essere le nazionalizzazioni «fine a loro stesse» e ha approfittato per segnalare «l’enorme responsabilità» dell’America latina nel suo ritardo attuale, eludendo totalmente la realtà della sanguinosa conquista spagnola. Zapatero era soprattutto desideroso di proteggere gli interessi delle multinazionali spagnole presenti sul continente. Da parte sua, il vice-presidente del Consiglio di Stato cubano Carlos Lage ha messo in evidenza «la contraddizione fra la necessità dei cambiamenti e gli interessi delle multinazionali (2)».
Replicando a Zapatero,il presidente Chàvez ha messo in guardia contro la facile tentazione di minimizzare i «fattori esterni» che spiegano il marasma nel quale si trova l’America latina. «Guardiamo la nostra storia, non quella di duecento anni fa ma la storia più recente», con riferimento al colpo di Stato organizzato dalla CIA contro Salvador Allende nel 1973. «Un Presidente con un programma democratico e pacifico» era stato rovesciato, instaurando una delle dittature più crudeli del Continente (3).
Il presidente venezuelano ha ugualmente ricordato che José María Aznar, ex primo ministro spagnolo, aveva sostenuto il colpo di Stato orchestrato contro di lui nell’aprile 2002 e che ora se ne va per tutto il mondo conducendo una campagna di demonizzazione contro di lui. Ha definito «fascista» l’erede dell’ideologia franchista, il cui mentore era Manuel Fraga – già ministro del dittatore Franco e membro della Falange spagnola -, colui che aveva apertamente sostenuto l’effimera dittatura di Pedro Carmona nel 2002 e che ha partecipato alla sanguinosa invasione dell’Iraq (4).
Contro ogni aspettativa, Zapatero ha preso le difese di Aznar, argomentando che quest’ultimo era stato eletto dagli spagnoli e che meritava un po’ di rispetto. Rispondendo per le rime, Chàvez ha opportunamente fatto notare al primo ministro spoagnolo che Aznar non era proprio assolutamente stato un modello di cortesia nei suoi riguardi e che ciò non aveva mai suscitato alcuna reazione da parte della Spagna. «Ho il diritto di difendere la dignità del Venezuela», ha aggiunto (5).
Eppure, apparentemente, non tutte le verità sono buone per essere dette. Tutto questo colmò la misura per il re di Spagna che, perdendo la sua leggendaria serenità, si è rivolto al presidente venezuelano in modo virulento e particolarmente offensivo. «Ehi tu! […] Perché non chiudi il becco?», ha esclamato puntandogli contro il dito in modo poco amichevole e precipitando i 22 Paesi partecipanti nella sorpresa più totale (6).
Lungi dal rispondere all’atteggiamento irrispettoso del monarca spagnolo, Chàvez si è limitato a citare José Gervasio Artigas, eroe delle guerre d’indipendenza latino-americane contro l’Impero spagnolo: «”Con la verità non offendo nessuno e  non temo nessuno”. Il governo del Venezuela si riserva il diritto di rispondere a qualsiasi aggressione in qualsiasi luogo […] e con il tono che riterrà opportuno (7).
Il Partito socialista spagnolo (PSOE) si è sentito in dovere di portare il proprio sostegno al re. «La Spagna vuole mantenere buone relazioni con i Paesi latino-americani, ma non tollererà mancanze di rispetto ai propri cittadini e ancor meno a qualcuno eminente come Aznar», ha dichiarato Diego López Garrido, portavoce del PSOE in Parlamento. Da parte sua il ministro dell’Interno spagnolo Alfredo Pérez Rubalcaba ha avvertito che Chàvez, se vuole mantenere buoni rapporti con la Penisola iberica, deve «rispettare il nostro re, il nostro presidente e i nostri ex presidenti». Perfino il ministro cileno degli Esteri si è schierato a fianco della Spagna, deplorando «lo stile» di Chavez. Il Partito popolare spagnolo (PP), dal quale Aznar proviene, ha invitato il governo a prendere provvedimenti di fronte alle «gravissime accuse» lanciate dal presidente venezuelano (8).
Tuttavia, l’indignazione del governo spagnolo, del re, del partito socialista, del partito popolare e del Cile in seguito alle parole del presidente venezuelano è a geometria variabile e un poco ipocrita. Effettivamente Aznar se l’è presa più volte con Chàvez e il suo governo, che in seguito ha definito «dittatoriale», di caudillo populista», di «regime totalitario», di «ritorno al nazismo», di«grande pericolo per la democrazia in America», di «demagogia a buon mercato», con «pericolosi effetti di contagio», di «indigenismo razzista», di «avversario della libertà che ormai si atteggia a populista» ha messo in guardia contro «l’eliminazione delle libertà di base come quelal d’espressione» e ha concluso che «le cattive idee producono Hugo Chàvez (9).
Questi discorsi non hanno mai suscitato la riprovazione di Juan Carlos, di Zapatero, del Cile o del PSOE. Quanto alle «gravi accuse» evocate dal PP, che pretende di ignorare il sostegno di Aznar al putsch del 2002, una fonte indiscussa – la dichiarazione dell’attuale ministro spagnolo degli Esteri Miguel Ángel Moratinos, che ha avuto accesso agli archivi ancora segreti del ministero degli Affari esteri spagnolo – permette di fare luce su questa questione. In occasione della sua comparizione davanti alla Commissione Affari esteri del Parlamento il 1. dicembre 2004, Moratinos aveva dichiarato chiaramente: «Le mie affermazioni sono state: 1. che in Venezuela c’è stato un colpo di Stato; 2. che l’ambasciatore spagnolo ha ricevuto istruzioni dal suo governo; 3. che l’obiettivo di queste istruzioni o, ancor meglio per evitare processi alle intenzioni, che l’effetto dell’esecuzione di queste istruzioni e di altre azioni è stato quello di sostenere il colpo di Stato […]. Le mie parole devono essere capite nel senso che egli [ndt.: l’ambasciatore] non ha condannato il colpo di Stato, che l’ha avallato e gli ha offerto una legittimità internazionale (10)». Non si potrebbe essere più chiari di così.
In realtà, il presidente venezuelano non ha fatto altro che replicare agli innumerevoli attacchi verbali emananti dall’ex primo ministro spagnolo. L’irritazione di Zapatero e la collera del re di Spagna hanno suscitato grande incomprensione. Interrogato dalla stampa in seguito all’incidente, Chàvez ha confessato di non essersi reso conto dell’ira del re: «Non so neppure quello che ha detto, stavo difendendo la dignità di milioni di persone», aggiungendo che «nessun Capo di Stato ha il diritto di farne tacere un altro». «La verità, io la dico in faccia e con rispetto (11)». Ha poi espresso la sua sorpresa di fronte «alla furia di sua maestà, un uomo che pure è maturo». «Non facevo altro che parlare di storia universale», ha sottolineato alludendo alla Conquista spagnola (12).
Il vice-presidente venezuelano Jorge Rodríguez non ha per niente apprezzato l’invettiva di Juan Carlos nei riguardi di Chàvez e ha ricordato che il suo paese è indipendente dalla vittoria di Carabobo [ndt.: luogo dove il 25 giugno 1821 Simón Bolívar sbaragliò gli spagnoli]. «Il signor Juan Carlos può trattare in questo modo i suoi sudditi, se essi glielo permettono», ha dichiarato deplorando il tono insultante usato dal monarca (13). «Quando il re esplode di fronte alle espressioni di un indio, esplodono 500 anni d’arroganza imperiale […], 500 anni di senso di superiorità», ha ricordato Chàvez (14).
Il presidente Chàvez ha egualmente respinto le parole di Zapatero che ha giustificato la sua difesa di Aznar col fatto che quest’ultimo era stato eletto dagli spagnoli. «Hitler è stato anche lui eletto, o no? Questo significa che nessuno può prendersela neanche con Hitler? È assurdo». «Quando dico che Aznar, ex presidente spagnolo, è un fascista, è una grande verità», ha detto, ricordando che quest’ultimo era corresponsabile del genocidio iracheno. Ha poi annunciato una revisione completa delle «relazioni politiche, diplomatiche ed economiche» con la Spagna (15).
Il dittatore spagnolo Francisco Franco nomina re Juan Carlos di Borbone

Ha poi tenuto a sottolineare di essere un Capo di Stato, «proprio come il re, con la differenza che io sono stato eletto tre volte e lui nessuna (16)». Egli ha ricordato una realtà che alcuni in Spagna preferiscono dimenticare: «Bisogna ricordare il modo in cui è diventato re. Il Caudillo di Dio, così era chiamato Francisco Franco, per grazia di Dio e disgrazia della Spagna, l’ha nominato Re». Effettivamente, Juan Carlos non ha nemmeno legittimità monarchica, perché la norma avrebbe voluto che salisse al trono suo padre Juan di Borbone, erede legale. Ma il dittatore Franco aveva deciso altrimenti (17).
Perché il fatto di aver ricordato che Aznar aveva dato il suo sostegno al colpo di stato contro Chàvez ha portato il re di Spagna a perdere il suo sangue freddo? «Signor re, rispondete, eravate al corrente del colpo di Stato contro il governo del Venezuela, contro il governo democratico legittimo del Venezuela, nel 2002?», ha domandato Chàvez (18). Effettivamente, in Spagna, non è il primo ministro che dirige la politica estera, bensì il Capo dello Stato, vale a dire il re Juan Carlos. Secondo il Titolo II della Costituzione del 1978 «Il re è il Capo dello Stato […] [e] assume la più alta rappresentanza dello Stato spagnolo nelle relazioni internazionali (19)».
L’ambasciatore spagnolo Manuel Viturro de la Torre aveva sostenuto il colpo di Stato contro Chàvez nel 2002 e aveva offerto il suo sostegno politico e diplomatico al dittatore Pedro Carmona. Viturro aveva informato Aznar con un telegramma del 13 aprile 2002 di essere stato ricevuto da Carmona (20). «È difficile credere che l’ambasciatore abbia sostenuto i golpisti e che si sia recato al palazzo [presidenziale] senza l’autorizzazione di Sua Maestà», ha ribadito Chàvez. «Ormai capisco la furia del re […], è per questo che monta in collera quando dico che Aznar è un fascista. […], si tratta dello stesso re ed è lui che dirige la politica estera (21)».
La parola adesso è a Sua Maestà.
Salim Lamrani
Docente, scrittore e giornalista francese, specialista nelle relazioni fra Cuba e gli Stati Uniti. In particolare ha pubblicato Washington contre Cuba (Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l’Empire (Timeli, 2006) et Fidel Castro, Cuba et les États-Unis (Le Temps des Cerises, 2006).



[1] Cuba Información, « Quién fue el responsable del incidente entre Chávez y el Rey de España. », 12 novembre 2007.
[2] Ibid.
[3] Ibid.
[4] Agencia Bolivariana de Noticias, « Juzgar la verdad del pasado no tiene por qué ofender a los españoles », 10 novembre 2007 ; Agencia Bolivariana de Noticias, « No puede minimizarse influencia de factores externos en situación latinoamericana », 10 novembre 2007.
[5] Cuba Información, « Quién fue el responsable del incidente entre Chávez y el Rey de España », 12 novembre 2007, op. cit.
[6] Ibid.
[7] Federico Quilodran, « El rey de España manda a callar a Chávez en la Cumbre », Associated Press, 11 novembre 2007.
[8] Daniel Woolls, « España : socialistas respaldan al rey en disputa con Chávez », Associated Press, 12 novembre 2007 ; Associated Press, « Canciller chileno se solidariza con España en pugna con Chávez », 12 novembre 2007.
[9] Javier Alder, « Aznar respetando a Chávez », Kaos en la red, 11 novembre 2007.
[10] Miguel Ángel Moratinos, « Los fax que envió la embajada española en Caracas que muestran el papel del gobierno Aznar en el golpe de Venezuela », Rebelión, 14 novembre 2007.
[11] El Nacional, « Rey de España manda a callar a Chávez », 11 novembre 2007.
[12] El Nacional, « Hugo Chávez responde : ¿Por qué no se calla usted, rey ? », 11 novembre 2007.
[13] JMS, « Vicepresidente Rodríguez : El señor Juan Carlos puede tratar así a sus súbditos, si ellos lo permiten », Globovisión, 11 novembre 2007.
[14] Agencia Bolivariana de Noticias, « Si yo me callara gritarían las piedras de los pueblos de América », 12 novembre 2007.
[15] Federico Quilodran, « El rey de España manda a callar a Chávez en la Cumbre », op. cit. ; Agencia Bolivariana de Noticias, « Chávez señaló que revisa con profundidad las relaciones con España », 14 novembre 2007.
[16] Federico Quilodran, « El rey de España manda a callar a Chávez en la Cumbre », op. cit.
[17] El Nuevo Herald, « Chávez acusa al rey de prepotente », 14 novembre 2007.
[18] JMS, « Presidente Chávez : ¿Sería que el Rey sabía del golpe contra mí ? », Globovisión, 11 novembre 2007.
[19] Constitution espagnole de 1978, Titre II.
[20] Miguel Ángel Moratinos, « Los fax que envió la embajada española en Caracas que muestran el papel del gobierno Aznar en el golpe de Venezuela », op. cit.

Testo originale :

Toute vérité n’est pas bonne à entendre
Hugo Chávez, José Luis Rodriguez Zapatero et le roi d’Espagne
par Salim Lamrani*


Au-delà de son caractère anecdotique, l’altercation survenue lors du XVIIe Sommet ibéro-américain révèle la probable implication du roi d’Éspagne, Juan Carlos de Borbón, dans la tentative de coup d’État organisée par les États-Unis contre le président régulièrement élu du Venezuela, en 2002. En tous cas, elle manifeste une arrogance anachronique des puissances occidentales.



15 novembre 2007

Le XVIIe Sommet ibéro-américain qui s’est déroulé au Chili du 8 au 10 novembre 2007 a été l’objet d’un intense débat qui a opposé l’Amérique latine à l’Europe et à l’Espagne en particulier. Un incident survenu entre le président vénézuelien Hugo Chávez d’un côté et José Luis Rodríguez Zapatero, premier ministre espagnol, et le roi Juan Carlos de l’autre a eu une ample répercussion médiatique internationale. Néanmoins, la presse occidentale a pris un soin tout particulier à se focaliser uniquement sur la violente et peu courtoise réaction du roi d’Espagne, sans aborder les questions de fond qui ont débouché sur ce vif échange.
Plusieurs dignitaires latino-américains tels qu’Evo Morales de Bolivie, Carlos Lage de Cuba, Daniel Ortega du Nicaragua et Hugo Chávez ont appelé à l’instauration d’un nouveau modèle économique alternatif au néolibéralisme sauvage qui ravage le continent depuis les années 1980. La privatisation des ressources naturelles et des entreprises latino-américaines, qui ont entraîné la ruine de nombreuses économies et plongé dans un désarroi social sans précédent les populations, ont uniquement profité aux élites locales et aux multinationales étrangères. « Les services de base comme l’eau potable, les systèmes d’assainissement, les télécommunications ou l’énergie ne doivent pas continuer à appartenir au domaine privé », a déclaré Morales [1].
Ces propos n’ont guère été du goût du président du gouvernement espagnol Zapatero qui a rétorqué que les nationalisations n’étaient pas « une fin en soi » et il en a profité pour signaler « l’énorme responsabilité » de l’Amérique latine dans son retard actuel, éludant complètement la réalité de la sanglante conquête espagnole. Zapatero était surtout désireux de protéger les intérêts des multinationales espagnoles présentes sur le continent. Pour sa part, le vice-président du Conseil d’État cubain Carlos Lage a mis en évidence « la contradiction entre la nécessité des changements et les intérêts des multinationales [2] ».
Répliquant à Zapatero, le président Chávez a mis en garde contre la tentation facile de minimiser les « facteurs externes » qui expliquent le marasme dans lequel se trouve l’Amérique latine. « Voyons notre histoire, pas celle d’il y a deux cents ans mais l’histoire plus récente » en référence au coup d’État organisé par la CIA contre Salvador Allende en 1973. « Un président avec un programme démocratique et pacifique » avait été renversé, instaurant l’une des dictatures les plus cruelles du continent [3].
Le président vénézuélien a rappelé également que José María Aznar, ancien premier ministre espagnol, avait soutenu le coup d’État orchestré contre lui en avril 2002 et qu’il parcourt actuellement le monde en menant une campagne de diabolisation à son encontre. Il a qualifié l’héritier de l’idéologie franquiste dont le mentor était Manuel Fraga —ancien ministre du dictateur Franco et membre de la Phalange espagnole—, celui qui avait ouvertement soutenu la dictature éphémère de Pedro Carmona en 2002 et qui participé à la sanglante l’invasion de l’Irak de « fasciste [4] ».
Contre toute attente, Zapatero a pris la défense d’Aznar en arguant que ce dernier avait été élu par les Espagnols et qu’il méritait un peu de respect. Répondant du tac au tac, Chávez a opportunément fait remarquer le premier ministre espagnol qu’Aznar n’avait guère été un modèle de courtoisie à son égard et que cela n’avait jamais suscité aucune réaction de la part de l’Espagne. « J’ai le droit de défendre la dignité du Venezuela », a-t-il ajouté [5].
Mais apparemment, toutes les vérités ne sont pas bonnes à dire. C’en fut trop pour le roi d’Espagne qui, perdant sa sérénité légendaire, s’est adressé au président vénézuelien de manière virulente et particulièrement offensante. « Toi ! […] Pourquoi tu ne la boucles pas ? », s’est-il exclamé en le pointant du doigt de façon peu amicale, plongeant les 22 pays participants dans la surprise la plus totale [6].
Loin de répondre à l’attitude irrespectueuse du monarque espagnol, Chávez s’est contenté de citer José Gervasio Artigas, héros des guerres d’indépendance latino-américaines contre l’Empire espagnol : « ‘Avec la vérité, je n’offense personne ni ne crains personne’. Le gouvernement du Venezuela se réserve le droit de répondre à n’importe quelle agression dans n’importe quel endroit […] et sur le ton qui lui semblera [7] ».
Le parti socialiste espagnol (PSOE) a tenu à apporter son soutien au roi. « L’Espagne veut maintenir de bonnes relations avec les pays latino-américains, mais ne tolèrera pas le manque de respect à ses citoyens, et encore moins à quelqu’un d’éminent comme Aznar », a déclaré Diego López Garrido, porte-parole du PSOE au Parlement. Pour sa part, le ministre de l’Intérieur espagnol Alfredo Pérez Rubalcaba a averti que si Chávez souhaitait maintenir de bons rapports avec la péninsule ibérique, il devait « respecter notre roi, notre président et nos ex-présidents ». Même le ministre des Affaires étrangères chilien s’est rangé du côté de l’Espagne, regrettant « le style » de Chávez. Le Parti Populaire espagnol (PP) dont est issu Aznar a invité le gouvernement à prendre des mesures face aux « gravissimes accusations » lancées par le président vénézuelien [8].
Cependant, l’indignation du gouvernement espagnol, du roi, du parti socialiste, du parti populaire et du Chili suite aux propos du président vénézuélien est à géométrie variable et quelque hypocrite. En effet, Aznar s’en est pris à plusieurs reprises à Chavez et à son gouvernement qu’il a successivement qualifiés de « dictateur », « de caudillisme populiste », de « tyrannie », de « nouvelle espèce totalitaire », de « régime autoritaire », de « régime totalitaire », de « retour au nazisme », de « très grand danger pour la démocratie en Amérique », de « démagogie bon marché », d’« effet de contagion dangereux », d’« indigénisme raciste », d’« adversaire de la liberté qui désormais se drape en populiste », a mis en garde contre « l’élimination des libertés de base comme celle d’expression » et a conclu que « les mauvaises idées produisent Hugo Chávez [9] ».
Ces propos n’ont jamais suscité la réprobation de Juan Carlos, de Zapatero, du Chili ou du PSOE. Quant aux « graves accusations » évoquées par le PP, qui prétend ignorer le soutien d’Aznar au putsch de 2002, une source incontestable – la déclaration de l’actuel ministre des Affaires étrangères espagnol Miguel Ángel Moratinos qui a eu accès aux archives non déclassifiées du ministère des Affaires étrangères espagnol – permet de jeter une lumière sur cette question. Lors de sa comparution devant la Commission des Affaires étrangères du Congrès le 1er décembre 2004, Moratinos s’était exprimé avec clarté : « Mes affirmations ont été 1. qu’il y a eu un coup d’État au Venezuela ; 2. que l’ambassadeur espagnol a reçu des instructions du gouvernement espagnol ; 3. que l’objectif de ces instructions, ou mieux encore, pour éviter les procès d’intention, que l’effet de l’exécution de ces instructions et d’autres agissements a été de soutenir le coup d’État […]. Mes propos doivent être compris dans le sens où par soutenir je veux dire qu’il n’a pas condamné le coup d’État, qu’il l’a endossé et qu’il lui a offert une légitimité internationale [10] ». On ne saurait être plus clair.
En réalité, le président vénézuelien n’a fait que répliquer aux innombrables attaques verbales émanant de l’ancien premier ministre espagnol. L’irritation de Zapatero et la colère du roi d’Espagne ont suscité une grande incompréhension. Interrogé par la presse suite à l’incident, Chávez a avoué ne pas s’être rendu compte de l’ire du roi : « Je ne sais même pas ce qu’il a dit, j’étais en train de défendre la dignité de millions de personnes », ajoutant « qu’aucun chef d’État n’a le droit d’en faire taire un autre ». « La vérité, je la dis en face et avec respect [11] ». Il a exprimé sa surprise face à « la furie de sa majesté, un homme pourtant mûr ». « Je ne faisais que parler d’histoire universelle », a-t-il souligné en allusion à la conquête espagnole [12].
Le vice-président vénézuelien Jorge Rodríguez n’a guère apprécié l’invective de Juan Carlos à l’égard de Chávez et a rappelé que son pays était indépendant depuis la victoire de Carabobo. « Monsieur Juan Carlos peut traiter ses sujets de cette manière s’ils le permettent », a-t-il déclaré en regrettant le ton insultant utilisé par le monarque [13]. « Quand le roi explose face aux expressions d’un indien, ce sont 500 ans d’arrogance impériale qui explosent […], 500 ans de sentiment de supériorité », a rappelé Chávez [14].
Le président Chávez a également rejeté les propos de Zapatero qui a justifié sa défense d’Aznar par le fait que ce dernier avait été élu par les Espagnols. « Hitler a également été élu, non ? Cela veut donc dire que personne ne peut s’en prendre à Hitler non plus ? C’est absurde ». « Quand je dis qu’Aznar, ancien président espagnol, est un fasciste, c’est une grande vérité », a-t-il dit, rappelant que ce dernier était responsable du génocide iraquien. Il a annoncé une révision complète des « relations politiques, diplomatiques et économiques » avec l’Espagne [15].
Il a également tenu à souligner qu’il était un chef d’État « tout comme le roi, à la différence que j’ai été élu trois fois et lui aucune [16] ». Il a rappelé une réalité que certains en Espagne préfèrent oublier : « Il faut se souvenir de la manière dont il est devenu roi. Le caudillo de Dieu, ainsi appelait-on Francisco Franco, par la grâce de Dieu et pour la disgrâce de l’Espagne, l’a nommé Roi ». En effet, Juan Carlos ne dispose même pas de légitimité monarchique car la norme aurait voulu que son père Juan de Borbón, héritier légal, accède au trône. Mais le dictateur Franco en avait décidé autrement [17].
Pourquoi le fait d’avoir rappelé qu’Aznar avait apporté son soutien au coup d’État contre Chávez a-t-il amené le roi d’Espagne à perdre son sang-froid ? « Monsieur le roi, répondez, étiez-vous au courant du coup d’État contre le gouvernement du Venezuela, contre le gouvernement démocratique légitime du Venezuela en 2002 ? », a-t-il demandé [18]. En effet, en Espagne, ce n’est pas le premier ministre qui dirige la politique étrangère mais le chef de l’État, c’est-à-dire le roi Juan Carlos. Selon le Titre II de la Constitution de 1978, « le Roi est le Chef de l’Etat […] [et] assume la plus haute représentation de l’État espagnol dans les relations internationales [19] ».
L’ambassadeur espagnol Manuel Viturro de la Torre avait soutenu le coup d’État contre Chávez en 2002, et avait offert son soutien politique et diplomatique au dictateur Pedro Carmona. Viturro avait informé Aznar dans un télégramme du 13 avril 2002 qu’il avait été reçu par Carmona [20]. « Il est difficile de croire que l’ambassadeur ait soutenu les putschistes, qu’il se soit rendu au Palais [présidentiel], sans l’autorisation de sa majesté », a souligné Chávez. « Je comprends désormais la furie du roi […], c’est pour cela qu’il se met en colère lorsque je dis qu’Aznar est un fasciste. […] Il s’agit du même roi et c’est lui qui dirige la politique étrangère [21] ».
La parole est à Sa Majesté.

Salim Lamrani
Enseignant, écrivain et journaliste français, spécialiste des relations entre Cuba et les États-Unis. Il a notamment publié Washington contre Cuba (Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l’Empire (Timeli, 2006) et Fidel Castro, Cuba et les États-Unis (Le Temps des Cerises, 2006).



[1] Cuba Información, « Quién fue el responsable del incidente entre Chávez y el Rey de España. », 12 novembre 2007.
[2] Ibid.
[3] Ibid.
[4] Agencia Bolivariana de Noticias, « Juzgar la verdad del pasado no tiene por qué ofender a los españoles », 10 novembre 2007 ; Agencia Bolivariana de Noticias, « No puede minimizarse influencia de factores externos en situación latinoamericana », 10 novembre 2007.
[5] Cuba Información, « Quién fue el responsable del incidente entre Chávez y el Rey de España », 12 novembre 2007, op. cit.
[6] Ibid.
[7] Federico Quilodran, « El rey de España manda a callar a Chávez en la Cumbre », Associated Press, 11 novembre 2007.
[8] Daniel Woolls, « España : socialistas respaldan al rey en disputa con Chávez », Associated Press, 12 novembre 2007 ; Associated Press, « Canciller chileno se solidariza con España en pugna con Chávez », 12 novembre 2007.
[9] Javier Alder, « Aznar respetando a Chávez », Kaos en la red, 11 novembre 2007.
[10] Miguel Ángel Moratinos, « Los fax que envió la embajada española en Caracas que muestran el papel del gobierno Aznar en el golpe de Venezuela », Rebelión, 14 novembre 2007.
[11] El Nacional, « Rey de España manda a callar a Chávez », 11 novembre 2007.
[12] El Nacional, « Hugo Chávez responde : ¿Por qué no se calla usted, rey ? », 11 novembre 2007.
[13] JMS, « Vicepresidente Rodríguez : El señor Juan Carlos puede tratar así a sus súbditos, si ellos lo permiten », Globovisión, 11 novembre 2007.
[14] Agencia Bolivariana de Noticias, « Si yo me callara gritarían las piedras de los pueblos de América », 12 novembre 2007.
[15] Federico Quilodran, « El rey de España manda a callar a Chávez en la Cumbre », op. cit. ; Agencia Bolivariana de Noticias, « Chávez señaló que revisa con profundidad las relaciones con España », 14 novembre 2007.
[16] Federico Quilodran, « El rey de España manda a callar a Chávez en la Cumbre », op. cit.
[17] El Nuevo Herald, « Chávez acusa al rey de prepotente », 14 novembre 2007.
[18] JMS, « Presidente Chávez : ¿Sería que el Rey sabía del golpe contra mí ? », Globovisión, 11 novembre 2007.
[19] Constitution espagnole de 1978, Titre II.
[20] Miguel Ángel Moratinos, « Los fax que envió la embajada española en Caracas que muestran el papel del gobierno Aznar en el golpe de Venezuela », op. cit.
[21] Paulina Abramovich, « Chávez vincula al rey con golpe del 2002 », Associated Press, 12 novembre 2007 ; El País, « Chávez acusa al Rey de pasividad en la intentona golpista de 2002 », 11 novembre 2007 ; Jorge Marirrodriga, « Chávez reta al Rey a revelar si conocía el golpe de Estado de Caracas en 2002 », El País, 12 novembre 2002.



Giovedì, 22 novembre 2007