Rassegna stampa del 17 settembre 2008

di José F. Padova

Un vecchio proverbio, molto citato, dice: "Chi semina vento raccoglie tempesta". Non sempre. L’innegabile abilità di Berlusconi e dell’entourage, Lega in testa, è nel seminare il vento dell’odio per il diverso, contro la persona di pelle non bianca ("sporco negro" e poi giù sprangate assassine), l’immigrato scampato al naufragio (detto: clandestino, quando arriva nei barconi alla luce del sole! ma il termine genera utile paura), l’omosessuale, il ragazzo normale ma visto come uno di sinistra, e via dicendo, i quali la tempesta la soffrono sulla loro pelle e qualche volta la pelle ce la rimettono. Intanto gli altri, i bianchi, i padani, gli uomini del dito medio, il volgare riccastro, gongolano e guardano senza vergognarsi, aspettando di mettere nella lista nera i poveri, i pensionati, insomma tutti i diversi, gli improduttivi.
Da tempo sto seduto in riva al fiume, invano. Per ora.

LAMPEDUSA – La porta chiusa dell’Europa
Gianpaolo Visetti (“la Repubblica”, 12 settembre 2008)
Quando l’Africa dei poveri si è messa in cammino verso l’Europa dei ricchi, all’Italia è tornato in mente un invisibile scoglio caldo, alla deriva nel canale di Sicilia: Lampedusa. È un’isola lontana, arida, in mezzo al mare. Dalle sue coste si vede la Tunisia e s’intuisce la Libia. L’Occidente, a sud, finisce qui. Nessuno ci crederebbe ma, in una ex caserma in contrada Imbriacole, si è deciso di selezionare e smistare tutti gli africani che scappano su una barca.
Nel centro di soccorso, il più grande del continente, passano oltre ventimila migranti vivi all’anno. Uno su venti scompare prima, tra le onde. I morti in acqua, dall’inizio dell’esodo, sono oltre 22 mila. Il doppio cade durante il viaggio a piedi, che dura mesi e anni, per salpare dalle spiagge dell’Africa.
Quelli che riescono a ripartire per un centro che organizza l’espulsione, spariscono nel fiorente mercato degli schiavi......

Barbari si diventa – Lo straniero, la cultura, la legge
Intevista/ Tzvetan Todorov (“la Repubblica”, 12 settembre 2008)
Sono uno straniero. Vivo in un paese diverso da quello in cui sono nato e da sempre sono sensibile al problema delle differenze di cultura. La relazione tra unicità e diversità è inerente alla condizione umana, va quindi continuamente ripensata per combattere la paura che trasforma qualsiasi straniero in una fonte di pericolo».
Con queste premesse, Tzvetan Todorov torna ad affrontare uno dei temi che da sempre gli sono più cari, quello delle relazioni tra le culture, a cui in passato ha dedicato libri importantissimi come La conquista dell’America, Noi e gli altri e Le morali della storia(Einaudi). In Italia esce in questi giorni un suo vecchio saggio, Teorie del simbolo (Garzanti), e in Francia sta per uscire La peur des barbares (Robert Laffont pagg. 310, euro 20), un denso lavoro in cui lo studioso francese di origine bulgara - oltre a polemizzare con Huntington e i suoi numerosi seguaci, i quali immaginano un Occidente assediato dalla minaccia islamica - analizza e discute la paura della diversità che attanaglia.........

JFPadova



Mercoledì, 17 settembre 2008