Rassegna dell’8 agosto 2008

di José F. Padova

Sembra che l’assuefazione mitridatica inoculata con sapienza dalle TV e da chi ne tira le fila si espanda come una specie di colera. Anche i crimini di guerra ormai pare ne facciano parte.
Nel maggio 2005 avevo inviato la traduzione della deposizione fatta davanti alla Commissione parlamentare francese da Gérard Prunier sul genocidio ruandese. Da qualche anno il Ruanda ha interrotto i rapporti diplomatici con la Francia e ora è uscito un raccapricciante, esauriente, documentato rapporto ruandese sulle responsabilità francesi. L’articolo di Le Monde allegato ne riferisce e afferma che la Francia non può non rispondere punto per punto alle accuse. Dubito che possa accadere. Alla fine gli Stati trovano il "compromesso", possibilmente senza compromettersi.
Altri Stati invece mettono la testa sotto la sabbia, ovvero chiudono i documenti negli armadi blindati e poi li girano con le ante contro il muro.

Il genocidio in Ruanda, il dovere della verità
di Rémy Ourdan
Le Monde, Paris, 6 agosto 2008 (traduzione dal francese di José F. Padova)
http://www.lemonde.fr/afrique/article/2008/08/06/le-genocide-au-rwanda-un-devoir-de-verite_1080684_3212.html
Il verdetto è senza appello: ”La Francia ha partecipato all’attuazione del genocidio” dei tutsi del Ruanda. Il racconto degli anni di guerra della Francia in Ruanda (1990-1994), redatto dai sette relatori ruandesi, è terrificante. Complicità nella preparazione e nell’esecuzione del genocidio. Complicità ai più alti livelli politici, diplomatici e militari, addestramento dei soldati e delle milizie hutu, fornitura di armi e munizioni. E sul terreno, partecipazione ai massacri o passività complice mentre si ammazzava. Assassini, stupri, torture, saccheggi.
La ”Commissione nazionale indipendente incaricata di raccogliere le prove che dimostrano l’implicazione dello Stato francese nel genocidio perpetrato in Ruanda nel 1994”, nominata da Kigali, espone in dettaglio la partecipazione della Francia al ”crimine dei crimini”. Se ciò che il documento descrive è vero, nulla si oppone a che i responsabili francesi raggiungano i dirigenti hutu sul banco degli accusati dei tribunali incaricati di giudicare gli autori del genocidio.
Ma la questione non è tanto semplice. La storia della Commissione ......

Crimini di guerra italiani, il giudice indaga
Le stragi di civili durante l’occupazione dei Balcani. I retroscena dei processi insabbiati
(“Il Corriere della Sera”, 8 agosto 2008)
http://www.corriere.it/cultura/08_agosto_07/crimini_guerra_italia_indaga_messina_f6424ffc-6446-11dd-8c8a-00144f02aabc.shtml
Altro che brava gente! Italiani come i tedeschi, che dal 1941 al 1943, nei Balcani e in Grecia, applicarono la regola della «testa per dente», della rappresaglia contro le popolazioni, di dieci civili fucilati per ogni italiano ucciso. In altre parole si macchiarono di gravissimi crimini di guerra, che si estinguono soltanto con la morte del reo. Ora su queste verità scomode, che emergono con sempre più forza dalle inchieste giornalistiche e soprattutto dalla ricerca storica, ha deciso di intervenire la magistratura militare. Il procuratore Antonino Intelisano, lo stesso che nel 1994 istruì il processo contro il capitano delle SS Erich Priebke, e che alla ricerca di prove trovò a Palazzo Cesi, presso la procura militare generale, il famoso «armadio della vergogna», che nascondeva circa settecento pratiche contro i nazisti autori delle stragi in Italia, ha aperto un’inchiesta, per il momento «contro ignoti», sugli eccidi che i militari italiani compirono nei territori di occupazione.
Come ha suggerito Franco Giustolisi in un intrigante articolo sul manifesto del 28 giugno, ci troviamo davanti a un «secondo armadio della vergogna»? Antonino Intelisano, seduto nel suo studio di procuratore .......

JFPadova



Giovedì, 14 agosto 2008