Tassadir Imache - Scrittrice, autrice in particolare di Des nouvelles de Kora, che sarà pubblicato nel marzo 2009; membro della Commissione nazionale di deontologia della sicurezza (CNDS) dal febbraio 2001 al febbraio 2007.
Da anni siamo stati nutriti da verbali di accertamento ingannevoli e da falsi dibattiti miranti a definire come problematica la presenza degli immigrati nel nostro Paese. Mentre i telegiornali ci proponevano come illustrazioni: donne in lunghe tuniche con grappoli di bambini, adolescenti neri e magrebini sulla soglia delle case, campi sinistrati di gente in viaggio. Questa immigrazione lavevamo subita, è venuto il momento in cui si sceglierà infine con chi noi vogliamo vivere. Sì, siamo stati preparati bene allattuale politica di controllo dellimmigrazione. Così «gli stranieri senza documenti (ndt.: i sans papiers) sono portati a ritornare nel loro Paese». E in verità noi facciamo opera di carità strappando questa gente dalle mani dei loro sfruttatori per gettarli fuori. Il più pulitamente possibile, alla francese, con molta amministrazione. E dovremmo anche essere onorati di essere quel Paese, in Europa, che mette lindicatore dei valori umani al segno più basso. Oggi sono apparsi nel nostro panorama morale e politico scenari inimmaginabili fino ad ora: centri, locali dove sono rinchiusi gli individui, le famiglie. Esiliati, rifugiati i quali, una volta giudicati in prefettura colpevoli di non corrispondere più ai criteri sempre più numerosi della nostra ospitalità, vengono strappati alla loro vita e alle nostre, in attesa di essere espulsi con la costrizione fisica, psicologica e morale. E una direttiva europea ha appena autorizzato la durata della loro reclusione fino a diciotto mesi. Nostri concittadini ci dicono quello che hanno visto e vissuto nella strada, nel metro, in aereo. Quelle scene di fermo di polizia o di espulsione sbalorditive, composte dagli stessi ingredienti: rapimento e brutalità. E quei visi intravisti, sfigurati dallangoscia o dalla vergogna illegali? Lespulsione ha i suoi protocolli particolari, le procedure elaborate nella lingua e nella logica della sola razionalità tecnica. Lo stress dei professionisti della sicurezza, le emozioni da una parte e dallaltra, grida, sputi, pianti, insulti, paura, pietà sono convertiti in fattori di frenata, in rischi di cattivi risultati. Perché se la missione fallisce il «clandestino» ridiscende dallaereo e rimette piede sul nostro suolo. E tutto deve essere ricominciato
Si può facilmente immaginare lo stato di tensione dei professionisti che sono incaricati di questi DEPA (Deported Accompanied), la pressione che grava su di loro perché le cifre raggiunte siano quelle degli obiettivi, in permanente rialzo. Da allora si attrezza meglio chi ci scorta e si prendono in considerazione tutti gli aspetti pratici. Spessi guanti premuniscono dai morsi, dai rischi dinfezioni. Le braccia di una funzionaria di polizia sono più efficaci per un lattante somalo di quelle di una madre ammanettata che si lascia cadere a terra e dice che non vuole partire. Si previene il rischio più pericoloso: lempatia che minaccia ogni poliziotto, ogni poliziotto-cittadino-genitore, ma soprattutto gli spettatori presenti sul percorso dellespulso magistrati, medici, infermieri, associazioni umanitarie. Così lattesa prima dellimbarco di persone provate o malmenate è più appropriata nel veicolo della polizia, sulla pista dinvolo, piuttosto che al servizio medico dellaeroporto, dove lavorano potenziali intrusi. Si è osservato che la disperazione centuplica le forze della persona e anche come quella gente là sappia sviare un oggetto dalla sua funzione per automutilarsi e tentare di suicidarsi per compromettere lespulsione. Se ne sono tratte lezioni. Si è in grado di arginare la vana crescita della speranza, proporzionale ai rischi di far superare ai poliziotti i loro limiti deontologici. Si sono accumulati dati preziosi sul comportamento dei DEPA (la nigeriana è violenta e il cinese un pericoloso pacchetto di nervi). È necessario seguire la loro evoluzione psicologica fino allora del decollo, mantenere una parvenza di dialogo, addormentare le resistenze con un tono fermo e calmo: statevene tranquilli e ritornerete legalmente, dibattetevi e non entrerete mai più in Francia. Si è riflettuto sul loro ingresso nellaereo. Lo si fa prima di quello dei passeggeri ordinari, nella parte posteriore dellaereo, vi è uno spazio con sedili vuoti. Uno dei professionisti sarà incaricato di negoziare eventualmente con un comandante offeso per non essere più padrone a bordo. Un altro parlerà ai passeggeri stupefatti o scioccati, potenziali fattori di disordini. Si impara a riconoscere meglio le tensioni. Secondo il profilo del cittadino-viaggiatore che si è appena informato presso gli uomini di scorta le risposte variano con gradualità. Si va dallinformazione - «Noi applichiamo la legge» - allintimidazione e alla minaccia. Se il numero dimportuni aumenta vi sarà il netto rapporto di forza con lestrazione dei disturbatori, lintimazione e i procedimenti giudiziari per aver ostacolato il volo di un aeromobile o incitazione alla sommossa. Da cinque anni si impartiscono al personale di sicurezza formazioni specifiche basate da osservazioni sul terreno. Grazie alle telecamere si può rivedere indefinitamente una espulsione. Si fissano sul video le immagini degli errori da non commettere. In diretta cè quelluomo nero che ha gridato, chiamato sua madre e il buon Dio. Come farlo salire sullaereo? Listruttore mostra i punti precisi del corpo, i gesti tecnici professionali consigliati. Ecco come si immobilizza un braccio, un paio di gambe, mediante quelle fasce di tipo velcro. In due minuti si ottiene una mummia trasportabile. Certo, non è più permesso piegare in fretta e furia i recalcitranti sul sedile dellaereo per nasconderli alla vista e allattenzione degli altri passeggeri, bocca tappata con la mano, e neppure sedersi sulla schiena dellespulso fino al decollo. Due uomini ne sono morti, il loro cuore si è fermato sul nostro territorio nazionale. Si chiamavano Ricardo Barrientos e Mariane Getu Hagos. Eppure un problema rimane: quello delle «nocività foniche». Come evitare che lespulso, con le sue grida, non metta in subbuglio lequipaggio, i viaggiatori? Si è trovata una soluzione nelle arti marziali: si insegna la pressione da esercitare su determinati punti del collo. Ciò blocca la respirazione, il cervello non è più irrorato, lespulso non ha più voce. Tutto questo ha un nome assai poetico: «modulazione fonica», ovvero come impedire a una persona in pericolo di chiamare aiuto. Dal fax della prefettura al sedile di aereo, dallarresto amministrativo alla legatura come salame, la logica disumana dellespulsione si svolge fino allindegnità terminale, presa in carico dai poliziotti. La violenza intrinseca dellespulsione era scritta fino dalla partenza: la persona non conta nulla. E alla fine si caricano esseri umani inerti, orizzontali, come oggetti. Cultura di Stato della menzogna, dellagguato, del deliberato aggiramento delle leggi e delle riposizioni di soccorso esistenti nelle nostre democrazie per i più vulnerabili
Ecco ora che il Comitato intermovimentista per gli evacuati (Cimade), impegnato a favore dei migranti, di chi chiede asilo e degli espulsi, è minacciato nella sua opera (1). I suoi membri vedono arrivare nei centri di detenzione persone la cui vita si è ribaltata in qualche ora, che si trascina gli effetti personali che si sono lasciati loro prendere con sé, le valigette, talvolta un lattante in una cesta. La presenza della Cimade in quei luoghi è ciò che resta oggi della nostra presenza, del nostro sguardo. Unorganizzazione umanitaria può essere portata, mediante la pubblicazione dei suoi resoconti, a rendere pubbliche manchevolezze inaccettabili per lamministrazione, la polizia, i responsabili politici, i cittadini. Quella voce la si vorrebbe anchessa «modulare». Il governo vuole aprire il settore umanitario alla concorrenza per fare a pezzi lesperienza accumulata, frammentare il territorio in «lotti» per impedire una visuale dinsieme. Esige neutralità e riservatezza. Il settore umanitario non sarebbe sufficientemente neutro: con lumanità vengono in effetti il diritto e la dignità della persona. Come il segreto e larbitrario si adattano bene ai luoghi chiusi
questo terreno di coltura di abusi e violenze delle nostre prigioni. Allora, che diremo a questo punto? Facciamo ancora parte di coloro che vogliono continuare a parlare la nostra lingua: «diritto», «libertà», «dignità» della persona? Di coloro che pensano che, «per loro», valgono i nostri testi e il nostro credere nella perennità delluniversalità dei valori? Perché il modo in cui oggi da noi si trattano quegli stranieri, i più vulnerabili, dice qualcosa di grave sulla Francia e gli stranieri, e sullEuropa, al resto del mondo. Su ciò che eravamo e su ciò che rischiamo di essere domani. Stranieri a noi stessi. (1) Dal 1985 soltanto la Cimade è abilitata a intervenire per gli stranieri passibili di espulsione allinterno dei centri di detenzione amministrativa. Il Ministero dellimmigrazione intendeva spezzettare questa missione mediante la concorrenza. Dopo la sospensione del bando di raccolta delle offerte decretato dal tribunale amministrativo dio Parigi, la decisione è stata rinviata al 31 ottobre al più tardi. Testo originale: Le Monde Diplomatique Novembre 2008 Protocoles de lexpulsion Par Tassadir Imache * Ecrivaine, auteure notamment de louvrage Des nouvelles de Kora, à paraître en mars 2009 (Actes Sud); membre de la Commission nationale de déontologie de la sécurité (CNDS), de février 2001 à février 2007. DEPUIS DES ANNÉES, nous avons été nourris de constats fallacieux et de faux débats visant à définir comme problématique la présence des immigrés dans notre pays. Tandis que les journaux télévisés nous proposaient en illustration : femmes en boubous avec grappes denfants, adolescents noirs et maghrébins au pied des immeubles, camps sinistrés de gens du voyage. Nous avions subi cette immigration-là, le temps est venu où lon va enfin choisir avec qui nous voulons vivre. Oui, nous avons été bien préparés à la politique actuelle de contrôle de limmigration. Ainsi, «les étrangers qui n ont pas de papiers ont vocation à retourner dans leur pays». Et, en vérité, nous faisons uvre de charité en arrachant ces gens-là des mains de leurs exploiteurs pour les jeter dehors. Aussi proprement que possible, à la française, avec beaucoup dadministration. Et nous devrions même nous honorer dêtre de ce pays-là, en Europe, qui met le curseur des valeurs humaines le moins bas. Aujourdhui sont apparus dans notre paysage moral et politique des décors inimaginables jusqualors : des centres, des locaux où sont enfermés des individus, des familles. Exilés, réfugiés qui, une fois jugés en préfecture coupables de ne plus remplir les toujours plus nombreux critères de notre hospitalité, sont arrachés à leur vie et aux nôtres, en attendant dêtre expulsés sous la contrainte physique, psychologique et morale. Et une directive européenne vient dautoriser la durée de leur enfermement jusquà dix-huit moïs: Des concitoyens nous disent ce quils ont vu et vécu dans la rue, le métro, lavion. Ces scènes dinterpellations ou de reconduites stupéfiantes, composées des mêmes ingrédients : rapt et brutalité. Et ces visages-là entraperçus, défigurés par langoisse ou la honte illégaux? Lexpulsion a ses protocoles particuliers, des procédures élaborées dans la langue et la logique de la seule rationalité technique. Le stress des professionnels de la sécurité, les émotions de part et dautre, les cris, crachats, pleurs, insultes, peur, pitié sont convertis en facteurs de frein, en risques de mauvais résultats. Car si la mission échoue, le «clandestin» redescend de lavion, remet ses pieds sur notre sol. Et tout est à recommencer... On peut imaginer aisément létat de tension des professionnels qui sont chargés de ces DEPA (Deported Accompanied), la pression qui sexerce sur eux pour que les chiffres atteints soient ceux des objectifs, en hausse permanente. Dès lors, on équipe mieux nos escorteurs et on considère tous les aspects pratiques. Des gants épais prémunissent des morsures, du risque dinfection. Les bras dune fonctionnaire de police sont plus efficaces pour un nourrisson somalien que ceux dune mère menottée qui se laisse tomber au sol et dit quelle ne veut pas partir. On prévient le risque le plus dangereux : lempathie qui guette tout policier, tout policier-citoyen-parent, mais surtout les voyeurs présents sur le parcours du reconduit magistrats, médecins, infirmiers, associations humanitaires. Ainsi, lattente avant lembarquement de personnes éprouvées ou malmenées est plus appropriée dans le véhicule de police, sur le tarmac, quau service médical de laéroport, où travaillent de potentiels intrus. On a observé que le désespoir décuple les forces humaines, et aussi comme ces gens-là savent détourner un objet de sa fonction pour sautomutiler, tenter de se suicider pour compromettre lexpulsion. On en a tiré les leçons. On sait endiguer la montée vaine de lespoir, proportionnelle au risque de franchissement par les policiers des limites déontologiques. On a accumulé des données précieuses sur le comportement des DEPA (la Nigériane est violente et le Chinois un dangereux paquet de nerfs). Il faut suivre leur évolution psychologique jusquà lheure du décollage, entretenir un semblant de dialogue, endormir les résistances avec un ton ferme et calme : tenez-vous tranquille et vous reviendrez légalement, débattez-vous et plus jamais vous nentrerez en France. On a réfléchi à leur entrée dans lavion. Elle se fait avant les passagers ordinaires, par larrière; il y a un sas de sièges vides. Un des professionnels aura en charge la négociation éventuelle avec un commandant offensé de ne plus être maître à bord. Un autre parlera aux passagers étonnés ou choqués, potentiels fauteurs de troubles. On appréhende mieux les tensions. Selon le profil du citoyen-voyageur qui vient se renseigner auprès des escorteurs, les réponses varient graduellement. Cela va de linformation « Nous appliquons la loi» à lintimidation et à la menace. Si le nombre dimportuns augmente, ce sera le franc rapport de forces avec extraction des perturbateurs, gardes à vue et poursuites judiciaires pour obstacle au vol dun aéronef ou incitation à lémeute. Depuis cinq ans, on dispense aux personnels de sécurité des formations spécifiques nourries dobservations de terrain. Grâce au Caméscope, on peut revoir indéfiniment une reconduite. On pointe à limage les erreurs à ne pas commettre. En direct, il y a cet homme noir qui a crié, appelé sa mère et le Bon Dieu. Comment le faire monter dans lavion? Linstructeur montre les endroits précis du corps, les gestes techniques professionnels recommandés. Voilà comment on immobilise des bras, une paire de jambes, grâce à ces bandes de type Velcro. En deux minutes, on obtient une momie transportable. Il nest certes plus permis de plier à la hâte les récalcitrants sur le siège de lavion pour les dérober à la vue et à lattention des autres passagers, bouche fermée à la main, ni de sasseoir sur le dos du reconduit jusquau décollage. Deux hommes en sont morts, leur coeur sest arrêté sur notre territoire. Ils sappelaient Ricardo Barrientos et Mariame Getu Hagos. MAIS un problème demeure : celui des «nuisances phoniques ». Comment éviter que le reconduit, par ses cris, nameute léquipage, les voyageurs? On a trouvé une solution du côté des arts martiaux : on enseigne la pression à exercer en certains points du cou. Ça coupe la respiration, le cerveau nest plus irrigué, le reconduit na plus de voix. Cela a un nom assez poétique : la «modulation phonique», ou comment empêcher une personne en détresse dappeler au secours. Du fax préfectoral au siège davion, de larrêté administratif au saucissonnage, la logique inhumaine de lexpulsion se déroule jusquà lindignité finale, endossée par les policiers. La violence intrinsèque de la reconduite était inscrite dès le départ : la personne ne pèse rien. Et, à la fin, on charge des êtres humains inertes, à lhorizontale, comme des choses. Culture étatique du mensonge, du guet-apens, du contournement délibéré des lois et des dispositifs daide existant dans nos démocraties pour les plus vulnérables... Voici maintenant que le Comité inter-mouvements auprès des évacués (Cimade), engagé auprès des migrants, des demandeurs dasile et des expulsés, est menacé dans son action (1). Ses membres voient arriver dans les centres de rétention des personnes dont la vie a basculé en quelques heures, traînant les effets quon leur a laissé prendre, les cartables, parfois un nourrisson dans un couffin. La présence de la Cimade dans ces lieux, cest ce qui reste aujourdhui de notre présence, de notre regard. Un organisme humanitaire peut être amené à signifier à ladministration, à la police, aux responsables politiques, aux citoyens, par ses rapports rendus publics, des manquements inacceptables. Cette voix-là, on voudrait la «moduler» aussi. Le gouvernement veut ouvrir lhumanitaire à la concurrence pour casser lexpérience accumulée, morceler le territoire en «lots» pour empêcher une visibilité densemble. Il exige neutralité et confidentialité. Lhumanitaire ne serait pas assez neutre : avec lhumain, viennent en effet le droit et la dignité de la personne. Comme le secret et larbitraire vont bien aux lieux clos... ce terreau da us et de violences de nos prisons. Alors, que dirons-nous à cette heure? Sommes-nous encore de ceux qui veulent continuer à parler notre langue : «droit», «liberté», «dignité» de la personne? De ceux qui pensent que «pour eux» valent nos textes et notre croyance en la pérennité de luniversalité des valeurs? Car la façon dont aujourdhui on traite chez nous ces étrangers-là, les plus vulnérables, dit quelque chose de grave sur la France et les étrangers, et sur lEurope, au reste du monde. Sur ce que nous étions, et sur ce que nous risquons dêtre demain. Etrangers à nous-mêmes ? (1) Seule la Cimade est habilitée, depuis 1985, à intervenir auprès des étrangers expulsables à lintérieur des centres de rétention administrative. Le ministère de limmigration entendait émietter par la concurrence cette mission. Après la suspension de lappel doffres décrétée par le tribunal administratif de Paris, la décision a été reportée au 31 octobre au plus tard.
Venerd́, 07 novembre 2008
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