Die Zeit, Hamburg, lunedì 14 aprile 2008 ore 19.56
Italia - Berlusconi, ormai ancora una volta

di Birgit Schönau (traduzione dal tedesco di José F. Padova) 

Amaro risultato elettorale in Italia. Il conservatore Silvio Berlusconi diventerà per la terza volta presidente del Consiglio. Un presagio non buono. Il commento


DIE ZEIT   14.4.2008 - 19:56   [http://www.zeit.de/online/2008/16/Schon-wieder-Berlusconi

In Italia Silvio Berlusconi e il suo “Popolo della Libertà” (Pdl) hanno vinto le elezioni per il Parlamento. C’è ancora qualche dubbio per quanto riguarda il Senato dopo le prime proiezioni, mentre per la Camera i risultati finali non saranno punto diversi. Il vantaggio di Berlusconi su Walter Veltroni e i “Democratici” (Pd) cresce di ora in ora.

Si tratta, malgrado gli ultimi sondaggi e i primi exit poll, di una chiara vittoria. Una chiara maggioranza di italiani vuole che il 71enne grande imprenditore milanese diventi per la terza volta Primo ministro. Nel suo seguito Berlusconi ha l’ Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini e un partitino democristiano da un percento. Egli è sostenuto dalla Lega Nord, che ha potuto affermarsi nei suoi territori tradizionali nel Norditalia e sul piano nazionale è arrivata a uno scarso sei percento.

Quindi Bossi e Berlusconi, due uomini sopra i 70 anni, governeranno l’Italia. E ciò prevedibilmente per i prosimi cinque anni, perché hanno una maggioranza stabile. Da loro ci si può aspettare poco di nuovo –Berlusconi è sulla scena politica da 14 anni, Bossi da un poco prima. E questo promette niente di buono.

Per l’Italia il risultato di queste votazioni sono un grande passo indietro. Allargherà ancora più la distanza col resto dell’Europa – Berlusconi e i suoi alleati non hanno mai fatto mistero di considerare l’Europa un puro nulla. Per Bossi l’Unione Europea è una costruzione di “comunisti e massoni”. E Berlusconi agisce comunque come se l’Italia non dovesse lasciarsi dire niente da Bruxelles. In Italia, un tempo tanto favorevole all’Europa, è diffuso da anni uno stato d’animo antieuropeo. Questo risultato delle elezioni ne è un evidente segnale.

Nella sua campagna elettorale Berlusconi, oltre all’abolizione della tassa di bollo sulle auto, ha promesso ben poco di concreto. Politica ambientale? Niente. Politica della scuola davanti ai disastrosi risultati del PISA sugli studenti italiani? Nessun interesse. Politica della famiglia in un Paese con il tasso di accrescimento demografico più basso di tutto il mondo? Superflua, esattamente come i provvedimenti contro l’orribile disoccupazione giovanile. Invece di ciò ha conferito a un boss della mafia il certificato di “eroismo”, ha annunciato regolari test psichici per tutti i giudici e i pubblici ministeri, ha affermato di avere nel suo partito le donne più belle e a una italiana senza prospettive di lavoro ha raccomandato di sposare suo figlio. Era il Berlusconi come da anni lo si conosce in Italia e nel mondo – populista, ego-maniaco, folkloristico – e rasente ai confini di quanto è ammissibile eticamente, politicamente e legalmente. Il collega Bossi ha superato anche questa linea e annunciato che, in caso di brogli, il “popolo del nord” avrebbe preso le armi.

Gli italiani vogliono tutto questo. Lo trovano buono e giusto. Pongono ancora le loro speranze in un uomo che ha causato all’immagine internazionale del suo Paese immensi danni e che se ne frega del risanamento delle finanze statali tanto quanto della lotta al crimine organizzato. Nei suoi ultimi cinque anni come Primo ministro Berlusconi ha soprattutto emesso una serie di leggi ad personam, per tenere lontani da sé i pubblici ministeri e per aumentare il suo patrimonio.

Nonostante ciò o proprio per questo una chiara maggioranza vuole essere nuovamente governata da lui. La gente ha fiducia in Berlusconi – o lo ha votato forse soltanto perché così può essere sicura che lui li lascerà in pace. Che non pretenderà niente da loro. Che tutto rimane così com’è. Che nessuno gli si fa sotto con riforme dolorose, o pretende sforzi. Egli vende con successo agli italiani un’immagine di sé e del suo Paese che non ha niente a che fare con l’amara realtà.

L’antagonista di Berlusconi, Walter Veltroni, con una faticosa campagna elettorale ha potuto consolidare il suo nuovo partito dei “Democratici” nel panorama politico. Niente di più. Ha cercato di portare nella campagna elettorale toni nuovi, più sommessi, meno pieni di odio. Questo gli è riuscito in ampie zone del Paese – ma così non ha potuto mobilitare abbastanza elettori Veltroni inoltre ha spinto ai margini la Sinistra, con la quale il suo predecessore Prodi aveva cercato di governare, rinunciando a un’alleanza elettorale con essa.

Presumibilmente per la prima volta nel dopoguerra i comunisti non entreranno al Senato. Perfino nelle regioni di origine come l’Emilia-Romagna la “Sinistra Arcobaleno” è rimasta ampiamente al disotto delle aspettative. In Campania il Pd ha subito un vero crollo. Di questo Veltroni porta gran parte della responsabilità: avrebbe cercato di costringere i compagni di partito alla Regione, politicamente responsabili per la crisi dell’immondizia, alle dimissioni.

Quindi Veltroni ha perso, ma gli è pur sempre riuscito di fondare un nuovo. Forte partito del centro-sinistra. Il futuro potrebbe appartenere a lui e ai Democratici. Ci si chiede soltanto: quando? E ci si chiede quale futuro avrà l’Italia da ora a quel momento.

Testo originale:

DIE ZEIT   14.4.2008 - 19:56   [
http://www.zeit.de/online/2008/16/Schon-wieder-Berlusconi]
 
Italien
Berlusconi, schon wieder
Bitteres Wahlergebnis in Italien: Der konservative Silvio Berlusconi wird ein drittes Mal Miniterpräsident werden. Kein gutes Omen. Ein Kommentar
Von Birgit Schönau
Silvio Berlusconi und sein “Volk der Freiheit” (PdL) haben die Parlamentswahlen in Italien gewonnen. Daran gibt es kaum noch einen Zweifel nach den ersten Hochrechnungen, die den Senat betreffen, aber für die Kammer kaum divergieren werden. Berlusconis Vorsprung vor Walter Veltroni und den “Demokraten” (PD) wächst sogar von Stunde zu Stunde.
Es handelt sich, den letzten Umfragen und ersten Wahlnachfragen zum Trotz, um einen deutlichen Sieg. Eine klare Mehrheit der Italiener wünscht, dass der 71-Jährige Großunternehmer aus Mailand zum dritten Mal Ministerpräsident wird. In seinem Anhang hat Berlusconi die Nationale Allianz von Gianfranco Fini und eine christdemokratische Ein-Prozent-Partei. Unterstützt wird er von der
Lega Nord, die sich in ihren Stammgebieten in Norditalien behaupten konnte und landesweit auf knapp sechs Prozent kam.
Bossi und Berlusconi, zwei Männer um die 70, werden also Italien regieren. Und das voraussichtlich die nächsten fünf Jahre, denn sie haben eine stabile Mehrheit. Man kann von ihnen wenig Neues erwarten – Berlusconi ist seit 14 Jahren auf der politischen Bühne, Bossi noch ein wenig länger. Und das verspricht nichts Gutes.
Für Italien ist dieses Wahlergebnis ein großer Rückschritt. Es wird die Distanz zum übrigen Europa noch weiter vergrößern – Berlusconi und seine Verbündeten haben nie einen Hehl daraus gemacht, dass sie von Europa rein gar nichts halten. Für Bossi ist die EU ein Konstrukt von “Kommunisten und Freimaurern.” Und Berlusconi tut sowieso so, als müsse sich Italien von Brüssel überhaupt nichts sagen lassen. Im einst so europafreundlichen Italien gibt es seit Jahren eine europafeindliche Stimmung. Dieses Wahlergebnis ist ein eindeutiges Signal.
In seinem Wahlkampf hat Berlusconi außer der Abschaffung der Kfz-Steuer wenig Konkretes versprochen. Umweltpolitik? Fehlanzeige. Schulpolitik angesichts der desaströsen Pisa-Ergebnisse italienischer Schüler? Kein Interesse. Familienpolitik im Land mit der niedrigsten Geburtenrate der Welt? Überflüssig, genau wie Rezepte gegen die horrend hohe Jugendarbeitslosigkeit. Stattdessen verlieh er einem
Mafia-Boss das Prädikat “heldenhaft”, kündigte regelmäßige Psycho-Tests für alle Richter und Staatsanwälte an, behauptete, in seiner Partei die schönsten Frauen zu haben und empfahl einer Italienerin ohne Berufsperspektive, sie solle doch seinen Sohn heiraten. Es war der Berlusconi, wie ihn Italien und die Welt seit Jahren kennt – populistisch, egomanisch, folkloristisch – und hart an der Grenze des ethisch, politisch und juristisch Zulässigen. Kollege Bossi überschritt auch diese Linie und kündigte an, im Falle eines Wahlbetrugs werde das “Volk des Nordens” zu den Gewehren greifen.
Die Italiener wollen all’ das. Sie finden es gut und richtig. Sie setzen weiterhin ihre Hoffnungen in einen Mann, der dem internationalen Ansehen ihres Landes immensen Schaden zugefügt hat und dem die Sanierung der Staatsfinanzen ebenso Schnuppe ist wie die Bekämpfung des organisierten Verbrechens. In seiner letzten Amtszeit als Premier hat Berlusconi vor allem eine Reihe von ad-Personam-Gesetzen erlassen, um die Strafermittler von sich fernzuhalten und sein Vermögen zu mehren.
Trotzdem oder gerade deswegen will eine klare Mehrheit wieder von ihm regiert werden. Die Leute vertrauen Berlusconi – oder haben ihn vielleicht auch nur gewählt, weil sie sicher sein können, dass er sie in Ruhe lässt. Dass er ihnen nichts abverlangt. Dass alles so bleibt wie es ist. Dass man ihnen nicht mit schmerzhaften Reformen kommt, ihnen keine Anstrengung abverlangt. Er verkauft den Italienern erfolgreich ein Bild von sich und ihrem Land, das mit der bitteren Realität nichts zu tun hat.
Berlusconis Kontrahent Walter Veltroni hat seine neue Partei “Demokraten” in einem mühsamen Wahlkampf in der politischen Landschaft konsolidieren können. Mehr nicht. Er hat versucht, neue, leisere, weniger hasserfüllte Töne in den Wahlkampf zu bringen. Das ist ihm über weite Strecken gelungen – aber damit konnte er nicht genügend Wähler mobilisieren. Veltroni hat außerdem die Linke, mit der sein Vorgänger Prodi noch zu regieren versucht hatte, an den Rand gedrängt, weil er auf ein Wahlbündnis mit ihnen verzichtet hat.
Vermutlich werden erstmals in der Nachkriegszeit die Kommunisten nicht in den Senat einziehen. Selbst in den Stammgebieten wie der Emilia Romagna blieb das linke “Regenbogen-Bündnis” weit hinter den Erwartungen zurück. In Kampanien erlitt die PD einen wahren Einbruch. Dafür trägt Veltroni einen Großteil der Verantwortung: Er hätte die Parteifreunde von der Regionalregierung, die für die Müllkrise politisch verantwortlich sind, zum Rücktritt zwingen müssen.
Veltroni hat also verloren, aber immerhin ist es ihm gelungen, eine neue, starke Partei der linken Mitte zu etablieren. Ihm und den Demokraten könnte die Zukunft gehören. Fragt sich nur, wann. Und man fragt sich, welche Zukunft Italien bis dahin haben wird.



Martedì, 15 aprile 2008