Una nuvola sul Cavaliere

di Francesco Merlo ("la Repubblica", 4 luglio 2008)

C’è una nuvola di sudicio attorno al governo dell’Italia che non rimanda al valore della seduzione ma al disvalore dell’impotenza depravata. È la sindrome di don (Silvio) Rodrigo, che - lo capiranno i girotondini? - non era un tirannello, ma un assatanato di scalpi femminili.
E si sa che la psicanalisi mette in correlazione positiva l’assatanamento con l’impotenza: quanto più le cerchi, tanto meno te le godi; quanto più strafai e ti strafai, tanto meno ce la fai.
Ebbene, nessuno ha capito la natura di questa nuvola di sudiciume meglio di Silvio Berlusconi, che l’ha chiamata infatti pornopolitica e la teme più della spazzatura di Napoli. Nessuno meglio di lui sa che in quelle intercettazioni definitivamente naufraga l’incallito seduttore che si fa bello e intelligente per conquistare le donne, e al suo posto emerge lo sporcaccione che traffica per acquistarle. Il mito dell’uomo cacciatore che si affina, fa il pavone e tira fuori colorate atmosfere, per sempre cede il passo alla maschera drammaticamente stanca che, la sera, affaticato dal lavoro, ha paura del riposo come della morte e dunque trova ancora la forza di telefonare ad Agostino Saccà e raccomandare - tra sospiri di inutile sofferenza - la scosciata che lo fa impazzire, la matta che abita le sue ossessioni, la ristoratrice che devasta il suo desiderio.
E fa davvero tenerezza l’impotenza di un capo del governo che riesce a farle ministre e sottosegretarie ma non riesce a piazzarne una - nemmeno una! - come ballerina o come attrice o come cantante. Con tutta evidenza Berlusconi non regge più la concorrenza dei mille berlusconini infinitamente più poveri e più piccoli che da sempre popolano la Rai. È lo shogun che vanamente cerca di collocare le sue geishe generiche in un territorio controllato dai samurai, che sono molti, sono esigenti e sanno dove mettere le loro geishe specializzate, vere eccellenze del tacere agitando i fianchi, campionesse di velocità nel cambio degli stivali e dei pantaloncini corti.
E benché noi lo avessimo sempre saputo ci rattrista aver trovato in queste intercettazioni la definitiva conferma che non occorre il metodo Stanislavskij per formare i corpi senza erotismo, i fantasmi televisivi, le lolite smaterializzate e desessualizzate, insomma il sesso senza eros e il ballo senza sapori che ogni giorno va in onda nella tv italiana. Sapevamo già che in Italia l’idea di diventare attrice televisiva seduce molte giovani perché con poco impegno e con scarse qualità permette di occupare lo scenario, ma ora sappiamo che non è un lavoro, non produce plus valore, non è uno squarcio di futuro. Troppo spesso - dispiace dirlo con crudezza – è solo un surrogato di bordello.
La storia della Rai degli ultimi venti anni è una storia di presidenti, professori, giuristi bocconiani e gramsciani... che, insieme con i vari Saccà, sono stati marinati in un educandato di attrici, vallette e ballerine, un festival delle ninfe che purtroppo non è gossip più o meno volgare e più o meno inverosimile, ma è una delle peggiori degenerazioni del potere italiano che con Berlusconi ha preso il sapore del disfacimento fisico, dei corpi cavernosi, del Viagra.
Non è più necessario un esperto di comunicazione per capire che ormai nessuno può fermare le intercettazioni, indipendentemente dalla loro verità. E a nulla vale distruggerle, bruciarle e spargere le loro ceneri al vento. Né è questione di pubblicare l’impubblicabile. Anche andare a Matrix a negare, a fingere, e a fingere di fingere come nelle storie di Borges, avrebbe certamente finito con l’alimentare questo nuovo genere letterario che sta dilagando in Italia. Il pozzo della sapidezza sessuale è infatti senza fine e, nel mondo dei simulacri e dei surrogati, non c’è più alcuna differenza tra le intercettazioni autentiche e quelle autenticate. Nell’epoca dove la realtà è quella zona grigia dove non si sa quanto caffè ci sia nel caffè, quanta cioccolata nella cioccolata, e quanto in un’ossessione sessuale ci sia di commedia e quanto di dramma, anche la vita privata di Berlusconi è ormai un gorgo inestricabile di fiction e di realtà. Ed è esattamente quel che egli aveva sempre cercato.
Ebbene, adesso che c’è arrivato, vorrebbe bloccare tutto: il vero, il falso, il vero falsificato e il falso autentico.
Soprattutto vorrebbe con un decreto legge ripristinare il suo mito di seduttore. Berlusconi sa bene che l’Italia, molto più che sul lavoro, è fondata appunto sulla seduzione. E basta pensare al Rinascimento, alle città d’arte, agli architetti, agli stilisti, ai latin lover, a Mastroianni... E non è forse vero che il seduttore italiano si pente dei peccati di cui va, al tempo stesso, fiero?
Anche noi siamo tifosi della seduzione. Ci piace, per esempio, Carla Bruni. Fa bene agli occhi dei cittadini, non solo francesi, vedere nel punto più alto della scala una bella donna. E invece ieri su Raitre Blob si accaniva con le immagini degli scimpanzé maschi ridotti all’impotenza. Ecco: le intercettazioni ci hanno raccontato che in Italia Berlusconi non ha fatto ministre le belle donne ma i propri disturbi, le proprie patologie dissolutive.



Domenica, 06 luglio 2008