Les amis de la terre
Secours Catholique, Reseau mondial Caritas

(traduzione di Josè F. Padova)

Come la Banca dell’Unione Europea finanzia il saccheggio del Sud


(http://www.amisdelaterre.org/Banque-europeenne-d-investissement,3920.html)


Campagna sostenuta da:
Aitec (Association Internationale de Techniciens,
Experts et Chercheurs), ATTAC, CATDM (Comité pour l’Annulation de la Dette du Tiers-Monde), FIDH (Fédération internationale des Droits de l’Homme), Greenpeace, MIR (Mouvement international de la Réconciliation), Le Secours Catholique, Oxfam France / Agir ici, Peuples solidaires, Réseau Foi et Justice Afrique-Europe, Réseau Sortir du nucléaire, Ritimo, Survie, SVH (Solidarité des Volontaires pour l’Humanité), Terre des Hommes, UCPDHO ( Union Chrétienne pour le Progrès et la Défense des Droits de l’Homme)
Campagne soutenue au niveau européen par :
Both ENDS, Bretton Woods Project, Campagna per la Riforma della Banca
Mondial, CEE Bankwatch, Urgewald, WEED

La maledizione delle risorse
L’industria mineraria è una delle più distruttive al mondo.
Le miniere a cielo aperto devastano gli ecosistemi e le condizioni di vita delle comunità che ne dipendono. All’inizio la zona del giacimento viene interamente dissodata, poi quantità inaudite di materiali e di terra sono spostate per estrarre i metalli cercati. I terreni e le acque sono inquinati dai prodotti chimici utilizzati per estrarre i metalli (acido solforico, cianuro, ecc.) e dalle emanazioni tossiche liberate durante l’estrazione. Lo sfruttamento minerario consuma quantità immense di acqua, a detrimento degli altri usi, in particolare dell’agricoltura alimentare.
Lo sfruttamento di una miniera richiederà enormi quantità d’energia, proveniente da risorse fossili, che aggravano il cambiamento climatico, o da grandi bacini chiusi da dighe di sbarramento, noti per provocare ingenti sconvolgimenti ambientali e sociali.
L’apertura di una miniera comporta anche molteplici problemi sociali: spostamenti forzosi della popolazione, corruzione, conflitti per il controllo delle risorse, disoccupazione, prostituzione e diffusione dell’AIDS causata dal massiccio arrivo di lavoratori immigranti… Si parla di «maledizione delle risorse»: i Paesi che hanno sul loro territorio la maggior quantità di risorse naturali sono sovente i più poveri e soprattutto i più politicamente instabili.

La Banca Europea degli Investimenti logora l’Africa [ndt.: miner è logorare e mine significa anche miniera]
Malgrado tutto la Banca Europea d’Investimenti (BEI), l’istituto finanziario dell’Unione Europea, accorda sempre più prestiti a enormi prgetti minerari in Africa. La BEI è l’istituto finanziario internazionale pubblico più potente del mondo: con più di 45 miliardi di euro di prestiti per anno presta due volte più denaro della Banca Mondiale.
Al giorno d’oggi quasi il 13% delle attività della Banca sono situate al di fuori dell’Unione Europea. Sul continente africano la BEI figura intervenire con un mandato di sviluppo. In che cosa le miniere, che forniscono profitti alle multinazionali occidentali e distruggono l’ambiente, soddisfano questo obiettivo? Inoltre la BEI non ha alcun modello ambientale o sociale che le permetta di valutare correttamente l’impatto dei progetti: essa li approva sulla sola base del loro rendimento. È questo il modo di affrontare questa materia che siamo in diritto di attenderci dalla banca pubblica dell’Unione Europea?

Un settore molto attraente
Dietro l’infatuazione della BEI per il settore minerario si cela il boom dei prezzi delle materie prime causato dalla cescente domanda da parte delle potenze emergenti e in particolare della Cina. I corsi dei prezzi dei metalli prendono il volo e gli investitori si precipitano sui giacimenti africani non ancora sfruttati. La BEI, preoccupata più dei bisogni dei suoi clienti che
Evoluzione degli investimenti della BEI nel settore minerario in Africa dall’impatto dei suoi prestiti si coinvolge pesantemente nel settore. Fra il 2000 e il 2006 nella regione ACP (Africa Carabi Pacifico) ha accordato più di 364 milioni di euro come prestiti all’industria mineraria, ma non un solo euro per l’educazione e la sanità! E gli investimenti minerari della BEI aumentano in misura esponenziale: dall’inizio del 2007 ha già approvato più di 300 milioni di euro di prestiti nei due progetti minerari giganti in Madagascar e nella Repubblica Democratica del Congo.

A chi reca beneficio la miniera?
Se il settore minerario è molto lucrativo per le multinazionali straniere, i benefici economici per il Paese che le accoglie sono molto meno evidenti:
Il settore minerario offre pochi posti di lavoro, spesso per mano d’opera precaria, e mette fine alle attività tradizionali sul territorio del giacimento (miniere artigianali, ma anche agricoltura, pesca, allevamento, ecc.) senza assorbire tutti i lavoratori le cui attività esso fa scomparire.
I Paesi africani, a causa dei regimi fiscali molto vantaggiosi per gli investitori stranieri che essi hanno adottato sotto l’influsso della Banca Mondiale o del Fondo Monetario Internazionale, non approfittano degli introiti legati allo sfruttamento delle loro materie prime. Uno studio effettuato su 40 imprese minerarie dimostra che esse hanno moltiplicato per 8 i loro profitti netti fra il 2002 e il 2005, mentre nello stesso periodo, in Zambia, la parte dei guadagni spettanti al governo è diminuita della metà (1).

Oggi l’attività mineraria in realtà è interamente orientata alle necessità dei Paesi industrializzati. Sono le grandi multinazionali dei Paesi ricchi che sfruttano le risorse per esportarle verso Europa, Stati Uniti o i Paesi emrgenti (Cina particolarmente, che in seguito riesporta massicciamente prodotti manifatturati verso i Paesi ricchi). Il sottosuolo africano è saccheggiato, le attività tradizionali scompaiono, le promesse di impieghi lavorativi e vantaggi fiscali non sono mantenute.

La BEI al servizio dello sviluppo o delle multinazionali?
La missione della BEI: accordare prestiti a tassi vantaggiosi per progetti che sostengano «…la realizzazione degli obiettivi dell’Unione Europea». La BEI dichiara essa stessa di non poter perseguire «scopi di lucro» e di svolgere invece l’azione di «una banca per lo sviluppo»! Ma i suoi massicci investimenti nel settore minerario a profitto di multinazionali già molto fiorenti non corrisponde per nulla a questi orientamenti….

Vedi il Rapporto di
Christian Aid, A rich Seam: Who Benefits from Rising Commodity Prices?, 2007


Zambia: Bwana Mkubwa, un disastro ecologico

Nell’agosto 2002 la BEI ha accordato un prestito di 14 milioni di euro a Bwana Mkubwa Mining Ltd, allo scopo di ingrandire uno stabilimento di produzione di rame, già esistente. Le norme dell’Unione Europea e quelle della legislazione dello Zambia esigono uno studio sull’impatto ambientale per ogni progetto minerario. Tuttavia, nel caso della miniera di Bwana Mkubwa nessun studio venne eseguito prima dell’accordo con la BEI.

L’impatto del progetto sul terreno è disastroso. Le sostanze acide, i metodi d’estrazione elettrica e la lisciviatura del minerale della miniera hanno causato il più
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grande inquinamento di aria e acqua. La contaminazione da residui di lisciviazione del fiume Mulukungwe ha avuto gravi conseguenze per le comunità agricole di Mulukungwe e Mutalula. I raccolti si sono drasticamente ridotti e la popolazione locale subisce le conseguenze del degrado del suo ambiente e delle infrastrutture, in particolare delle strade e di un ponte.


La presentazione di questo progetto da parte della BEI è edificante: «L’inquinamento dell’aria non cambierà; (…) gli impatti nocivi su fauna e flora e sulle acque di falda e di superficie sono inesistenti (….). Tutti i problemi sono stati gestiti dal promotore e sono stati applicati provvedimenti di attenuazione. Di conseguenza il progetto rispeta il principio ambientale della Banca tendente a minimizzare gli impatti ambientali negativi  ed è accettabile dal punto di vista della conservazione dell’ambiente».

La BEI non aveva alcuna idea delle reali conseguenze del progetto, dando così prova del suo lassismo ambientale e sociale.

Ogni tonnellata di alluminio esige l’estrazione di circa 5 tonnellate di bauxite, raffinate poi nel corso di un processo che produce diverse tonnellate di fango rosso corrosivo, insieme a emissioni di fluoro molto tossico, che attaccano sia l’atmosfera che l’acqua.

>> Nel corso dell’estrazione del rame si portano al contatto dell’aria minerali solforati che nella reazione produconoacido solforico da 20 a 300 volte più concentrato di quello contenutop nelle piogge acide.

>> In media la produzione di una tonnellata di rame produce 110 tonnellate di scarti e richiede lo spostamento di 200 tonnellate di terra.

Miniere soltanto a determinate condizioni

In quanto istituzione europea, investita di un mandato per lo sviluppo nei Paesi ACP, la BEI non ha alcuna ragione di dedicare tanto denaro pubblico a mega progetti minerari. E se vuole continuare a farlo, lo deve fare in maniera responsabile.

Ø      La BEI non ha norme
Le ONG denunciano la mancanza di norme ambientali e sociali della BEI. I soli documenti che essa fornisce in materia sono estremamente vaghi e non permettono in alcun caso di valutare correttamente alcun progetto minerario. È inaccettabile che la BEI accetti di prendere in considerazione progetti tanto gravidi di rischi senza neppure essere in grado di valutarne le conseguenze!

Ø      Per poter coinvolgersi legittimamente in progetti minerari la BEI deve farlo sotto condizione.
Nel 2003 la Banca Mondiale ha commissionato un controllo indipendente sulle attività estrattive: la Revue des Industries Extractives. Il rapporto che ne è risultato conclude che lo sfruttamento delle risorse naturali non può contribuire alla riduzione della povertà se non a certe condizioni, particolarmente in materia di consenso delle popolazioni, di piani per la riduzione della povertà, di redistribuzione imparziale degli utili, di politiche ambientali e sociali e di rispetto dei diritti umani. Oggi queste condizioni non sono assolutamente applicate nel caso della BEI.
Questa Banca deve cambiare radicalmente le sue procedure e dotarsi di norme precise e costrittive, per valutare l’impatto dei progetti che finanzia sull’ambiente, le popolazioni e lo sviluppo. Altri istituti finanziari internazionali, sia pubblici che privati, hanno già iniziato questo lavoro: la Banca dell’Unione Europea non può esserne il fanalino di coda.

 

[Nota del traduttore]

In seguito alle pressioni di “Amis de la Terre” (in Italia http://www.amicidellaterra.it) e delle organizzazioni citate all’inizio di questo articolo, la BEI si è decisa a una Consultazione pubblica sulla dichiarazione di politica ambientale e sociale della BEI (http://www.bei.org/about/news/public-consultation-on-eibs-eib-statement-of-environmental-and-social-principles-and-standards.htm).
La raccolta di osservazioni, commenti e suggerimenti è terminata lo scorso 28 maggio. Il programma della relativa pubblicazione e della seconda consultazione prevista è visibile alla pagina: http://www.bei.org/about/news/extension-of-first-round-of-public-consultation-on-eibs-environmental-and-social-statement.htm.



Domenica, 29 giugno 2008