11 luglio 2003 Le modalità della costruzione europea dipendono dall’idea che ci si fa dell’unità dell’Europa e del suo ruolo nel mondo. Dopo aver pilotato la creazione dell’Unione per stabilizzare l’Europa occidentale e sottrarla all’influenza sovietica, gli Stati Uniti incoraggiano oggi a un tempo la sua espansione geografica e la sua diluizione politica. L’Unione potrebbe allora assorbire la Russia e triturare gli Stati membri in una miriade di regioni, che si trasformerebbero in una vasta zona di libero scambio protetta dalla potenza militare degli Stati Uniti. Al contrario di un’idea diffusa, numerose forze per promuovere questo progetto si trovano già nel seno dell’Unione, come lo attesta la carta ufficiale che riproduciamo. Tavola delle regioni d’Europa Elaborata e pubblicata dall’Assemblea delle Regioni d’Europa (ARE) nel 2002. Creato nel 1985 da Francia, Spagna e Portogallo, questo istituto fu ripreso nel 1987 dai Tedeschi che vi infusero principi federalisti, regionalisti e etnici, il tutto in collegamento con organismi europei come il Comitato delle Regioni, il Congresso dei Poteri locali e regionali d’Europa (CPLRE) o il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE). L’interesse maggiore di questo documento è quello di rivelare il senso nascosto dell’attuale forma della regionalizzazione europea. Questa non riguarda soltanto l’attuale Unione, ma è concepita per estendersi a tutta l’Eurasia. Tutti gli Stati dell’Europa centrale, gli Stati baltici, l’Ucraina, la Russia – con una frontiera all’est che si stende verso la Siberia -, gli Stati del Caucaso e la Turchia sono già integrati in questo progetto europeo o piuttosto euro-atlantico. L’adesione all’Unione non sarebbe più il mezzoper realizzare l’unità europea, ma al contrario per smembrare il continente, assicurando così il trionfo pacifico dell’iperpotenza statunitense secondo il principio classico «dividere per regnare». La regionalizzazione, presentata come un mezzo per ravvicinare i cittadini ai luoghi dove si decide, non sarebbe altro che un artifizio per prevenire l’emergenza di una Europa-potenza, in applicazione della «dottrina Wolfowitz» [1]. Poco prima di lasciare la Casa Bianca, il presidente Clinton ha presentato la visione statunitense dell’Europa in un discorso che magnificava il blocco transatlantico. Egli sottolineava anche, e in modo molto netto, che …«l’unità dell’Europa sta per dar vita a qualcosa di veramente nuovo sotto il sole: istituzioni comuni più vaste dello Stato-nazione parallelamente alla delegazione dell’autorità democratica ai gradini inferiori. La Scozia e il Galles hanno i loro propri parlamenti. L’Irlanda del Nord, dalla quale proviene la mia famiglia, ha trovato il suo nuovo governo. L’Europa è piena di vita e risuona di nuovo dei nomi di antiche regioni delle quali si torna a parlare – la Catalogna, il Piemonte, la Lombardia, la Slesia, la Transilvania, ecc. – non in nome di un separatismo qualsiasi, ma in uno slancio di sana fierezza e di rispetto della tradizione. La sovranità nazionale è arricchita di voci regionali piene di vita che fanno dell’Europa un luogo che garantisce meglio l’esistenza della diversità …» [2]. La «simpatia» americana verso questa forma di regionalizzazione si spiega col trasferimento del potere politico dagli Stati verso le regioni. Ormai la «regione-Stato» si fregia di un’autonomia politica sempre più grande nei campi che riguardano l’amministrazione, la giustizia, il sistema bancario e postale o ancora l’educazione, che diviene sempre più un’educazione regionale – per quanto dicano le autorità ufficiali. Ora queste istanze politiche regionale sono portate a trattare direttamente con quelle soprannazionali di Bruxelles, cortocircuitando l’autorità nazionale. Questo non può che riempire di soddisfazione i dirigenti politici ed economici americani i quali, attraverso le loro potenti lobby presenti in massa a Bruxelles, potranno instaurare contatti direttamente con la Lombardia, l’Alsazia, la Catalogna ecc. Fra la considerevole potenza politica, militare ed economica degli Stati Uniti da una parte e dall’altra una qualsiasi regione europea, si indovina senza fatica che vantaggi Washington ricaverà da questi affari. Per potenziare la presa completa americana sul vecchio continente, gli Stati Uniti hanno presentato al solo governo tedesco un vero e proprio programma per l’estensione all’est dell’Unione Europea e della NATO. Secondo il Financial Times Deutschland del 24 ottobre 2002 l’obiettivo di una Europa libera e unita» deve articolarsi secondo le modalità seguenti. Dopo l’integrazione di dieci Stati nel 2004 (Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia, Cipro e Malta), le trattative per l’adesione dell’Ucraina alla NATO dovrebbero cominciare nel 2004, seguite da quelle della Serbia nel 2005, della Croazia e dell’Albania nel 2007. Inoltre, secondo questo programma, gli Stati Uniti vedrebbero di buon occhio l’adesione della Turchia all’Unione Europea per il 2007. Infine, il Financial Times Deutschland aggiunge che l’integrazione completa dei Balcani e dell’Ucraina nelle istituzioni euro-atlantiche deve essere completa per il 2010. Almeno conosciamo la data-limite degli obiettivi americani. In questa parcellizzazione europea, che attribuisce il primato politico alle regioni a spese delle nazioni, in contatto diretto con tutte le lobby finanziarie di Bruxelles, la Germania ricopre un ruolo decisivo. Effettivamente, all’origine della regionalizzazione in Europa (raccomandazione 34/1997 del Congresso dei Poteri locali e regionali d’Europa). la Germania sottopone il Continente alla concezione istituzionale che Britannici e Americani le hanno imposto alla Conferenza di Postdam (11 luglio – 2 agosto 1945) e in occasione della creazione delle due zone d’occupazione (2 dicembre 1946). In quell’epoca il ruolo attribuito ai Länder mirava nello stesso tempo a ristabilire le libertà soppresse dal centralismo del Terzo Reich e a privare la Germania dello stato di grande potenza. Questo dispositivo era stato approvato dalla Francia che, secondo la battuta di Mauriac a proposito delle zone d’occupazione, amava tanto la Germania da preferire che ve ne fosse più di una. Inoltre, gli Anglosassoni resero stabili queste istituzioni sacralizzando la Costituzione tedesca e creando una Corte costituzionale indipendente a Karlsruhe. Ciononostante il vassallaggio dell’Europa di fronte agli Stati Uniti non ha più ragione d’essere, dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica e lo scioglimento del Patto di Varsavia. La classe dirigente tedesca, per quanto la riguarda, si trova divisa, da una parte vi sono coloro che sognano una potenza indipendente e si sono espressi rifiutando di associarsi all’attacco all’Iraq, e dall’altre chi preferisce minimizzare i rischi e svolgere la parte di governatore delegato dell’Impero per l’Europa. Questi qui si sono affannati a giocare i tempi supplementari nello smembramento della Jugoslavia e nella guerra del Kossovo. Da quel punto queste contraddizioni potrebbero trovare una soluzione se ci si sbarazzasse della tutela americana per rimanere soli padroni a bordo, secondo il buon vecchio «principio di Iznogoud» (essere califfo al posto del califfo). Tutto il problema risiede nella capacità degli anglosassoni nel convincere le élite tedesche di recitare la aprte ch’essi hanno loro assegnato nel nuovo ordine mondiale. In ogni caso, la scomposizione dell’Europa come la presenta questa carta dell’ARE è ancora in fase transitoria. In realtà, la prima emergenza delle regioni è preliminare al passare ad un altro livello: il riadattamento delle frontiere regionali in funzione dei criteri economici ed etnici. Nel quadro dell’interregionalismo sono possibili numerosi raggruppamenti, come a esempio fra le entità basche francese e spagnola o ancora fra l’Alsazia e il Baden. È la scommessa della carta elaborata dalla commissione europea nel 2002 [3]. Effettivamente, poiché l’obiettivo era quello di creare un vasto mercato economico di libero scambio transatlantico, i tecnocrati di Bruxelles hanno proceduto a revisioni territoriali allo scopo di creare dei gruppi economici come contemplano i testi ufficiali: InterregIIIB raggruppa ormai tutte le azioni di cooperazione transnazionale che coinvolgono le autorità nazionali, regionali e locali e gli altri soggetti socioeconomici. L’obiettivo è quello di promuovere l’integrazione territoriale nel seno di grandi gruppi di regioni europee comprese quelle oltre all’Unione dei Quindici, come pure fra gli Stati membri e i Paesi candidati o gli altri Paesi vicini, e di favorire così uno sviluppo durevole, equilibrato e armonioso dell’Unione. Un’attenzione particolare è rivolta specialmente alle regioni ultraperiferiche e insulari [4]. Questa rivoluzione politica, geopolitica e sociale in Europa è sul punto di fare un passo decisivo con il riconoscimento di una personalità giuridica per l’Unione Europea. Ciò che può apparire come il coronamento di un sogno di unità contiene in sé elementi che, in questo particolare contesto e in assenza di parapetti, possono andare alla deriva verso l’incubo della jugoslavizzazione generale. Pierre Hillard Saggista, autore di Minoranze e regionalismi, Inchiesta sul piano tedesco che sconvolgerà l’Europa, Edizioni François-Xavier de Guibert, 2002. [1] cfr. Defense Policy Guidance for the Fiscal Years 1994-1999, US Department of Defense, 18 febbraio 1992. Estratti di questo documento sono stati pubblicati su The New York Times dell’ 8 marzo 1992. [2] Estratto del discorso del presidente Clinton in occasione della consegna del premio Carlo Magno, Aix-la-Chapelle, 2 giugno 2002. [3] v. la carta dei 13 programmi , INTERREG IIIB 2000-2006, Les politiques structurelles et les territoires de lEurope, Coopération sans frontières, Commission européenne, 2002 [4] ibid, p. 8. Testo originale: Reseau Voltaire. net pour la liberté d’expression 14 juillet 2003 Diviser pour mieux régner Léclatement du continent européen au service des États-Unis La régionalisation de lEurope pourrait être détournée de son sens initial à la faveur dun déséquilibre des institutions. Elle serait alors un moyen de démembrer politiquement lEurope, laissant ainsi le champ libre à la domination de lEmpire états-unien. Pierre Hillard analyse cette variante de la doctrine Wolfowitz : comment transformer le rêve dunité européenne en un cauchemar de la yougoslavisation généralisée. 11 juillet 2003 Les modalités de la construction européenne dépendent de lidée que lon se fait de lunité de lEurope et de son rôle dans le monde. Après avoir piloté la création de lUnion pour stabiliser lEurope occidentale et la soustraire à linfluence soviétique, les États-Unis encouragent aujourdhui à la fois son élargissement géographique et sa dilution politique. LUnion pourrait alors absorber la Russie et broyer les États-membres en une myriade de régions pour se transformer en une vaste zone de libre-échange protégée par la puissance militaire états-unienne. Contrairement à une idée répandue, il se trouve au sein même de lUnion de nombreuses forces pour promouvoir ce projet comme latteste la carte officielle que nous reproduisons. Table des régions dEurope Edité par lAssemblée des régions dEurope (ARE), 2002. Elle a été élaborée au sein de lARE (lAssemblée des Régions dEurope) en 2002. Créé en 1985 par les Français, les Espagnols et les Portugais, cet institut fut repris en 1987 par les Allemands qui lui insufflèrent des principes fédéralistes, régionalistes et ethnicistes, le tout en liaison avec les organismes européens comme le Comité des Régions (le CdR), le Congrès des Pouvoirs Locaux et Régionaux dEurope (le CPLRE) ou le Conseil des Communes et des Régions dEurope (le CCRE). Lintérêt majeur de ce document est de révéler le sens caché de la forme actuelle de la régionalisation européenne. Celle-ci ne concerne pas que lUnion présente, mais est conçue pour sétendre à toute lEurasie. Tous les États dEurope centrale, les États baltes, lUkraine, la Russie -avec une frontière à lEst qui sétend vers la Sibérie- les États du Caucase et la Turquie sont déjà intégrés dans ce projet européen ou plutôt euro-atlantique. Ladhésion à lUnion ne serait plus le moyen de réaliser lunité européenne, mais au contraire de démembrer le continent, assurant ainsi le triomphe pacifique de lhyper puissance états-unienne selon le principe classique « diviser pour régner ». La régionalisation, présentée comme un moyen de rapprocher les citoyens des lieux de décisions, ne serait plus quun artifice pour prévenir lémergence dune Europe-puissance en application de la « doctrine Wolfowitz » [1] Peu de temps avant de quitter la Maison-Blanche, le président Clinton a présenté la vision états-unienne de lEurope dans un discours magnifiant le bloc transatlantique. Il soulignait aussi et dune manière très nette que « (...) lunité de lEurope est en train dengendrer quelque chose de véritablement neuf sous le soleil : des institutions communes plus vastes que lÉtat-nation parallèlement à la délégation de lautorité démocratique aux échelons inférieurs. LÉcosse et le Pays de Galles ont leurs propres parlements. LIrlande du Nord, dont ma famille tire son origine, a retrouvé son nouveau gouvernement. LEurope est pleine de vie et résonne à nouveau des noms danciennes régions dont on reparle - la Catalogne, le Piémont, la Lombardie, la Silésie, la Transylvanie etc. - non pas au nom dun quelconque séparatisme, mais dans un élan de saine fierté et de respect de la tradition. La souveraineté nationale est enrichie de voix régionales pleines de vie qui font de lEurope un lieu garantissant mieux lexistence de la diversité (...) » [2] La « sympathie » américaine à légard de cette forme de régionalisation sexplique par le transfert du pouvoir politique des États vers les régions. Désormais, la « région-État » se pare dune autonomie politique de plus en plus grande dans les domaines qui touchent ladministration, la justice, les systèmes bancaire et postaux ou encore léducation, cette dernière devenant de plus en plus - quoiquen disent les autorités officielles - une éducation régionale. Or, ces instances politiques régionales sont conduites à traiter directement avec les instances supranationales de Bruxelles en court-circuitant lautorité nationale. Ceci ne peut que combler daise les dirigeants politiques et économiques états-uniens qui, par lintermédiaire de leurs puissants lobbies présents massivement à Bruxelles, pourront engager des contacts directement avec la Lombardie, lAlsace, la Catalogne, etc. Entre dun côté, la puissance politique, militaire et économique considérable des États-Unis et de lautre, une quelconque région dEurope, on devine sans peine quel parti Washington tirera de cette affaire. Pour renforcer lemprise complète américaine sur le vieux continent, Les États-Unis ont présenté au seul gouvernement allemand une véritable feuille de route pour lextension à lEst de lUnion européenne (lUE) et de lOTAN. Selon le Financial Times Deutschland du 24 octobre 2002 lobjectif dune « Europe libre et unie » doit sarticuler selon les modalités suivantes. Après lintégration de dix États en 2004 à lUE (Pologne, République tchèque, Slovaquie, Hongrie, Slovénie, Lituanie, Lettonie, Estonie, Chypre et Malte), les pourparlers dadhésion de lUkraine à lOTAN devraient commencer en 2004, suivies de ceux de la Serbie en 2005, de la Croatie et de lAlbanie en 2007. En outre, selon cette feuille de route, les États-Unis souhaiteraient ladhésion de la Turquie à lUE pour 2007. Enfin, le Financial Times Deutschland ajoute que lintégration complète des Balkans et de lUkraine dans les institutions euro-atlantiques doit être achevée pour 2010. Au moins, nous connaissons la date butoir des objectifs états-uniens. Dans cette parcellisation européenne donnant la primauté politique aux régions, aux dépens des nations, en liaison directe avec tous les lobbies financiers de Bruxelles, lAllemagne joue un rôle décisif. En effet, à lorigine de la régionalisation en Europe (recommandation 34 (1997) du Congrès des Pouvoirs Locaux et Régionaux dEurope), elle soumet le continent aux concepts institutionnels que les Britanniques et États-Uniens lui ont imposés à la Conférence de Postdam (11 juillet au 2 août 1945) et lors de la création de la bizone doccupation (2 décembre 1946). À lépoque, le rôle dévolu aux Länders visait à la fois à rétablir les libertés supprimées par le centralisme du IIIe Reich et à priver lAllemagne du statut de grande puissance. Ce dispositif avait été approuvé par la France qui, selon le mot de Mauriac à propos des zones doccupation, aimait tant lAllemagne quil préférait quil y en ait plusieurs. En outre, les Anglo-Saxons figèrent ces institutions en sacralisant la Constitution allemande et en créant une Cour constitutionnelle indépendante à Karlsruhe. Cependant la vassalité de lEurope vis-à-vis des États-Unis na plus de raison dêtre depuis leffondrement de lUnion soviétique et la dissolution du Pacte de Varsovie. La classe dirigeante allemande, quant à elle, se trouve partagée entre dune part ceux qui rêvent dune puissance indépendante et qui se sont exprimés en refusant de sassocier à lattaque de lIrak, et dautre part, ceux qui préfèrent minimiser les risques et jouer le rôle de gouverneur délégué de lEmpire pour lEurope. Ceux-là se sont empressés de jouer les supplétifs dans le démembrement de la Yougoslavie et dans la guerre du Kosovo. Dès lors, ces contradictions pourraient trouver une solution en se débarrassant de la tutelle états-unienne afin dêtre seuls maîtres à bord, selon le bon vieux « principe dIznogoud » (être calife à la place du calife). Tout le problème réside dans la capacité des Anglo-Saxons à convaincre les élites allemandes de jouer le rôle quil leur ont assigné dans le nouvel ordre mondial En tout cas, léclatement de lEurope comme le présente cette carte de lARE est encore transitoire. En effet, lémergence première des régions est le préalable avant de passer à un autre niveau : le remaniement des frontières régionales en fonction de critères économiques et ethniques. Dans le cadre de linterrégionalité, de nombreux regroupements sont possibles comme par exemple entre les entités basques française et espagnole ou encore entre lAlsace et le Pays de Bade. Cest tout lenjeu de la carte élaborée par la commission européenne en 2002 [3]. En effet, lobjectif étant de créer un vaste marché économique de libre-échange transatlantique, les technocrates bruxellois ont procédé à des remaniements territoriaux afin de créer des groupes économiques comme le stipulent les textes officiels : Interreg IIIB regroupe désormais toutes les actions de coopération transnationale impliquant les autorités nationales, régionales et locales et les autres acteurs socio-économiques. Lobjectif est de promouvoir lintégration territoriale au sein de grands groupes de régions européennes y compris au-delà de lUnion des Quinze, de même quentre les États membres et les pays candidats ou autres pays voisins, et à favoriser ainsi un développement durable, équilibré et harmonieux de lUnion. Une attention particulière est accordée notamment aux régions ultrapériphériques et insulaires [4]. Cette révolution politique, géopolitique et sociale en Europe est sur le point de franchir un pas décisif avec la reconnaissance dune personnalité juridique pour lUnion européenne. Ce qui peut apparaître comme laboutissement dun rêve dunité contient en lui-même des éléments qui, dans ce contexte particulier et en labsence de garde-fous, peuvent dériver vers le cauchemar de la Yougoslavisation généralisée. Pierre Hillard Essayiste, auteur de Minorités et régionalismes, Enquête sur le plan allemand qui va bouleverser lEurope, Editions François-Xavier de Guibert, 2002. [1] Cf. Defense Policy Guidance for the Fiscal Years 1994-1999, US Department of Defense, 18 février 1992. Des extraits du document ont été publiés dans The New York Times du 8 mars 1992. [2] Extrait du discours du président Clinton à loccasion de la remise du prix Charlemagne, Aix-la-Chapelle, 2 juin 2000. [3] Voir la carte des 13 programmes INTERREG IIIB 2000-2006, Les politiques structurelles et les territoires de lEurope, Coopération sans frontières, Commission européenne, 2002. [4] Ibid., p. 8.
Lunedì, 21 luglio 2003
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