In Italia tira brutta aria

di Géraldine Colotti, giornalista de il manifesto
Le Monde Diplomatique, luglio 2008

(traduzione dal francese di José F. Padova)


Roma: poliziotti in tenuta da guerra evacuano i campi dei nomadi. A Milano un «commissario straordinario per l’emergenza rom», nominato dal governo di Silvio Berlusconi, impone una carta d’identificazione per chiunque penetri nel suo proprio campo. A Napoli un altro accampamento è preso d’assalto, a colpi di bottiglie Molotov. Ed ecco che, per una sera, gli occhi terrorizzati dei bambini fanno irruzione, via TV, nelle case della gente perbene.

«Ci vedo il fantasma del razzismo istituzionale», dichiara Luciano Muhlbauer, consigliere regionale di Rifondazione comunista. «Se continuano così metteranno in pericolo la stessa democrazia», rincara il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che vorrebbe assegnare alloggi comunali ai rom; ma il comitato di quartiere, manipolato dalla destra, si rifiuta. E perfino fra i sindaci di sinistra Cacciari figura come un’eccezione. Altri preferiscono, in materia di sicurezza, rilanciare sulla Lega Nord e su Alleanza Nazionale, che espellono i rom romeni, infliggono contravvenzioni ai mendicanti e istituiscono ronde di quartiere.

È come se il discorso istituzionale si mettesse all’unisono sul piano del razzismo da bar. «Su stranieri e nomadi», sottolinea il sociologo Alessandro Dal Lago, «si riversano l’insicurezza economica o esistenziale, la paura dell’avvenire, la fine delle illusioni europee. Dappertutto una classe politica cinica e avventuristica può sfruttare il malcontento per portare dalla sua l’opinione pubblica. Non le costa nulla. A tutto questo si aggiunge la miopia di quelli della sinistra detta moderata, che hanno gettato benzina sul fuoco, minando le basi antifasciste della prima Repubblica, piagnucolando perfino sui morti fascisti di Salò (1), come se questi ultimi non fossero caduti combattendo i partigiani e collaborando con i nazisti, così facilitando lo sterminio degli ebrei, degli antifascisti, degli omosessuali e degli zingari».

Il governo Prodi fu il primo che espulse i rom originari dei Balcani, malgrado il loro stato di cittadini europei: a questo scopo emise un decreto ad hoc, su richiesta dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, dopo l’uccisione di una donna da parte di un nomade romeno. Il «pacchetto sicurezza» approvato dal governo Berlusconi il 21 maggio scorso si limita a riprendere e indurire una parte del decreto adottato dal governo di centro-sinistra poco prima della sua caduta.

«Tutti i rom rifugiati in Italia durante le guerre jugoslave sono vissuti finora con la testa nelle nuvole», spiega il docente universitario Santino Spinelli, musicista tzigano di fama internazionale. Ma se, in luglio, la legge trasforma l’immigrazione clandestina in delitto, allora invece di ottenere lo status di rifugiati essi rischieranno la prigione».

L’Italia conta circa centocinquantamila zingari, dei quali il 70% appartiene alle etnie rom e sinti, sovente di nazionalità italiana. Gli altri sono rom slavi originari dei Balcani o della Romania, o romeni arrivati dopo la caduta di Nicolae Ceausescu. «Sotto quel regime, precisa Spinelli, i rom avevano una casa e godevano di diritti uguali a quelli degli altri cittadini. Ma il cambio di sistema politico ha rimesso in discussione i diritti acquisiti delle classi popolari e in primo luogo dei rom, che furono i primi a perdere lavoro e alloggio e a dover emigrare. È così che finirono nei campi, in Italia, sottoposti a una nuova apartheid».

La storica e giornalista Giovanna Boursier, specialista dei campi degli zingari e dei rom dei Balcani, fa proprio questo atto d’accusa: «Nei confronti dei rom, spiega, si sono utilizzati termini scorretti per giustificare soluzioni scorrette, dettate dalla stupidità o dall’interesse. Investendo denaro per conservare nel loro stato i campi fatiscenti degli zingari, senza porsi il problema più globalmente, si è finito per istituzionalizzare il ghetto e per perpetuare stereotipi culturali facilmente demonizzabili: da qui deriva l’apparizione dello stato di capro espiatorio, che rimette in causa la lunga relazione esistente fra l’Italia e il 70% dei suoi rom e sinti  come pure il gigantesco scambio culturale esistente fra essi».

Per rovesciare le logiche xenofobe e gli stereotipi tendenti a rappresentare gli aspetti più squallidi, Spinelli per un certo tempo ha lasciato i suoi abiti di musicista per indossare quelli di leader. Ha preso la testa della prima manifestazione di rom e sinti a Roma, l’8 giugno. Un evento storico: quasi diecimila partecipanti, con una maggioranza di zingari, ma anche molti simpatizzanti, provenienti da quella sinistra battuta alle elezioni e scacciata dal parlamento, dal mondo delle associazioni, dalla base cattolica e dei centri sociali…
«Questo 8 giugno rimarrà il giorno della fierezza rom, s’infiamma Spinelli. Adesso, con i sinti e tutte le altre componenti del nostro popolo, un popolo che non ha mai mosso guerra e si sente fratello di tutte le religioni, costruiremo un coordinamento nazionale contro tutti i razzismi. Vogliamo così prendere direttamente in mano i rapporti con le istituzioni e le associazioni. Senza falsi amici. Di quelli veri, al contrario, abbiamo bisogno».

(1) La Repubblica Sociale Italiana, detta di Salò, è stata creata dall’occuapnte nazista, nel 1943, nel nord del Paese, dopo il rovesciamento del regim,e fascista a Roma. Nel 1996 Luciano Violante, presidente (democratico di sinistra) della Camera dei Deputati sotto il governo di centro-sinistra, si è spinto fino ad equiparare, dal doppio punto di vista umano e morale, i Resistenti e i volontari della RSI di Mussolini…

Testo originale:

Un vent mauvais souffle en Italie
Géraldine Colotti. Journaliste au quotidien il manifesto.
Le Monde Diplomatique, juillet 2008

ROME, des policiers en tenue de guerre évacuent les camps de nomades. A Milan, un « commissaire extraordinaire pour l’urgence rom », nommé par le gouvernement de M. Silvio Berlusconi, impose une carte d’identification à quiconque pénètre dans son propre camp. A Naples, un autre campement est pris d’assaut, à coups de cocktails Molotov. Et voilà que, pour un soir, les yeux terrorisés des enfants font irruption, via la télévision, dans les foyers des gens comme il faut.

«Je vois là le fantasme du racisme institutionnel », déclare M. Luciano Muhlbauer, conseiller régional milanais de Refondation communiste. «S’ils continuent comme ça, ils mettront en danger la démocratie elle-même », renchérit le maire de Venise Massimo Cacciari, qui voudrait attribuer aux Roms des logements communaux ; mais le comité de quartier, manipulé par la droite, refuse. Et, même parmi les maires de gauche, cet édile fait figure d’exception. D’autres préfèrent, en matière sécuritaire, surenchérir sur la Ligue du Nord et l’Alliance nationale : ils expulsent les Roms roumains, infligent  des contraventions aux mendiants et instituent des rondes de quartier.
Comme si le discours institutionnel se mettait à l’unisson du racisme de bar. « Sur les étrangers et les nomades, souligne le sociologue Alessandro Dal Lago, se déversent l’insécurité économique ou existentielle, la peur de l’avenir, la fin des illusions européennes. Partout, une classe politique cynique et aventuriste peut exploiter le mécontentement pour se gagner l’opinion. Ça ne lui coûte rien. A quoi s’ajoute la myopie de ceux de la gauche dite modérée, qui ont jeté de l’huile sur le feu, minant les bases antifascistes de la Première République, pleurnichant même sur les morts fascistes de Salò (1) comme si ces derniers n ’étaient pas tombés en combattant les partisans et en collaborant avec les nazis, facilitant ainsi l ’extermination des Juifs, des antifascistes, des homosexuels et des Tziganes. »

Le gouvernement de M. Romano Prodi fut le premier à expulser les Roms originaires des Balkans, malgré leur statut de citoyens européens : il prit à cette fin un décret ad hoc, à la demande de l’ex-maire de Rome Walter Veltroni, après l’assassinat d’une femme par un nomade roumain. Le « paquet sécurité » approuvé par le gouvernement Berlusconi, le 21 mai dernier, se contente de reprendre et de durcir une partie du décret adopté par le gouvernement de centre-gauche peu avant sa chute.

«Tous les Roms réfugiés en Italie pendant les guerres de Yougoslavie ont vécu jusqu ’ici sur leur petit nuage, explique l’universitaire Santino Spinelli, musicien tzigane de renommée internationale. Mais si, en juillet, la loi transforme l’immigration clandestine en délit, alors, au lieu d’obtenir le statut de réfugié, ils risqueront la prison. »

L’Italie compte environ cent cinquante mille Tziganes, dont 70 % appartenant aux ethnies rom et sinti, souvent de nationalité italienne. Les autres sont des Roms slaves originaires des Balkans, ou des Roumains arrivés après la chute de Nicolae Ceausescu. «Sous ce régime, précise Spinelli, les Roms avaient une maison et jouissaient de droits égaux à ceux des autres citoyens. Mais le changement de système remit en cause les acquis des classes populaires, et en premierlieu des Roms, qui furent les premiers à perdre travail et logement et à devoir émigrer. C’est ainsi qu’ils finirent dans des camps, en Italie, soumis à un nouvel apartheid. »

Cet acte d’accusation, l’historienne et journaliste Giovanna Boursier, spécialiste des camps tziganes et des Roms des Balkans, le fait sien : «A l’égard des Roms, explique-t-elle, on a utilisé des mots incorrects pour justifier des solutions incorrectes, dictées par la bêtise ou 1 ’intérêt. En investissant de l ’argent pour conserver en l’état des camps tziganes délabrés sans poser la question plus globalement, on a fini par institutionnaliser le ghetto et par perpétuer des stéréotypes culturels facilementdiabolisables : d’où l’apparition d’un statut de bouc émissaire, qui remet en cause la longue relation existant entre l’Italie et 70 % de ses Roms et de ses Sintis, ainsi que le gigantesque échange culturel entre eux. »

Afin de renverser les logiques xénophobes et les stéréotypes misérabilistes, Spinelli a abandonné pour un temps ses habits de musicien pour endosser ceux de chef de file. Il a pris la tête de la première manifestation des Roms et des Sintis, à Rome, le 8 juin. Un événement historique : près de dix mille participants, dont une majorité de Tziganes, mais aussi beaucoup de sympathisants, issus de cette gauche battue aux élections et chassée du Parlement, du monde associatif, de la base catholique et des centres sociaux...
a Ce 8 juin restera comme le jour de la fierté rom, s’enflamme Spinelli. Maintenant, avec les Sintis et toutes les autres composantes de notre peuple, un peuple qui n ’a jamais mené de guerre et se sent frère de toutes les religions, nous construisons une coordination nationale contre tous les racismes. Nous voulons ainsi prendre directement en mains les rapports avec les institutions et les associations. Sans faux amis. Des vrais, en revanche, nous en avons besoin. »

 (1) La République sociale italienne, dite de Salò, a été créée par l’occupant nazi, en 1943, au nord du pays, après le renversement du régime fasciste à Rome. En 1996, Luciano Violante, président (démocrate de gauche) de la Chambre des députés sous les gouvernements de centre-gauche, en 1996, a été jusqu’à assimiler, du double point de vue humain et moral, les résistants et les volontaires de la République sociale italienne de Mussolini...



Domenica, 06 luglio 2008