Le elezioni negli Stati Uniti
Religione e politica nelle elezioni USA

di Salvatore Rapisarda

Proponiamo in anteprima l’articolo che verrà pubblicato sul prossimo numero del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi "Riforma". L’autore è vicepresidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), www.riforma.it.

Sembra che i battisti americani si confermino decisivi per l’elezione dei presidente USA. Ricordiamo bene come in occasione delle due ultime elezioni presidenziali una consistente componente di battisti, in buona compagnia di cattolici e altri cristiani di stampo conservatore, siano stati determinanti per mandare alla Casa Bianca un esponente repubblicano, cioè l’attuale presidente G.W. Bush. Questa volta ci sono delle ottime probabilità che quegli stessi battisti e i loro compagni di schieramento siano determinanti per fare eleggere un candidato democratico. Questa previsione non induca a pensare che quegli esponenti della destra religiosa e conservatrice si siano convertiti a una politica più liberale, specialmente per quanto riguarda temi etici quali omosessualità, aborto, assistenza sanitaria ecc. Essi rimangono fortemente ancorati alla difesa di "valori" tradizionali e in politica sono sostenitori di quei candidati che fanno professione di "nuova nascita religiosa", di attaccamento alla Bibbia e ai "good old times", bei tempi di una volta in cui le mogli stavano sottomesse ai mariti. Sono proprio questi stessi beniamini delle cose sante che vendono l’anima a un liberismo economico che crea povertà in patria e miseria in gran parte del mondo, e sono capaci di calpestare persino i diritti dei propri cittadini, e a maggior ragione quelli di coloro che vedono come nemici.
Questa fascia di conservatori contribuirà a fare andare alla Casa Bianca un democratico, Barak Obama o Hillary Clinton, perché non intende appoggiare il candidato repubblicano John McCain, che appare il vincitore incontrastato delle primarie in campo repubblicano. Appoggerebbero volentieri l’ex pastore battista Mike Huckabee, considerato un grande comunicatore e un difensore delle cose che contano, ma questi non sembra avere grandi possibilità. Dunque, nessun voto per McCain accusato di essersi schierato contro la sacralità della vita e di non aver difeso abbastanza gli embrioni, di non aver condotto una battaglia decisiva contro la cultura gay e di adottare un linguaggio scurrile associato a un caratteraccio.
Potremmo dire che il Ruini americano oggi è un tale James Dobson, fondatore di "Focus on the Family", un movimento che vuole difendere la famiglia, quella naturale fondata sul matrimonio. Ma Dobson non è solo. La Destra religiosa annovera altri predicatori, altri leader di organizzazioni religiose quali la Southern Baptist Convention o docenti di seminari e università che abbiamo considerato di un qualche prestigio. E poi non mancano gli evangelisti e i telepredicatori, come Pat Robertson, che non fanno mistero delle loro idee conservatrici.
I leader della destra religiosa, da noi li chiameremmo il clero conservatore, hanno fatto ancora una volta una scelta di destra. Ce ne rallegriamo nella misura in cui questa scelta contribuirà involontariamente a una svolta nella presidenza americana e con ciò ci auguriamo che avvenga una svolta nella politica che quella presidenza vorrà fare in patria e nel mondo, sapendo quanto peso ha la politica e l’economia americana per tutti noi. Ma la nostra soddisfazione non è completa perché constatiamo come molti pastori e predicatori battisti utilizzano il loro prestigio per condizionare il voto delle loro comunità. Non ci rallegra il constatare che la Bibbia e il messaggio dell’evangelo venga declinato come un’arma da scagliare contro una parte politica e in difesa di un altro schieramento politico. E’ senza dubbio vero in America, come lo è da noi, che gli schieramenti politici non possono essere considerati neutri e che le diverse opzioni non ci possono lasciare indifferenti. Tuttavia, consideriamo sconveniente, in America e in Italia, spendere il prestigio che ci deriva dalla chiamata e dal servizio all’evangelo per lucrare nella lotta politica, per perseguire obiettivi limitati. Per quanto si possa essere sensibili sul tema dell’aborto, dunque sulla vita in formazione nel grembo materno, non si può e non si deve rimanere insensibili per i milioni di diseredati che in America si chiamano "homeless", che non hanno una casa, che non hanno una cura medica, che muoiono di gelo, abbandonati ai canti delle strade. Non si può appoggiare una politica che fa discorsi di moralità, ma non si fa scrupolo di ingaggiare guerre interminabili, che causano lutti, dolori e distruzioni di proporzioni spaventose.
Mentre non disconosciamo questo lato conservatore di molti leader battisti, non possiamo fare a meno di evidenziare che altri battisti, due ex presidenti USA quali Jim Carter e Bill Clinton, e l’ex vicepresidente Al Gore, assieme a una trentina di realtà di convenzioni battiste in cui hanno grande parte chiese di neri e chiese di bianchi, si sono impegnati nel dare vita a una associazione di battisti di stampo progressista, rispettosa delle differenze, aperta ai diritti delle minoranze e alla giustizia nel mondo.
E’ certamente difficile predicare l’evangelo all’uomo e alla donna di oggi senza affrontare i temi che li toccano da vicino, senza cioè parlare di politica. Ma la saggezza di chi si lascia guidare dall’evangelo non sta nel parlare fumoso e inconcludente, bensì nel denunciare il male e non le persone; sta nel cercare di non creare altri nemici (ce ne sono già troppi) e nel non lasciarsi irretire in schieramenti partitici, dunque di parte; sta dunque nel "non diventare né serva né padrona della società, bensì coscienza profetica" (M.L.King). Non desideriamo né per noi né per altri che ci venga tolta la possibilità di parlare e di contribuire al bene della società. Come chiese, però, lasciamo che la politica e i partiti siano cosa laica, non succursale della chiesa, ma strumento democratico della società.



Venerdì, 22 febbraio 2008