Politica estera - Nord america
Primarie americane.

di Claudio Giusti

Per la prima volta in più di trent’anni il Supermartedì non ha concluso le elezioni primarie, e questo, visto quanto è accaduto ultimamente, è ancora più rimarchevole.

Un tempo le primarie non erano determinanti, perché era la National Convention che decideva il candidato alla carica di Presidente ed è capitato che questo nemmeno vi avesse partecipato, come Humphrey nel 1968, e allora il Supermartedì era solo il giorno di marzo in cui si votava in sette stati del Sud.
Negli anni Settanta le cose cambiarono drasticamente perché, dopo il voto del Supermartedì, diventava chiaro chi era il candidato presidenziale e gli altri contendenti si ritiravano. Addirittura le primarie repubblicane del 2000 erano già state decise dallo Straw poll dell’Iowa dell’estate precedente.
Gli stati in cui si votava dopo (e fino a giugno) si trovarono così a non contare più nulla e decisero di anticipare il voto, con il risultato di avere elezioni sempre più anticipate, con Iowa e New Hampishire che, per mantenere la loro caratteristica di stati che votano per primi, minacciavano di fare caucus e primaria in dicembre.
Ha quindi dell’incredibile che, almeno per i democratici, il nuovo Super-supermartedì, con 24 primarie e caucus, non abbia deciso il candidato presidenziale.
Ancora più notevole è l’aumento dei votanti che sembra non siano più il misero 10-15% degli anni passati, ma un ben più robusto 25-30.
Dott. Claudio Giusti
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Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International e in seguito è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty. Fa parte del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti.



Sabato, 08 marzo 2008