Esteri - Riflessione
INTERVISTA AD AMIRI BARAKA

di Stefano Liberti

[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 novembre 2008 col titolo "Barack cambiera’ l’America. Il voto secondo il poeta black Amiri Baraka". Abbiamo omesso le poche righe di introduzione all’intervista]


- Stefano Liberti: Signor Baraka, come mai ha deciso di intervenire pubblicamente per sostenere Obama?

- Amiri Baraka: Sono intervenuto perche’ diverse persone di estrema sinistra, vicine a me politicamente, sostengono oggi la politica del "tanto peggio tanto meglio". Dicono che il partito democratico e il repubblicano sono la stessa cosa ed esortano quindi a votare per altri candidati, come Cynthia McKinney dei verdi. Io dico loro: negli Usa, sono solo due le persone che possono accedere alla presidenza, il candidato democratico o quello repubblicano. Ogni altro voto e’ un voto buttato. Ritengo che coloro che sostengono di voler votare secondo i propri principi e appoggiano candidati senza speranza siano solo degli egoisti che vogliono sentirsi in pace con se stessi. Con questo non voglio certo dire che il mio e’ un sostegno incondizionato. Il giorno dopo le elezioni, quando Barack Obama sara’ stato eletto, comincero’ a criticarlo se non fara’ quello che ha promesso di fare. A questo proposito voglio ricordare una cosa: io sono stato fra i piu’ strenui sostenitori dell’elezione dei primi due sindaci neri di Newark, la citta’ dove vivo. Quando i due sono stati infine eletti, sono anche stato tra i loro critici piu’ aspri, proprio perche’ mi sentivo responsabile nei confronti della mia comunita’. Lo stesso faro’ con Obama.

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- Stefano Liberti: Crede che l’America sia pronta per un presidente nero?

- Amiri Baraka: In America, in realta’ e’ molto radicato il concetto di "supremazia bianca". L’eredita’ della schiavitu’ e’ tutt’altro che cancellata nella mentalita’ collettiva. Fino ad ora, gli americani potevano eleggere anche un assassino alla presidenza, ma mai un nero. Se Gesu’ Cristo fosse stato nero, sicuramente non sarebbe potuto essere eletto alla Casa bianca. Per questo ritengo che la candidatura di Obama - e il grande sostegno popolare che ha ottenuto - siano importantissimi. Credo che questo voto cambiera’ profondamente l’America. Sono le terze elezioni piu’ importanti della storia degli Stati Uniti, insieme a quella vinte da Abraham Lincoln nel 1860 e da Franklin Delano Roosevelt nel 1932.

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- Stefano Liberti: Durante la campagna elettorale, Obama si e’ progressivamente spostato verso il centro. La cosa non ha scosso il suo entusiasmo?

- Amiri Baraka: Io credo che se ti candidi alla presidenza degli Stati Uniti, non hai altra alternativa: tutti vanno verso il centro. In un certo senso, anche la destra si muove verso il centro in occasione delle elezioni. A me certo non e’ piaciuto che Obama abbia approvato il piano di salvataggio delle banche da 700 miliardi di dollari. Ma sono anche convinto che, se non avesse votato quel piano, si sarebbe messo in una situazione difficile, sarebbe stato accusato di essere un traditore della patria. Il punto e’ un altro: come ho detto prima, sta alle persone che lo hanno sostenuto fare le adeguate pressioni affinche’ mantenga le promesse elettorali e riesca davvero a cambiare l’America.

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- Stefano Liberti: Anche il discorso fatto alla Aipac, l’istituto espressione della lobby filo-israealiana a Washington, e’ frutto di opportunismo politico?

- Amiri Baraka: In America non e’ possibile vincere le elezioni senza interagire con la lobby israeliana, cosi’ come non e’ possibile essere eletto senza l’appoggio degli anti-castristi di Miami. La differenza e’ che Obama e’ andato all’Aipac e ha parlato con i cubani di Miami, ma allo stesso tempo ha detto che lui e’ pronto a negoziare con gli iraniani ed e’ pronto a parlare con Fidel Castro. Io penso che anche sulla politica estera, riuscira’ a voltare la triste pagina dell’unilateralismo di Bush.

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- Stefano Liberti: Quali sono le cose che si aspetta da un’eventuale presidenza Obama, le cose su cui non e’ disposto a transigere?

- Amiri Baraka: Tre cose: servizio sanitario nazionale per tutti, fine della guerra, sostegno a una riforma dell’educazione pubblica. Io credo che su questi punti non sia possibile negoziare. Su questi tre aspetti dovremo insistere, perche’ sono cruciali per il futuro dell’America.

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Numero 631 del 6 novembre 2008



Giovedì, 06 novembre 2008