XXXII TEMPO ORDINARIO – 8 novembre 2020 - Commento al Vangelo
ECCO LO SPOSO! ANDATEGLI INCONTRO!

di p. José María CASTILLO

Mt 25, 1-13
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:] «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
  1. Questa piccola storia ci rimanda ad una predicazione di Gesù raccolta da Matteo tra le parabole della fine dei suoi giorni a Gerusalemme. Per lo meno, è sicuro che il redattore di questo vangelo ha considerato che questo era il luogo ed il momento più opportuno per ricordare il significato di tale storia. In così mediante questo racconto Gesù ci ricorda che il pericolo, la minaccia, il giudizio, la condanna, la sofferenza e la morte, nulla di tutto questo, per terribile che sia, non deve mai costituire motivo per perdere la gioia che deve essere sempre presente nella nostra vita.
  2. Qui Gesù non ci ha raccontato una parabola sulla parusía o la fine della Storia. La metafora dello “sposo” rimanda a Dio (Os 2,21s; Is 62,5; Ger 2,2) (J. Jeremias). E non si tratta neanche di una parabola del giudizio, come è chiaro nel paragone con le nozze che evoca gioia e non timore (U. Luz). Come ha ben osservato lo stesso Ulrich Luz, l’intenzione ultima del redattore è stata sicuramente un monito che stava a significare: chi non è preparato si può perdere il “momento” (kairós) della gioia! Per questo bisogna essere vigilanti per non perderlo mai.
  3. La conclusione è chiara e motivante: essere cristiano e seguire Gesù è vivere nella gioia. Quindi, tutto quanto minaccia la nostra gioia, la nostra felicità, così come la gioia e la felicità degli altri, è qualcosa che bisogna evitare, se vogliamo attendere Gesù, lo sposo della grande festa di nozze, che è il Regno di Dio, la gioia di Dio, la felicità nella quale deve vivere sempre il cristiano. E questo, benché ci siano “dimenticanze” (come quella delle vergini stolte) o abbiamo comportamenti egoisti (come quello delle vergini “prudenti”). Che abbiamo e avremo limiti e miserie, di questo nessuno dubita, nonostante la buona volontà che abbiamo. Però nulla di tutto questo deve eliminare o sminuire la nostra costante gioia di chi vive nella festa senza fine che è il Regno di Dio.



Giovedì 05 Novembre,2020 Ore: 18:31