XXX TEMPO ORDINARIO – 27 ottobre 2019 - Commento al Vangelo
IL PUBBLICANO TORNO’ A CASA GIUSTIFICATO, A DIFFERENZA DEL FARISEO

di p. Josè María CASTILLO

Lc 18,9-14
[In quel tempo, Gesù] disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
  1. Il modello di persona, rappresentata dal fariseo, continua ad esistere oggi, come esisteva al tempo di Gesù. Anzi, in un significato più autentico tutti noi portiamo incorporato nella nostra intimità un buon fariseo. Un fariseo che dovremmo uccidere. Ma probabilmente una delle cose più dure che ci sono nella vita è “uccidere il fariseo”, che ognuno porta in sé stesso e con sé stesso.
  2. Per quanto detto, questa parabola esprime gli orientamenti ed il modo di pensare di quelli che si considerano come i “giusti”, quelli che pensano che sono “come debbono essere”. Si tratta di una mentalità che inconsciamente si riproduce tra le persone religiose, molto più di quello che immaginiamo noi che frequentiamo gli ambienti ecclesiastici. È la coscienza che di loro stessi hanno quelli che si considerano “come devono essere” ed anche quelli che pensano che stanno “dove meglio si può stare”.
  3. L’insegnamento di questo vangelo è che, quando uno considera sé stesso e pensa di sé stesso che sta “dove deve stare” e che è “come deve essere”, questo è un fariseo. Cioè, è un individuo che, fin dal momento in cui ha di sé stesso la coscienza che ha, inevitabilmente (e probabilmente senza accorgersene di quello che gli capita) porta nel suo spirito due convinzioni che lo accompagnano e lo accompagneranno sempre, a meno che non riconosca che sbaglia. Queste due convinzioni sono: 1) Si sente sicuro di sé stesso, è risoluto, certamente cammina a testa alta e può addirittura guardare dall’alto in basso. 2) Proprio per questo e necessariamente si sente superiore agli altri. Comunque sia, si sente superiore agli altri, almeno alla maggioranza della gente o in qualche aspetto della vita. Ecco perché sottovaluta (o persino disprezza) gli altri o forse molti.
  4. Ebbene, Gesù censura in maniera implacabile questa posizione, cioè questa maniera di vivere e di pensare. Per varie ragioni: 1) Perché una persona così è una persona centrata su sé stessa. 2) Perché una persona così è una persona che in sé vede solo “meraviglie”, poiché pensa in realtà che come lui non c’è nessuno nel mondo. 3) Perché una persona così è una persona che pensa degli altri che sono ladri, ingiusti, adulteri, ossia che si tratta di un “malpensante”, che vede sempre errori, lacune, difetti, contraddizioni….in tutti quelli che non sono come lui o non la pensano come lui. 4) Di conseguenza, è un individuo che vede la maggioranza delle persone come disprezzabili. 5) Tutto ciò è qualcosa che Dio rifiuta al punto che, sebbene l’individuo si senta felice nella vita, in realtà è un “disgraziato”, un essere che Dio rifiuta. 6) Al contrario, il Padre accetta, accoglie ed abbraccia colui che considera sé stesso come essere così disprezzabile da non avere il coraggio di alzare gli occhi da terra. Questi Dio preferisce. Non perché è un santo, ma perché si considera come l’ultimo di questo mondo. Semplicemente, considera la sua “umanità”. E colui che si considera così, questi ha il suo “ego” controllato e dove deve stare. Per questo è così difficile uccidere il fariseo che ognuno di noi porta dentro.



Lunedì 21 Ottobre,2019 Ore: 19:41