Lc 19, 28-40
[In quel tempo] Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
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Nella domenica delle palme la Chiesa inizia la settimana santa ricordando l’entrata di Gesù a Gerusalemme. Quest’entrata nella capitale è un fatto di speciale significato; per questo motivo lo ricordano i quattro vangeli (Mc 11,1-11; Mt 21, 1-11; Lc 19, 28-38; Gv 12, 12-19). Ma lo ricordano associandolo ad un fatto di importanza fondamentale: l’atteggiamento violento di Gesù nel Tempio, cosa che si dice anche nel racconto del vangelo di Giovanni (Mc 11, 15-19; Mt 21, 12-17; Lc 19, 45-48; Gv 2, 13-22). È certo che Marco (11, 15-19) colloca l’episodio del Tempio il giorno seguente all’entrata in Gerusalemme. Così come sappiamo che il IV vangelo non racconta la salita a Gerusalemme ed il conflitto con il Tempio alla fine della vita di Gesù, ma all’inizio della sua attività pubblica, immediatamente dopo le nozze di Cana (Gv 2,13).
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Certo, queste differenze nei racconti evangelici devono essere precisate e spiegate, ma non sono l’aspetto centrale e determinante dell’arrivo di Gesù nella capitale. Il dato forte e decisivo sta nel fatto che i quattro vangeli legano l’entrata di Gesù a Gerusalemme con il conflitto di Gesù con il Tempio. Si consideri che l’episodio del Tempio fece così grande impressione a Gerusalemme che, avendo i giudei tante cose contro Gesù - come di fatto ne avevano - nel processo religioso (Mc 14, 57-59; Mt 26,59-62) e negli scherni ed insulti quando Gesù agonizzava (Mc 15,29; Mt 27,40), rimproverano a Gesù proprio quello che lo stesso Gesù aveva detto sulla distruzione del Tempio.
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Frequentemente si parla di “purificazione” del Tempio, che sarebbe quello che Gesù aveva fatto al suo arrivo a Gerusalemme. Ma quell’incidente così duro non fu considerato come una “purificazione”, ma come una “distruzione”. Così lo intesero i testimoni nel processo religioso e quelli che insultarono Gesù sulla croce. I testi lo dicono molto chiaramente: in essi non si parla di “purificazione” (katharízo), ma di “distruzione” (katalúo). Lo stesso Gesù aveva detto che del Tempio “non rimarrà pietra su pietra” (Mc 13,2; Mt 24,2; Lc 21,6). In questa questione capitale la ragione di fondo affonda le radici nel fatto che Gesù non vuole il culto sacro del Tempio, ma il culto in spirito e verità, che è il vero culto (Gv 4, 19-24). Il luogo (sacro o profano) perde la sua importanza. Si incontra Dio nella persona, nella vita, nell’umanità di Gesù e nel rispetto, nella bontà e nell’affetto verso ogni essere umano (cf. M. Theobald, H. Thyen, J. Zumstein).
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Il ricorrere alla processione di Gesù salito sull’asinello ha deviato l’attenzione dei cristiani verso un ricordo poetico ed emotivo, che non cambia per nulla le nostre vite e non ci avvicina al significato profondo del Vangelo.
Lunedì 08 Aprile,2019 Ore: 22:28 |