V QUARESIMA – 7 aprile 2019 - Commento al Vangelo

CHI DI VOI E’ SENZA PECCATO, GETTI PER PRIMO LA PIETRA CONTRO DI LEI

di p. José María CASTILLO

Gv 8, 1-11

[In quel tempo,] Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
  1. Questo racconto manca nei migliori manoscritti greci, ma il suo contenuto conserva il ricordo del Gesù storico (D. Lührmann; J. Zumstein), sebbene provenga probabilmente dal secolo I ed abbia la sua origine in Egitto (H. von Campenhausen). Questo non vuole dire che sia falso. L’ipotesi più probabile è che sia collocato fuori del suo contesto, che sarebbe il vangelo di Luca, durante gli scontri dei capi religiosi con Gesù, alla viglia della passione (Raymond E. Brown). La Chiesa lo accetta e lo insegna come un racconto autentico.
  2. L’episodio suscita indignazione, non tanto per l’adulterio della donna, ma soprattutto per il cinismo e l’ipocrisia di coloro che l’accusano, tutti uomini. Quei «dotti» scribi e quegli «osservanti» farisei portano a Gesù una donna sorpresa in flagrante adulterio. Come è logico, in quell’adulterio ci doveva essere non solo un’«adultera», ma anche (e con lei) un «adultero». Gli accusatori basano la loro accusa sulla legge di Mosè, che dice questo: «Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte» (Lv 20,10; cf. Dt 22,22). Ma a giudizio dei «dotti» e degli «osservanti» chi doveva meritare la morte era solo la donna. E chi ha commesso adulterio con lei? Probabilmente è stato uno di quelli che se ne andarono uno per uno (Gv 8,9).
  3. Gesù non condanna la donna. Gesù depenalizza l’adulterio. E – cosa più forte – Gesù smaschera l’ipocrisia dei «professionisti della religione», un collettivo nel quale abbondano i censori senza pietà quando si tratta dei peccati e dei delitti degli altri, mentre con sfacciata sfrontatezza occultano questi stessi peccati e delitti quando li commette il clero. Questo succedeva al tempo di Gesù e continua a succedere oggi. Una mentalità frequente tra i chierici, sebbene tra di loro ci siano molti uomini esemplari per la loro integrità e l’esempio della loro vita.



Lunedì 01 Aprile,2019 Ore: 21:55