CRISTO RE – 25 novembre 2018 - Commento al Vangelo
TU LO DICI: IO SONO RE

di p. José María CASTILLO

Gv 18, 33b-37

[In quel tempo] Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
  1. Nell’ultima domenica dell’anno liturgico la Chiesa celebra la festa di Cristo Re dell’Universo. Una festa di alto contenuto teologico, ma che non è ancora arrivata ad essere una festa popolare e non sembra avere speciale significato per la spiritualità della gran parte dei cristiani. Perché il titolo di “re”, applicato a Gesù, incappa in due difficoltà. 1) La secolare “mondanizzazione”; 2) L’esagerato “misticismo”.
  2. Il titolo di re è un titolo secolare, mondano che nella mentalità di molta gente è inoltre associato alle antiche monarchie assolute. Per questo applicare a Gesù il titolo di “re” ha il pericolo di evocare il potere politico che ha avuto la religione di Israele ed il potere temporale che, a partire dall’imperatore Costantino, la Chiesa ha esercitato con tanta frequenza. Un potere, per di più, che oggi pretende di continuare ad esercitare, basandosi sull’argomento secondo il quale la religione è il riferimento ultimo nelle questioni connesse con il comportamento etico (Benedetto XVI). Fissare i limiti e le competenze della religione in quest’ordine di cose è una delle questioni più urgenti del momento che stiamo vivendo. In ogni caso, se accettiamo che l’elemento specifico del Vangelo non è “il religioso”, ma “il laico”, quello che deve fare la Chiesa è educare e formare buoni “cittadini”. Perché i buoni cittadini sono e saranno sempre buoni “cristiani”.
  3. L’esagerato misticismo si può verificare in quelle persone che, quando pensano a Gesù Re, lo vedono inchiodato sulla croce. Questo corrisponde al titolo che Pilato ordinò di collocare sulla testa del Crocifisso. Ma in tal caso, il pericolo può stare in coloro che associano la croce solo alla sofferenza e non alla lotta contro la sofferenza. Gesù è morto crocifisso non perché Dio vuole la sofferenza, ma perché non la vuole. Gesù è vissuto per fare il bene ed alleviare il dolore del mondo. Questo, portato fino alle sue ultime conseguenze, ha portato Gesù sulla croce. E in questo modo Gesù è Re: essendo buono con tutti e facendo il bene a tutti.



Martedì 20 Novembre,2018 Ore: 14:48