XXIII TEMPO ORDINARIO – 9 settembre 2018- Commento al Vangelo
FA UDIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI

di p. José María CASTILLO

Mc 7, 31-37
[In quel tempo] Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
  1. In questo vangelo si riferisce un fatto prodigioso, cosa di cui ci si accorge solo alla fine dell’episodio. La gente è arrivata al colmo dello stupore nel vedere quello che Gesù aveva fatto. Cosa aveva fatto? Molto semplice: aveva ottenuto che un sordomuto potesse sentire e potesse parlare. Cioè Gesù era riuscito nel fatto che un uomo, che viveva senza comunicare, potesse comunicare. Questo è tutto. Ma questo, a giudizio di quelle persone, è stato qualcosa di stupefacente. Qualcosa che, a quanto pare, era molto e significava molto. Fare della non comunicazione una vera comunicazione è un prodigio che produce negli esseri umani il “colmo dello stupore”. Perché questo è così stupefacente?
  2. Perché, se già era complicato e difficile la vera comunicazione umana al tempo di Gesù, indicibilmente più difficile lo è oggi, proprio oggi, in questi tempi nei quali abbiamo la tecnologia della comunicazione più sviluppata. Tanto sviluppata che mai si è potuto immaginare di arrivare a tali progressi e ad una così grande perfezione. E tuttavia ogni giorno ci comprendiamo di meno e comunichiamo di meno. Perché? Perché abbiamo in abbondanza “informazione” e ci manca “comunicazione”. Inoltre, nella stessa misura in cui si sviluppano le tecniche dell’informazione, in questa stessa misura si impoverisce l’autentica comunicazione tra le persone.
  3. L’attualità di questo vangelo è avvincente. Viviamo nella società delle tecnologie dell’informazione. Le tecnologie che ci riempiono di notizie, ma ci nascondono le verità. E soprattutto ci allontanano dalle persone, dai problemi delle persone, dal dolore e dalla gioia che vivono gli esseri umani. Sappiamo molto degli altri, ma non li conosciamo, i loro veri problemi non ci interessano, non ci importano, non li sentiamo come nostri. E così capita che ogni giorno siamo più soli. E finiamo con l’essere più egoisti. Oggi abbiamo un’eccellente “teoria dell’azione comunicativa” (J. Habermas). Ma di fatto l’informazione (manipolata) sta rendendo ogni giorno più complicata la vera comunicazione che rende più trasparenti le persone.



Lunedì 03 Settembre,2018 Ore: 22:09