PENTECOSTE – 4 giugno 2017 - Commento al Vangelo
COME IL PADRE HA MANDATO ME, ANCH’IO MANDO VOI

di p. José María CASTILLO

Gv 20, 19-23
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
  1. Nell’insieme del Nuovo Testamento emerge con chiarezza che la vita e la salvezza, concesse al mondo da Dio, sono prima di tutto iniziativa del Padre. Ma questo progetto non si realizza solo per mezzo di Gesù. Oltre l’azione di Gesù, è opera anche dello Spirito. Per questo il vangelo di Giovanni, quando racconta la morte di Gesù, dice che questi, quando oramai tutto era “consumato”, “reclinando la testa, consegnò lo Spirito” (Gv 19,30). E la domenica stessa di Pasqua, come oggi ricorda il vangelo, il Risorto consegna di nuovo lo Spirito ai discepoli (Gv 19,22). Nel IV vangelo, lo Spirito è frutto della vita, della morte e della resurrezione di Gesù. Lo Spirito è il prolungamento e la pienezza dell’opera di Gesù.
  2. Nel libro degli Atti degli Apostoli si raccontano tre venute dello Spirito. La prima, il giorno di Pentecoste (At 2, 1-11), che produce come frutto l’effetto contrario a quello che era successo secondo il mito della torre di Babele (Gen 11, 1-9): la divisione delle lingue esprime l’incomunicabilità degli uomini, mentre la venuta dello Spirito fa sì che coloro che parlano lingue diverse, si comprendano. La seconda venuta, quando gli apostoli escono dal carcere e si riuniscono con la comunità (At 4,31): la presenza dello Spirito produce la “libera audacia” o “coraggio” (parrhesía) per annunciare il Vangelo. La terza venuta si è verificata il giorno in cui Pietro ha ammesso i primi pagani nella Chiesa (At 10, 44-46): lo Spirito non è associato ad una cultura, ad alcuni riti o ad una religione, ma trascende tutti i limiti che noi uomini tentiamo di mettere a Dio.
  3. La Chiesa parla con frequenza dello Spirito, ma nella pratica dà l’impressione di credere più nell’efficacia del potere e del denaro che nella forza dello Spirito. Qualcosa di questo non capita a tutti noi credenti? Questo si avverte, soprattutto, in tempi di crisi di fede. E nelle situazioni di crisi economica e politica. È proprio l’esperienza che stiamo vivendo ed avvertendo in modo palpabile adesso nella società e nella Chiesa.



Martedì 30 Maggio,2017 Ore: 09:31