V DOMENICA DI PASQUA - 14 maggio 2017 - Commento al Vangelo
IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA

di p. José María CASTILLO

Gv 14, 1-12

[In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:] «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
  1. Certamente abbiamo letto questo vangelo molte volte. E non ci rendiamo conto del fatto che in realtà non ci crediamo in quello che Gesù dice in questo testo. Non ci crediamo perché il Dio che abbiamo in testa non è il Padre del quale parla Gesù in questo testo. Lo stesso Gesù dovrebbe farci la stessa domanda fatta a Filippo: “Non credi che sono nel Padre ed il Padre è in me?”. Dio, il Padre, sta in Gesù. Cioè in Gesù il divino si è unito all’umano. Quindi, nel comportamento di Gesù vediamo qual è il comportamento di Dio. E nelle preferenze di Gesù impariamo quali preferenze ha Dio.
  2. Probabilmente preferiamo che Dio stia in cielo, a distanza. E noi qui sulla nostra terra. C’è molta gente che ha bisogno di un Dio lontano e maestoso da adorare. Questa gente teme un Dio vicino, umano, tangibile e visibile da imitare. L’adorazione è più facile e meno esigente dell’imitazione. L’adorazione si fa in un lasso di tempo e dopo ci lascia in pace ed in buona coscienza. L’imitazione è impegno di sempre, nel lavoro e nel riposo, nel tempio e nella strada, nelle gioie e nelle sofferenze. L’adorazione si conclude presto. L’imitazione è un carico pesante che non ci abbandona ed esige da noi costante vigilanza.
  3. Le religioni sono in generale un progetto di relazione con Dio. Il cristianesimo è un progetto di unione con Dio. La «relazione» consiste nell’osservare determinate «mediazioni» (riti, cerimonie, abitudini…). L’«unione» consiste nel fare a tutte le ore quello che fa Dio. Per esempio, Dio manda il sole ogni mattina sui buoni e sui cattivi e fa cadere la pioggia allo stesso modo su giusti e peccatori. Ossia, Dio non fa differenze. Credere nel Dio di Gesù è andare per la vita senza fare mai differenze: né tra amici e nemici, tra quelli di destra e quelli di sinistra, tra ricchi e poveri, tra persone note e sconosciute. Ma allora, se è così, come è difficile credere veramente nel nostro Dio! Solo la bontà e la forza di Gesù possono rendere questo possibile.
  4. Bisogna domandarsi in tutta sincerità e senza paura: abbiamo paura del Vangelo? Questa domanda è fondamentale. Perché, se ci dimentichiamo del Vangelo, se non lo abbiamo costantemente presente nelle nostre decisioni, convinzioni e regole di comportamento, non sarà perché ci fa paura? Non ci succederà che abbiamo timore nel dover accettare che la rettitudine della nostra vita dipenda dalla nostra fedeltà al Vangelo?



Lunedì 08 Maggio,2017 Ore: 21:39