XXX TEMPO ORDINARIO – 23 ottobre 2016 - Commento al Vangelo
IL PUBBLICANO TORNO’ A CASA GIUSTIFICATO, A DIFFERENZA DEL FARISEO

di p. José María CASTILLO

Lc 18,9-14
[In quel tempo, Gesù] disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
  1. La parabola del fariseo e del pubblicano è l’espressione più semplice e più profonda (entrambe le cose) delle conseguenze che derivano quando “la religione sostituisce Dio” (J. A. Estrada, H. J. Hohn). Si tratta della situazione nella quale, quando capita sul serio – e capita più spesso di quello che immaginiamo -, ci imbattiamo nel fatto sorprendente e ripugnante che l’uomo “più osservante” è proprio l’uomo che nella maniera più pia “disprezza gli altri” (J. M. Castillo). Così capita che la stretta fedeltà all’osservanza ed il disprezzo verso coloro che non si comportano così, ossia “osservanza” e “disprezzo” salgono e crescono come vasi comunicanti che si condizionano reciprocamente. Con un’aggravante: siamo di fronte ad un “disprezzo santo”. Un disprezzo, quindi, rispetto al quale chi disprezza non è né può essere cosciente della contraddizione che vive. Perché il suo disprezzo è una componente essenziale della perfezione che cerca e nella quale vive inserito.
  2. Questo succede quando uno vede se stesso e pensa di se stesso che sta “dove deve stare” e che è “come deve essere”. È il fariseo preciso. Cioè, si tratta di un individuo che, a partire dal momento in cui ha di se stesso la coscienza che ha, inevitabilmente (e senza rendersi conto di quello che gli succede) porta nel suo spirito due convinzioni che l’accompagnano sempre. Queste due convinzioni sono: 1) Si sente sicuro di se stesso, si comporta con arroganza nella vita e quindi va con la testa alta e anzi può guardare dall’alto in basso. 2) Per questo stesso motivo e necessariamente sottovaluta (o persino disprezza) gli altri.
  3. Ebbene, Gesù censura in maniera implacabile quest’atteggiamento, cioè questa maniera di vivere e di pensare. Per varie ragioni: 1) Perché una persona così è una persona centrata su se stessa. 2) Perché una persona così non vede in lei null’altro che “fedeltà” e “virtù”, poiché in fondo quello che pensa è che come lei dovrebbe essere tutto il mondo. 3) Perché un uomo così è una persona che pensa degli altri che sono ladri, ingiusti, adúlteri, ossia si tratta di un “malpensante” che sempre vede errori, difetti, contraddizioni….in tutti quelli che non sono come lui o non pensano come lui. 4) Di conseguenza, è un soggetto che vede la maggioranza della gente come disprezzabile. 5) tutto questo è qualcosa che Dio rifiuta al punto che, sebbene l’individuo si senta felice nella vita, in realtà è un “disgraziato”, un essere che Dio rifiuta.



Lunedì 17 Ottobre,2016 Ore: 17:38