XXIX TEMPO ORDINARIO – 16 ottobre 2016 - Commento al Vangelo
DIO FARA’ GIUSTIZIA AI SUOI ELETTI CHE GRIDANO VERSO DI LUI

di p. José María CASTILLO

Lc 18,1-8
[In quel tempo,] Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
  1. Se, nello spiegare questa parabola, ci limitiamo al tema dell’efficacia della preghiera di petizione, è evidente che non ci rendiamo conto del contenuto che questo racconto ha per noi in questo momento. Quando il Vangelo non contiene un messaggio attuale e “per il momento che stiamo vivendo”, smette di essere “Buona Notizia” e si degrada in mera considerazione pia. Detto ciò, l’aspetto più chiaro che appare in questa strana parabola è l’importanza fondamentale che in essa ha, più che il tema della “preghiera di petizione”, il “problema dell’amministrazione della giustizia”, soprattutto per le persone di condizione sociale debole e senza protezioni. Quello era il caso di una vedova a quel tempo, modello delle persone meno protette ed abbandonate nelle società dell’Antichità.
  2. È evidente che l’amministrazione della giustizia non può stare alla mercé della migliore o della peggiore volontà dei giudici. Il potere giudiziario deve essere indipendente dal potere legislativo e da quello esecutivo. Ed inoltre la giustizia deve essere strutturata in maniera tale che i giudici debbano rispondere, di fronte ai pubblici poteri, delle decisioni che prendono, sempre secondo la legislazione vigente. Per questo si può – e si deve – affermare con grande onestà che il “Diritto” è veramente “diritto” quando è “la legge del più debole”, non proprio la legge che protegge il più forte. Questo equivale ad affermare che un “diritto” senza le dovute “garanzie” (L. Ferrajoli), per questo stesso motivo smette di essere Diritto. E si tramuta in capriccio dei potenti e rifugio per le canaglie.
  3. Stando così le cose, si comprende l’attualità di questa parabola. La povera vedova, che chiedeva giustizia al giudice ingiusto, è l’immensa marea dei poveri della terra che, giocandosi la vita, cercano, disperati, le cose e le frontiere di Europa e degli Stati Uniti, protestando per un mondo più giusto, più umanitario, più sensibile alla sofferenza di coloro che non hanno documenti, né titoli, né argomenti per fuggire dalla miseria e dalla morte che li minaccia implacabile giorno dopo giorno. Uno dei compiti più forti che spettano a noi uomini in questo momento, è protestare con insistenza davanti agli alti organismi internazionali e davanti ai pubblici poteri di ogni paese, perché si faccia giustizia alla “povera vedova” che ogni giorno abbiamo nei notiziari, che ci opprimono con notizie che spaccano l’anima di ogni essere che sia e si senta umano.



Venerdì 14 Ottobre,2016 Ore: 10:00