XXVII TEMPO ORDINARIO – 2 ottobre 2016 - Commento al Vangelo
SE AVESTE FEDE!

di p. José María CASTILLO

Lc 17,5-10
[In quel tempo,] gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
  1. È probabile che in questo racconto Luca abbia voluto utilizzare un linguaggio solenne e forte. Perché in questo brano tratta un tema delicato, importante. È il tema della fede, ed in concreto la fede degli apostoli. Ma l’aspetto più sorprendente è che parla di questa questione per mettere in evidenza, ancora una volta, che la fede degli apostoli era estremamente debole. Di questo sono coscienti gli stessi apostoli. E per questo chiedono al Signore che aumenti loro la fede. A questo Gesù risponde affermando che in effetti la fede di quegli uomini era quasi insignificante: “Se aveste fede quanto un granello di senape…”. Il granello di senape (kókkos e sínapi) è l’esempio della cosa più minuta, più insignificante che si possa citare. I rabbini utilizzavano questo paragone per indicare la macchia più piccola (F. Kogler). La fede degli apostoli era come qualcosa di insignificante, quasi nulla, qualcosa di praticamente inesistente.
  2. Gesù lo aveva detto in ripetute occasioni. Dei discepoli dice che non avevano fede (Mc 4,40) o che erano “miscredenti” (ápistoi) (Mt 17,17). In altri casi li qualifica come oligópistoi, come colui che è “oligofrenico”, ma nelle cose della religione (Mt 17,20). O si dice di alcuni di loro che “non credevano” (ápistoi) (Lc 24,11.34), che avevano una fede così piccola che era come se fosse nulla (Mt 8,26; 14,31; 16,8; Lc 12,28).
  3. Come si spiega che i “seguaci” di Gesù avessero una fede così scarsa o che addirittura non avessero alcuna fede in Gesù? Non sono contraddittori i vangeli quando parlano di questa problematica così delicata? È chiaro che la Chiesa nascente, nell’accettare come “autentici” questi vangeli, da questi non “ha soppresso” o spiegato con più “prudenza” questa questione che faceva fare una brutta figura agli uomini che sono stati “testimoni della fede”. Almeno una cosa è chiara: alla Chiesa primitiva è importata più la “verità” di quello che è accaduto che la “buona immagine” dei primi apostoli. Perché non seguiamo l’esempio dei vangeli anche in questa problematica? Inoltre, si deve sottolineare che probabilmente la “mancanza di fede” ha molto a che vedere con l’”ambizione di fama e di potere” che hanno nutrito quegli uomini. È un tema che nei vangeli risalta in maniera vistosa; le discussioni tra loro su chi fosse il primo, il più importante (Mc 9,34; Mt 18,1-5, Lc 9,46-48; Mc 10,35-41; Mt 20,20-24; Lc 22,24-27). Se questa era l’atmosfera che c’era tra di loro, come potevano avere una fede salda in Gesù? Non stiamo vedendo che qualcosa di simile capita ancora nella Chiesa?



Lunedì 26 Settembre,2016 Ore: 18:49