XII TEMPO ORDINARIO – 19 giugno 2016 Commento al Vangelo
TU SEI IL CRISTO DI DIO. IL FIGLIO DELL’UOMO DEVE SOFFRIRE MOLTO

di p. José María CASTILLO

Lc 9, 18-24
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».
  1. Questo racconto ha chiaramente due parti. La prima (vv. 18-21) ci riassume quello che si pensava e si diceva di Gesù: che era un “profeta”. Anzi, che era il “Messia di Dio”. Gesù ha ascoltato quella confessione e non ha detto che non fosse certa; la ha accettata, ma ai discepoli ha proibito in maniera perentoria di dirlo ad alcuno. In ogni caso, è fuori dubbio che Gesù veniva riconosciuto come un “uomo ispirato”, un “uomo pubblico”, un “uomo minacciato” (José L. Sicre). E di lui si sussurrava che era il Messia, cioè “l’Unto” da Dio per portare salvezza e speranza al popolo.
  2. La seconda parte (v. 22) è il primo annuncio della passione. In quest’annuncio, come negli altri due giunti fino a noi, Gesù non solo dice che morirà in maniera violenta, ma indica anche i responsabili di quella fine di fallimento e di morte. E notevole è il fatto che indica sempre i sommi gerarchi della religione come autori del delitto. Nel dire questo, Gesù stava realmente annunciando che a toglierlo di mezzo sarebbero stati gli uomini consacrati, i responsabili del tempio, le gerarchie religiose. E con questo per gli apostoli, per i discepoli e per i seguaci di Gesù si poneva un problema duro da comprendere e difficile da accettare. Se loro avevano le loro convinzioni e pratiche religiose, all’improvviso si trovavano nella situazione che dovevano accettare come centro delle loro vite uno sconcertante profeta ed un messia che la religione assassinava.
  3. Per questo Gesù ha aggiunto la conclusione di questo racconto drammatico: seguire il Vangelo è caricarsi con la croce della contraddizione tra Gesù e la religione. Una contraddizione così forte che porta direttamente a vedersi incompresi, esclusi, rifiutati. Il Vangelo è possibile viverlo solo a partire dalla posizione di chi si rende conto di questo problema, lo accetta e lo vive come lo ha accettato e lo ha vissuto Gesù. Gesù ha fatto questa fine perché ha anteposto il bene delle persone ai doveri imposti dalla religione. Solo chi è disposto a questo, nella vita prende la stessa strada di Gesù: prima di tutto, la felicità dell’essere umano. Per chi non accetta questo, il Vangelo si fa inaccettabile.



Lunedì 13 Giugno,2016 Ore: 18:09