CORPUS DOMINI – 29 maggio 2016 - Commento al Vangelo
TUTTI MANGIARONO A SAZIETÀ

di p. José María CASTILLO

Lc 9,11-17
Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
  1. Sappiamo che la condivisione dei pani, raccontata sei volte nei vangeli (due in Mc e Mt ed una in Lc e Gv), è in stretta relazione con l’eucaristia, cosa che è stata detta espressamente in Gv 6. E così si è insegnato nella Chiesa per quasi venti secoli. Il problema sta nel fatto che quello che iniziò con l’essere un “pranzo condiviso” si trasformò in un “rituale religioso”. Un rituale che, come tutti i rituali religiosi, tranquillizza le coscienze, ma non modifica le abitudini. Ed a volte si utilizza come atto di ostentazione e di pompa solenne, che favorisce l’adorazione e la devozione, ma non trasforma né la Chiesa né la società. Esempio, la festa del Corpus Domini.
  2. Se pensiamo a come Gesù abbia voluto che si vivesse il pranzo condiviso, dobbiamo ricordare i pranzi con peccatori e pubblicani, con i poveri che seguivano Gesù, i banchetti nei quali entravano mendicanti e vagabondi e nei quali gli ultimi dovevano essere i primi. Ebbene, tutto ciò vuole dire che Gesù ha messo al centro della vita il progetto di una società completamente diversa da quella che abbiamo. Perché sarebbe un errore tremendo interpretare tuto questo come un semplice appello a praticare la carità. Vivere “della carità” è “non vivere con dignità”. È importante riempire lo stomaco durante un pranzo, ma è più importante vivere con la sicurezza e la stabilità di guadagnare quello che si mangia. Gesù voleva, quindi, una società egualitaria in diritti e dignità per tutti.
  3. Il problema più grande che abbiamo proprio adesso è che questo modello di società (quello che deriva dalla convivialità) è impossibile nel sistema economico che ci è stato imposto. Perché è un sistema pensato e gestito per produrre abissi di disuguaglianze. La disuguaglianza economica, che ogni giorno di più concentra il capitale mondiale in pochi paesi, in poche imprese e nelle mani di poche persone. La disuguaglianza dei diritti, che produce i milioni di persone “sans papiers”, gente che deve vivere nella paura e nella clandestinità. La disuguaglianza politica, dalla quale spuntano i potenti ed i sottomessi. E tra tante disuguaglianze così canaglia, le religioni utilizzano i loro rituali per tranquillizzare coscienze e perpetuare i sistemi della violenza e della morte. Per questo oggi, giorno dell’eucaristia, bisogni chiedersi: continuiamo a credere in Gesù? A cosa ci serve il Vangelo?



Lunedì 23 Maggio,2016 Ore: 21:23