S.S. TRINITA’ – 22 maggio 2016 - Commento al Vangelo
TUTTO QUELLO CHE IL PADRE POSSIEDE È MIO; LO SPIRITO PRENDERÈ DEL MIO E VE LO ANNUNCERÀ

di p. José María CASTILLO

Gv 16, 12-15
[In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:]
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
  1. La difficoltà più grande, nella quale noi mortali ci imbattiamo nel pensare e parlare del mistero della Trinità divina, sta nel fatto che mettersi a parlare di questo equivale a mettersi a spiegare quello che non conosciamo. Per la semplice ragione che l’«essere di Dio» è qualcosa che non sta alla nostra portata. È vero che tramite la fede noi cristiani possiamo (e dobbiamo) affermare che in Dio, essendo un solo Dio vero, in lui tuttavia ci sono tre persone. Ma le dottrine della fede possono veramente dire a noi uomini quello che è Dio in sé stesso? La fede non può imporci di fare quello che in realtà la mente umana non può fare. Perché la mente umana non può aver accesso a quello che ci trascende, cioè a quello che è fuori dell’ambito della conoscenza al quale noi uomini possiamo arrivare. Se Dio è Dio, questo significa che Dio trascende l’umano. Allora, come possiamo dire che in Dio ci sono tre “persone”, se sappiamo che il concetto di “persona” è un’elaborazione umana?
  2. Allora, cosa possiamo dire di Dio? Cosa possiamo pensare di lui? Quello che possiamo fare e quello che realmente facciamo è “rappresentarci” Dio, secondo quello che ci insegna la fede. Ed è certo che la fede cristiana ci parla di Dio come Padre, di Gesù come il Figlio e dello Spirito Santo. Da questo la teologia ha dedotto che in Dio ci sono tre “persone” realmente distinte che tuttavia sono uno stesso ed unico Dio. In fondo non è questione di numeri, ma del desiderio e della necessità che noi uomini abbiamo di “inter-comunicazione” e di “donazione reciproca” e che vogliamo vedere in Dio come modello esemplare della nostra reciproca donazione. Karl Rahner, nello spiegare questa complicata questione, parlò della Trinità “immanente” (quella che non possiamo raggiungere) e della Trinità “economica” (quella che è alla nostra portata perché in essa troviamo il modello di dono reciproco tra di noi).
  3. Così il mistero della Trinità di Dio ci comunica quello che mai potremmo comprendere. Si tratta di vedere nella donazione, nell’uguaglianza, nella comunicazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo il modello esemplare di quello che deve essere la nostra vita di convivenza con gli altri. Così impariamo che l’elemento centrale nella vita è convivere in “comunicazione” e in “uguaglianza”. Una vita che è dono e comunicazione. Mai solitudine, mai isolamento, sempre apertura e trasparenza. La Fede in Dio fatta Etica per accompagnare gli altri, nell’uguaglianza con tutti.



Mercoledì 18 Maggio,2016 Ore: 22:45