V TEMPO ORDINARIO - 7 febbraio 2016 - Commento al Vangelo
LASCIARONO TUTTO E LO SEGUIRONO

di p. José María CASTILLO

Lc 5,1-11
[In quel tempo], mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
  1. Secondo questo racconto, Dio si manifesta e si percepisce in modo palpabile nell’abbondanza. Quando gli affaticati e stanchi pescatori si imbattono all’improvviso con il fatto inatteso delle reti che scoppiano, strapiene di pesci, allora (al massimo di quell’abbondanza) Pietro si getta ai piedi di Gesù, dominato dalla meraviglia (thámbos), dal profondo stupore che si impadronisce di una persona quando assiste ad una rivelazione divina (Es 3,5-6; Is 6,1 ss) (W. Grimm). Il successo di tanta abbondanza è stato, per Pietro ed i suoi compagni, un’autentica teofania. In Gesù hanno visto Dio, presente in quel momento, con loro.
  2. L’abbondanza, che soddisfa pienamente le carenze dei poveri, si presenta ripetutamente nei vangeli come manifestazione del “divino” nell’”umano”. Così succede in questa pesca ed in quella raccontata dal IV vangelo (Gv 21,6.11), nei racconti della condivisione dei pani (Mc 6,42; Mt 14,20; Lc 9,17; Gv 6,12; Mc 8,8; Mt 15,37), nelle nozze di Cana con l’acqua (600 litri) trasformata nel vino migliore (Gv 2,6 ss), nella parabola del granello di senape (Mc 4,30-32; Mt 13,31-32; Lc 13,18-19), in quella del grande banchetto del Regno (Mt 22,1-10; Lc 14,15-24) e nella grande mangiata che si organizza per il figlio traviato per la fame e per la miseria, quando ritorna alla casa del padre (Lc 15-14-24).
  3. In questo stato di cose, si può affermare con certezza che il capitalismo attuale ha preso la strada esattamente opposta a quella del Vangelo. Secondo gli ultimi rapporti dell’Oxfam, negli Stati Uniti (l’economia che tira del resto delle economie) l’1% più ricco ha accumulato il 95% della crescita totale successiva alla crisi a partire dal 2009. Ora sappiamo dove andiamo: un mondo di schiavi dominati e diretti da alcuni multimilionari. L’abbondanza è solo per i ricchi. Noi altri vivremo come a loro conviene.



Lunedì 01 Febbraio,2016 Ore: 18:32