RIFLESSIONE
Vigilia di elezioni

di Giulio Vittorangeli

A sostegno dell’appello del 2 marzo a Bologna


[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento.

Giulio Vittorangeli e’ uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta’ internazionale, con una lucidita’ di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e’ il responsabile dell’Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e’ impegnato in rilevanti progetti di solidarieta’ concreta; ha costantemente svolto anche un’alacre attivita’ di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta’, i diritti umani. Ha svolto altresi’ un’intensa attivita’ pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta’, liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita’ umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta’ nell’era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta’ da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita’ politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta’ internazionale nell’epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta’ internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta’ sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta’"]


Siamo alla vigilia di un difficilissimo scontro elettorale, che dopo due anni di stenti e di confusione, rischia di consegnare l’Italia a Berlusconi. O meglio, a un regime che si appresta a rendere strutturali le pulsioni piu’ grigie del paese.

Dei progressivi cedimenti del governo Prodi e dei partiti democratici che lo sostenevano, verso posizioni (in molti casi) al limite della legalita’ costituzionale, e’ gia’ stato detto.

Da qui il disorientamento e lo smarrimento che attraversa vasti strati della popolazione italiana; inevitabilmente (nella sua versione qualunquista) finisce con il considerare i partiti come una casta di mascalzoni, tutti eguali fra loro.

Ma colpisce anche molti militanti di sinistra. Forte la tentazione di rinchiuderci in noi stessi, mandando al diavolo i partiti e la politica: "Grazie, abbiamo gia’ dato". Forte la tentazione di serrarci in casa, di evitare problemi che sembrano non toccarci personalmente, di cercare di difendere il futuro dei nostri figli e nipoti, pagando, se necessario, qualche prezzo. Faranno di tutto per convincerci che questo sara’ realismo (per usare le parole di Ettore Masina, da "Lettera 129" gennaio 2008). Siamo davanti ad una profonda crisi della politica, che rischia di far precipitare la nostra fragile democrazia. Da questa crisi non si esce con le astuzie tattiche dei politicanti, che gia’ stiamo vedendo in questo inizio di campagna elettorale.

Serve una seria analisi della societa’, del lavoro, della mondializzazione; rendendosi finalmente conto che la tanto osannata sovranita’ del mercato annulla la sovranita’ della politica e riduce lo Stato al ruolo di un consiglio d’amministrazione di un condominio.

La realta’ che cambia e’ alla fine il vero problema e insieme il grande assente dalla politica mediatica quotidiana. Pensiamo a quel cambiamento che negli ultimi vent’anni ha vissuto l’Italia, quel cambio di egemonia culturale da sinistra a destra che si e’ realizzato dalla seconda meta’ degli anni ’80. Cambiamento sociale e culturale accelerato quant’altri mai, su scala globale e su scala locale.

E’ rispetto a questo cambiamento che il teatro politico diventa sempre piu’ cieco e sempre piu’ afono, ed e’ questo cambiamento che rischia di restare senza rappresentanza e senza rappresentazione. Il senso di smarrimento e disorientamento di cui sopra ha a che fare con questo: "con la sensazione che la politica (o quella che ufficialmente si chiama politica, e che fortunatamente non esaurisce la politica sorgiva che altrove agisce) non stia solo perdendo tempo, ma stia perdendo il suo tempo. Che stia mancando l’epoca; che la vita sia altrove" (Ida Dominijanni, "Il manifesto" del 29 gennaio 2008).

Percio’ non si tratta di fare passare "’a nuttata", perche’ il mattino potrebbe essere plumbeo, ma piuttosto di illuminare la notte con la luce degli occhi di donne, uomini, giovani e vecchi, che esprimono la volonta’ di cambiare.

*

Vorremmo allora che al centro di questa campagna elettorale tornassero i conflitti: il lavoro e l’ambiente, lo sviluppo e il suo limite, l’uomo e la donna, la guerra e la pace, la violenza e la nonviolenza.

Vorremmo poter votare con una legge che consenta di scegliere i propri candidati e non con "liste bloccate" che sono una manna dal cielo per i partiti; e cosi’ finalmente avere in Parlamento una rappresentanza politica che realmente si opponga alla destra eversiva berlusconiana.

Vorremmo, in estrema sintesi, veder rappresentati anche a livello istituzionale, il rifiuto della guerra e della violenza, a fronte della cultura di assunzione di responsabilita’ nonviolenta per tutti i viventi, impastata di saggezza e di responsabilita’; l’impegno nell’opera di salvataggio dell’ecosistema dal suo degrado irreversibile; l’assunzione della diversita’ come ricchezza collettiva che accompagni la solidarieta’ con gli sfruttati e i diseredati del mondo; il riconoscimento dei saperi e delle sensibilita’ femminili come componenti indispensabili per affrontare i problemi strettamente intrecciati dell’ipersviluppo e del sottosviluppo; il perseguimento della condivisione della conoscenza come bene comune da tutti fruibile; l’affermazione dei diritti umani in generale e di quelli del lavoro in particolare nei confronti del capitale, che non e’ stato di natura.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

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Numero 363 del 12 febbraio 2008



Marted́, 12 febbraio 2008