Uomini e topi
«VAFFANGULO»
DISSE MASTELLA

di G.C.C.

Lo riferiscono i mass media. Il triste spettacolo dei senatori: sputi e champagne


L’ESPRESSIONE è riportata in un articolo del «Corriere della sera» nei giorni in cui il senatore Clemente Mastella, ministro della Giustizia nel governo Prodi, stava facendo crollare il suo stesso governo per la gioia del berlusconismo. Il quotidiano citava parte di un precedente articolo in cui si faceva un ritratto caustico e impietoso del ministro. Questi, dopo averlo letto, il giorno successivo aveva accolto in Parlamento l’autore di quel testo con un allegro ma esplicito «Vaffangulo». Parola di singolare potenza popolare e di alto contenuto politico.

Il nuovo articolo aggiungeva dunque altri elementi al vecchio, così che i lettori potessero avere un ritratto più completo del ministro, che non sentendosi abbastanza difeso dai colleghi dopo essere stato raggiunto da un avviso di garanzia e dopo che a sua moglie era arrivato addirittura un avviso di custodia cautelare (doveva stare chiusa in casa), si era dimesso. Lo scandalo era evidente. Il governo, sfiduciato in Parlamento, era entrato in crisi, e con esso il Paese. I senatori dell’opposizione, felici, s’erano messi a insultare i colleghi con offese da trivio, a sputare, a bere champagne direttamente dalle bottiglie e imboccarsi di salumi con le mani unte. Sono gli inventori del Maiale-day e della legge elettorale «porcellum», eppure trovano sempre elettori.

Tutti conoscono l’importanza della coppia Mastella nella vita politica non solo della Campania ma anche in quella italiana. Sono gli incontrastati leader dell’Udeur, partito ritenuto potentissimo nel Meridione, anche se, secondo i sondaggi del cavalier Berlusconi oggi ha circa lo 0.8 per cento dell’elettorato: nulla. Lo scrivono i giornali. Di questo «nulla» lui è fondatore e segretario nazionale; lei è presidente del consiglio regionale della Campania e degli Italiani all’estero.

Mastella ha 61 anni e ha trascorso più di metà della sua vita, 32 anni, in Parlamento. Quando dà una festa lui, a Ceppaloni, paese di cui è sindaco, accorrono tutti gli amici, politici in testa. Così come gli stessi amici, molti ex della Democrazia cristiana, sono accorsi alla recente celebrazione degli 80 anni di Ciriaco De Mita, altra figura politica di spicco che il presidente della Fiat, Gianni Agnelli, aveva definito come «intellettuale della Magna Grecia».

A queste cerimonie vanno i migliori, basta scorrere le cronache. Una fila di big impressionante. Così come a furor di popolo si pasteggia a cannoli e spumante per i successi di un altro grande, siciliano questa volta, Totò Cuffaro, dell’Udc, che aveva mosso i primi passi nelle file dei giovani dc ed era diventato presidente della Regione Sicilia. Ora si deve dire «pasteggiava» perché, inseguito dalla Giustizia, ha dovuto dimettersi.

Un anno fa, 12 aprile 2007, Mastella aveva dichiarato d’essersi messo in contatto con Bossi (leader della Lega Nord e quindi doppiamente suo avversario) trovandosi d’accordo con lui: Berlusconi da un lato, Prodi dall’altro «vogliono fotterci». Un verbo all’altezza del «Vaffangulo». Ma aveva avvertito: «Fra la mia permanenza al governo e la vita del mio partito, non v’è dubbio: scelgo il mio partito». È stato di parola. Martedì 15 gennaio 2008 cioè il giorno prima di dimettersi, ha fatto le ultime nomine da ministro: «Sistemati i suoi», hanno titolato i giornali. Del resto, l’Italia era stata avvisata.


G.C.C.



Venerdì, 08 febbraio 2008