Uomini e topi / 10
GIORNALISTI E COOP

di G.C.C.

Davanti ai soldi non ci sono più «pregiudizi»


Migliaia di persone si sono battute per mesi contro l’allargamento della base aerea di Vicenza e, forse, si batteranno ancora. Ma hanno già perso. Le cosiddette «cooperative rosse» hanno vinto l’appalto per la sua costruzione e, dicono, onoreranno l’impegno. Poiché le cooperative e quasi tutti i contestatori sono della stessa area politica, ma le prime hanno i soldi e i secondi no, i secondi hanno perso.

Le cooperative, per bocca dei loro rappresentanti, dicono: «Basta con i pregiudizi sulla vecchia storia delle coop rosse, cinghia di trasmissione dei partiti. Noi oggi siamo una grande impresa e come tale ci comportiamo. Abbiamo partecipato a una gara d’appalto, l’abbiamo vinta regolarmente, punto e a capo», così il presidente della Cmc di Ravenna (l’altra è la Ccc, pure emiliana) «respinge al mittente le polemiche innescate dai ribelli del Dal Molin». Scritto sul Corriere della sera del 30 marzo. Non basta: «Siamo costruttori, non politici – si scalda – Figurarsi […]».

Nessun imbarazzo: si tratta di 245 milioni di euro. I cooperatori sono un’impresa e, da quel che dicono, hanno chiaro un ideale: il guadagno. Cooperative della stessa area avevano già messo in crisi i loro referenti politici tentando di comprare banche dove se ne presentava l’opportunità. Poi i loro vertici si sono rivelati chiacchieroni, sia pure al telefono, e tutti hanno avuto l’impressione che fossero maneggioni. Sia come sia, il denaro non puzza. Il resto sono pregiudizi e i cittadini che manifestano sono ribelli. Non si possono fare confronti con la Cina di Hu e i protestari tibetani, anche se pure là contano i soldi, ma la strada è la stessa.

I giornali vengono spesso accusati di non fare l’interesse dei lettori, ma dei loro editori. È così. Gli editori fanno i propri interessi attraverso radio, tv, carta stampata: si comprano e si vendono i giornali per interessi economici e finanziari. Nella compravendita sono inclusi, oltre a operai e impiegati, i giornalisti. I giornalisti sono quelli che divulgano opinioni e notizie. Quali opinioni e notizie? «Quelle che vuole il padrone», diceva mezzo secolo fa, don Lorenzo Milani al giornalista Gigi Ghirotti, che ascoltata questa risposta cercò di difendersi, ma non ci riuscì. Su che cosa si basava don Milani? È tutto dire: su una lettera di Indro Montanelli.

Allora il giornalista che fa? Si dimette e si cerca un altro giornale. Non lo trova, a meno di sottostare alle stesse forche caudine del giornale da cui si è allontanato: non c’è scampo. Perché ti sei dimesso?, gli viene domandato. Perché le mie idee politiche e morali sono diverse da quelle dell’editore, e anzi contrarie.

«Ma che cosa ti importa: non scrivi di politica, tu metti il tuo nome solo sotto articoli di spettacolo (o di libri o di arte o di medicina)…», è l’osservazione, che vale uno stipendio, un lavoro, la sicurezza per sé e per la famiglia. Chi fa caso a una firma in mezzo a centinaia in un giornale di sinistra (per un giornalista di destra) o di destra (per un giornalista di sinistra)? Qualcuno ci fa caso: i figli, gli amici, il lettore che ti segue e ti apprezza per il tuo modo di scrivere e di pensare. Perché dunque non far caso alle «cooperative rosse»?

G.C.C.



Lunedì, 31 marzo 2008