Di
una cosa siamo certi e pensiamo di poter condividere con voi questa nostra sicurezza.
Sappiamo quello che non vogliamo Non vogliamo che luomo migliore del mondo la sera
del 13 maggio diventi presidente del Consiglio perché è pur vero che nella sua vita il
lavoro non gli è mai mancato dallo chansonnier al donnino di casa, dal contadino a
nonsisachecosa - ma non cè scritto da alcuna parte che deve proprio provarle tutte.
Mettiamo
pure tra parentesi i suoi guai giudiziari e la questione inerente il conflitto
dinteressi, non perché siano problemi secondari, ma perché ci pare che continuare
a demonizzare il personaggio porti solo a consolidare il consenso che lo circonda.
Ci
limitiamo a dire che non ci piace la sua politica fatta di slogan facili e semplicistici,
che disegnano paradisi dorati (e fiscali) nei quali il cittadino finalmente si libererà
dalle vessazioni subite in cinquantanni di comunismo. Certo, è un mago della
comunicazione, un abilissimo venditore che sa come solleticare linteresse della
gente, di quel pubblico televisivo che secondo una sua storica definizione "ha fatto
la terza media e non era neanche tra i primi della classe", ma questo non significa
fare buona politica, che è faccenda assai più complessa .
Non
sappiamo quanti si siano presi la briga di leggere il programma del Polo delle Libertà.
Noi labbiamo fatto ed è stato sufficiente il richiamo convinto alle politiche
conservatrici di Reagan e della Thatcher, il cui unico risultato è stato quello di una
destabilizzazione sociale di cui si pagano ancora oggi le conseguenze, a farci capire che
non vogliamo morire berlusconiani A parte poi che il Cavaliere dovrebbe anche spiegare
agli elettori il mistero di una miscela politica che vede insieme tutto e il contrario di
tutto come, appunto, il conservatorismo allinglese, la destra sociale di Storace
(domanda: ma non era proprio la lady di ferro a dire che la "società non
esiste"), fettine di ultraliberismo alla Martino, nuovo socialismo alla De Michelis -
speriamo migliore di quello che ha calcato la scena nei "formidabili" anni
80 -, le istanze più o meno secessionistiche di Bossi e i fermenti statalisti
allinterno di Alleanza Nazionale, il clericalismo targato Buttiglione-Casini e il
laicismo lamalfiano.. Siamo di fronte a un coacervo di contraddizioni politiche che
crediamo non vanti imitazioni in giro per il mondo e che sta insieme, è evidente, perché
a capo di tutto cè un leader-padrone.
E
allora che cosa vogliamo? Be, come si usa dire, allinterno della redazione il
dibattito è aperto e la risposta non è univoca. Da un lato cè chi, pur
consapevole dei limiti e delle contraddizioni espressi dai governi di centro-sinistra in
questi cinque anni, ritiene che il buon Rutelli sia il male minore e che la filosofia del
"tanto peggio,tanto meglio" non porti da alcuna parte. Ha buone argomentazioni
dalla sua. Sotto il profilo economico-finanziario, infatti, sono stati raggiunti risultati
di indubbio valore, primo fra tutti lentrata dellItalia nellEuro,
traguardo che sembrava irraggiungibile e che, è bene ricordarlo, né Confidustria né
ampi settori del Polo delle Libertà ritenevano così basilare. Eravamo sullorlo di
una crisi finanziaria tremenda, a causa della politica dissennata degli anni precedenti,
mentre oggi possiamo al guardare al futuro con più ottimismo. Sarà stata solo discreta
amministrazione, come dicono alcuni, ma i conti bisogna saperli tenere a posto e non solo
in famiglia. La sanità pubblica non è stata smantellata, mentre esiste questo rischio
concreto se dovesse passare la filosofia del cosiddetto "buono" che è uno dei
punti forti del programma del Polo e anche per quanto riguarda la scuola, la
criticatissima riforma (ma è davvero tutto da buttare?) ha il merito almeno di aver
suscitato una riflessione importante sul senso da dare oggi alla formazione dei ragazzi.
Sullaltro
fronte ci sono coloro i quali pensano sia opportuno lanciare un messaggio di rottura, non
senza ragione. Non dimenticano lassurda guerra del Kosovo, le poche "cose di
sinistra", non se la sentono di indirizzare il loro voto a mastelliani e diniani,
sono stufi di litigi e hanno guardato con occhi esterefatti il triste spettacolo della
composizione delle liste. Rutelli chiede il loro appoggio, ma se va in giro dicendo che
"il Giubileo dei giovani è stato il più grande evento della storia" oltre a
fornire uno "splendido" spunto a Storace, che sicuramente chiederà
dinserire lavvenimento nei nuovi testi scolastici revisionati e corretti,
difficilmente potrà attirare a sé i delusi di sinistra che di ammiccamenti al Vaticano
ne ne possono più.
Daccordo,
ma il 13 maggio da che parte stiamo? Sicuramente, non dalla parte di chi perora la causa
dellastensione Pensiamo che bisogna fare di tutto per impedire che il centro-destra
assuma la guida del paese e non vediamo altra scelta realistica se non quella di votare i
candidati espressi dallUlivo nel maggioritario, appoggiando, invece, per ciò che
concerne la quota proporzionale, schieramenti e candidati che indichino nella difesa delle
garanzie lavorative e dello stato sociale, nella lotta allesclusione e nella critica
serrata al sistema economico dominante i capisaldi del loro programma. I riferimenti
ideali sono quelli della migliore tradizione del cattolicesimo democratico e del
socialismo.
Al
di là del 13 maggio, vinca o perda, la sinistra non può più eludere una serie di grandi
temi che necessitano di risposte allaltezza delle domande che sollevano.Dalla grande
mobilitazione di Seattle in poi sta emergendo un fermento sociale fatto di movimenti,
associazioni, ong, singoli cittadini che fanno politica, lanciano proposte e desiderano
essere ascoltati, anzi esigono dalla politica istituzionale unattenzione che sinora
è venuta a mancare. Addirittura, in occasione del G8 di Genova li si vuole negare il
libero esercizio del diritto di manifestazione o, per essere più precisi, non ci si
esprime chiaramente sulla legittimità della protesta. Staremo a vedere e, sulla
questione, teniamo tutti gli occhi ben aperti.
Sappiamo,
perché non siamo ingenui, che la politica è mediazione e ricerca del consenso, ma alla
sinistra, nel caso dovesse realizzarsi il miracolo di una sua vittoria, non siamo più
disposti a far sconti. In un bel libro uscito per le edizione Emi dal titolo "Italia
capace di futuro" gli autori parlano delle nuove sfide che ci attendono, legate
allambiente, ai consumi energetici, alle politiche di trasporto, alla vivibilità
delle nostre città. Il messaggio è molto chiaro. o usciamo da un modello di economia
classica basato sulla crescita materiale e quantitativa tradotto, la dittatura del
P.I.L. - o siamo destinati a perire. Ecco, questo è il terreno sul quale vorremmo che, a
piccoli passi, per carità, accettando i limiti che sincontrano nellazione
quotidiana di governo e via discorrendo, la sinistra in futuro coltivasse i suoi progetti.
Noi stiamo da questa parte. |