Il dopo elezioni del 13 maggio 2001- I commenti della stampa internazionale

IL MIGLIORE INQUISITO

DEL MONDO

da Adista n° 40 2001  28 maggio 2001

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Sommario

SONO PAZZI GLI ITALIANI?

OPERAZIONE MANI LIBERE

IL PADRONE DI MILANO

MACCHINE DA GUERRA

UN DOSSIER DI PIOMBO

GIOCHI DI PRESTIGIO

IL PADRONE D'ITALIA

LA DEMOCRAZIA E' COSI'...

"SONO IL MIGLIORE"

AGENDA AMBIZIOSA

IL RITORNO DI BERLUSCONI

LA CRISI DEL SETTIMO MESE

 

 


 

SONO PAZZI GLI ITALIANI?

 

MESSICO, DA "LA JORNADA", ARTICOLO DI UGO PIPITONE (15/05/2001)

 

Probabilmente, no. Perlomeno non più di quanto lo sono stati nel corso dei secoli, mentre inventavano il capitalismo, il Rinascimento, il fascismo e Benigni. Ma diciamo che secoli di storia non vaccinano nessuno contro mezz’ora di follia. E in una delle elezioni peggio organizzate della storia recente dell’Italia, hanno finito per decidere tra due opzioni. Una era incarcerare un magnate televisivo, le cui fortune continuano ad essere un mistero per il mondo; l’altra era trasformarlo in presidente del Consiglio. Gli italiani hanno deciso che l’opzione corretta era la seconda.
Da dove viene un’opzione di questo tipo? La storia è lunga e, per molti aspetti, oscura. E nel momento in cui si tratta di tracciare l’architettura della seconda Repubblica, gli italiani scelgono come guida un imprenditore le cui fortune si sono costruite sulla corruzione politica della prima. Chiaro che se la storia fosse un teorema non avremmo il problema di fare i conti con manifeste vocazioni all’irrazionalità. La razionalità come eterno accompagnatore della condizione umana è solo nella testa di alcuni scienziati sociali contemporanei. In realtà, i popoli sono i nostri stessi dei, spesso incomprensibili e, in certe occasioni, capricciosi.
L’incanto che Berlusconi esercita su gran parte della popolazione italiana, in fondo, non ha nulla di misterioso. È l’ammirazione per qualcuno che ha fatto quello che tutti vorrebbero aver fatto: liberarsi dalle pastoie dello Stato e trasformarlo in fonte di un’enorme fortuna privata. Una specie di John Wayne con l’aggiunta della sfrontatezza; la sindrome dell’avventuriero, l’uomo che usa cinicamente la società per i suoi fini privati. Bottegai, burocrati e insegnanti (oltre a imprenditori per i quali le tasse sono la versione laica di Satana) sublimano il grigiore della vita quotidiana nell’ammirazione per l’eroe imprenditoriale. Versione borghese del duca Valentino di Machiavelli.
E, tuttavia, gli eserciti in campo mantengono le loro posizioni: non c’è stato in queste elezioni un gigantesco trasferimento di voti da sinistra a destra. Le novità sono venute dalla coesione politica dei due blocchi. Da un lato, Berlusconi ha potuto aggregare al suo cartello elettorale la Lega Nord di Bossi; dall’altro, Rifondazione Comunista si è rifiutata di unire le sue forze al centro-sinistra. Morale della favola: se oggi gli italiani si risvegliano con la promessa-minaccia di un governo di Berlusconi lo devono alla lucidità di Bossi (con il sic inevitabile dovuto al personaggio) e al fervore ideologico di Bertinotti, segretario nazionale di Rifondazione Comunista.
Per quanto riguarda questo partito il paradosso è ovvio: quelli che annunciano un futuro di benessere e democrazia (nell’involucro comunista), con l’affermazione (nevrotica?) della propria individualità, condannano il Paese a ripetere il peggio del suo passato. È il rinascimento di un antico spirito fazioso, in cui settarismo e utopia laica configurano un’incapacità ideologica di vivere il presente. Una storia che viene dai Comuni del Basso Medioevo. Una storia di mistici illuminati (Savonarola e ora Bertinotti) e di magnati populisti (i Medici e ora Berlusconi). E non ricordiamo qui quello che dice Marx riguardo alla storia che si ripete due volte. C’è una bella canzone napoletana che si intitola Un quarto ‘e luna: l’innamorato deluso riconosce che corre dietro a una menzogna. I comunisti italiani ancora non raggiungono questo livello di perspicacia.
Nel programma di Berlusconi ci sono riforme che l’Italia richiede urgentemente: soprattutto nella Pubblica amministrazione. Ma il Paese corre il rischio che il futuro governo cerchi di riformare il sistema giudiziario in un senso favorevole agli interessi di un magnate che ha molti conti aperti con la giustizia. Nonostante tutto, forse non c’è da preoccuparsi eccessivamente. La società italiana ancora esiste e l’autoflagellazione ha i suoi limiti.

 

(sommario)

 


 

OPERAZIONE MANI LIBERE

 

FRANCIA, DA "LIBERATION", ARTICOLO DI MARC SEMO (15/05/2001)

 

Uomo più ricco d'Italia, il proprietario della Fininvest, che controlla le principali reti televisive private del Paese, sarà presto presidente del Consiglio. Più di sei anni dopo la caduta del suo primo governo, tradito dai suoi alleati della Lega Nord, Silvio Berlusconi si è preso dunque la sua rivincita. Questa volta, il Cavaliere ha le mani libere, forte della sua vittoria personale e del successo del suo partito Forza Italia. "Vi garantisco che parleremo meno e lavoreremo di più", ha promesso Silvio Berlusconi nel suo primo messaggio agli italiani. La Casa delle Libertà, la coalizione conservatrice di Berlusconi, dispone di una comoda maggioranza alla Camera come al Senato. Sei anni fa, aveva dovuto corrompere qualche senatore dell'altro campo per poter governare e far passare al Senato leggi votate alla Camera.

"Partito-impresa". "La situazione è totalmente diversa da quella del 1994. Allora arrivava al potere alla testa di una coalizione di circostanza, stravagante e fragile. Essa si è ricostituita e consolidata dopo la disfatta del 1996. Nulla ora può più mettere in causa la leadership di Berlusconi, né i suoi metodi di marketing politico", analizza Roberto Biorcio, professore di scienze politiche a Milano. Il peso della Lega Nord di Umberto Bossi, i cui accenti xenofobi inquietano gli europei, è stato seriamente ridimensionato. Gianfranco Fini, leader del partito postfascista Alleanza Nazionale e principale alleato di Forza Italia, non sa più di zolfo. Sei anni fa, la maggior parte dei quadri politici di Forza Italia e dei suoi ministri erano intimi di Sua Emittenza o neofiti venuti dal mondo degli affari. Il "partito-impresa" si è poi radicato in tutta la penisola, diventando la prima forza del Paese e sostituendosi a quel pilastro della scacchiera politica che era un tempo l'onnipotente Democrazia Cristiana. Al suo interno, i "riciclati" della Dc come quelli dell'ex Partito Socialista Italiano sono sempre più numerosi.
Il più grosso pericolo per Berlusconi è alla fin fine Berlusconi stesso. Ci sono le sue numerose denunce giudiziarie, le indagini in corso che gli procureranno delle convocazioni davanti alla giustizia. C'è l'evidente conflitto d'interessi fra il preisdente del Consiglio e il padrone della Fininvest che intacca seriamente la sua credibilità internazionale, anche se non sciocca la maggioranza degli italiani. Si è impegnato a risolvere questo problema "nei primi cento giorni" del suo governo. Aveva fatto la stessa promessa nel 1994, ma le dimissioni erano arrivate sette mesi dopo senza che l'avesse rispettata. "Lo stato di grazia dell'irresponsabilità è finito, ora non è più all'opposizione e dovrà rispondere delle sue azioni concretamente", spiega il politologo Ilvo Diamanti, sottolineando le difficoltà che avrà Berlusconi per mettere in opera il "contratto con gli italiani" che ha annunciato in diretta televisiva cinque giorni prima dello scrutinio. In questa sorta di "soddisfatto o rimborsato" politico, egli si impegna a non ripresentarsi se non realizzerà, durante questi cinque anni di governo, i "quattro quinti degli obiettivi fissati".

Grandi lavori pubblici. Saltimbanco di talento, spesso e volentieri demagogo, Silvio Berlusconi ha moltiplicato le promesse contraddittorie: un abbassamento delle imposte dirette fino al 33% anche per i redditi più alti e un generoso aumento delle pensioni; il rilancio di grandi lavori pubblici e la soppressione delle tasse di successione. Al padrone di Forza Italia è riuscito il grande balzo, arrivando, durante la campagna elettorale, a sedurre più i piccoli imprenditori e le classi medie del Nord in cerca di deregulation massicce, che l'elettorato di un Mezzogiorno sognante il ritorno della manna pubblica. "Questa mescolanza di liberismo e di populismo è stata una delle ragioni del suo successo, ma è impossibile da mantenere. Dovrà fare delle scelte, ridimensionare molto le sue promesse, se non contraddirle", insiste Roberto Biorcio. L'Italia deve in effetti rimanere in sintonia con gli altri Paesi della zona euro. E, d'altronde, Berlusconi lo riconosceva. Si può già immaginare in che direzione deciderà. La Confindustria, il padronato italiano, questa volta lo sostiene ampiamente, mentre nel 1994 i grandi nomi dell'industria erano piuttosto reticenti rispetto a questo parvenu. Berlusconi è d'altronde riuscito, qualche mese fa, a piazzare uno dei suoi fedeli, Antonio D'Amato, alla testa dell'associazione padronale. Nondimeno alcuni si inquietano di fronte alle capacità del leader della Casa delle Libertà a gestire la complessità sociale. Non mancheranno di esplodere conflitti nei prossimi mesi, visto che la sinistra tradizionale, segnatamente l'ex-Pci, decimato dalle urne, non conta di abbassare la guardia. Silvio Berlusconi saprà mostrarsi pragmatico? Secondo uno dei suoi vecchi collaboratori: "È abituato al ruolo di padrone per diritto divino, di cui nessuno contesta o discute le decisioni". Può esser vero nella Fininvest e in Forza Italia, ma è più difficile quando si è presidente del Consiglio.

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IL PADRONE DI MILANO

 

GERMANIA, DA "FRANKFURTER RUNDSCHAU", ARTICOLO DI ROMAN ARENS (15/05/2001)

Silvio Berlusconi si è messo in salvo. Non più domande inopportune sulle origini del suo smisurato impero, sulla proficua collaborazione con mafiosi; passate anche le chiacchiere sul conflitto tra interessi economici e politici; basta con pubblici ministeri nervosi che non riescono a mandar giù la loro sconfitta e con i loro compagni nella televisione di Stato.
Ma colui al quale così tanti milioni di italiani hanno dato il loro voto non ha il diritto di essere misurato con altra misura? Il pericoloso Berlusconi-pensiero ora è in vigore nella nuova Italia del solidarismo e del democraticismo strisciante. In realtà non dovrebbe sussistere e c’è bisogno dell’accresciuta attenzione della futura opposizione e dei vicini europei.
Un’elezione con un risultato alla fine netto non elimina le proteste di massa che prima sono state espresse, contro Berlusconi e il guazzabuglio della sua coalizione, dalla sinistra fino all’estrema destra. Berlusconi approfitta del fatto che in Italia - che è stata dissanguata dalla criminalità organizzata e dalla corruzione, e che ora si è stufata - non ha ancora preso forma in molti ambienti una coscienza della legalità.
Solo pochi lanciano un grido d’allarme dicendo che in Parlamento sono di nuovo stati eletti politici sospettati di collusione con la mafia. Anche se in precedenza gran parte della politica e delle attività commerciali erano possibili solo perché Stato e mafia avevano stabilito un equilibrio di coesistenza.
La Lega Nord, ostile all’Europa e agli stranieri, è uscita dalle elezioni, come ci si attendeva, molto spennata, ma la sua influenza non è da sottovalutare. Senza di essa, Berlusconi sarebbe caduto violentemente dal suo sogno italiano sui duri seggi dell’opposizione. Gli accordi di Nizza dell’UE sono di grande valore non solo a causa della Lega Nord ma anche dell’isolata cooperazione con neofascisti non convertiti. Nel caso dell’Austria, sono state comminate sanzioni - che nella loro applicazioni si sono rivelate a doppio taglio - contro la partecipazione al governo dei "liberali" di Jörg Haider. Ma ora che in Italia molti cattivi ragazzi appartengono al futuro governo, vale la nuova regola dell’attesa. Berlusconi & Co. devono essere valutati sul loro operato. E per questo ci sono, nel frattempo, alcuni strumenti utili.
La nuova maggioranza dovrà abituarsi ad una osservazione speciale. Alcuni dei suoi partiti, ma sono i più piccoli, sono apertamente proeuropei e non xenofobi. Alleanza Nazionale, guardata all’estero con diffidenza, non esce dai ranghi e mostra, col suo allontanamento dal passato neofascista, una chiara definizione di destra.
Per contro, resta un problema il potere di Forza Italia, ora il gruppo più numeroso, a cui Helmut Kohl e José Maria Aznar hanno messo addosso una pelle democratico-cristiana. Assolutamente inopportuna. Poiché ad essere arbitri sono gli spietati thatcheriani, che con la loro politica economica potrebbero catapultare l’Italia fuori dai confini del patto di stabilità dell’UE. Resta incomprensibile come gli annunciati tagli alle tasse, gli aumenti alle pensioni e altri grandi progetti possano essere finanziati senza far ricorso alla fantascienza. Qui Bruxelles stia attenta, e tempestivamente, per favore.
I giganteschi regali fiscali che il breve governo Berlusconi del 1994 ha fatto al gruppo Berlusconi non sono stati ancora chiariti definitivamente nella loro legalità. O forse ora è superfluo, visto che è già stata annunciata la legge che porterà di nuovo alle imprese italiane una pioggia di finanziamenti? Soltanto un piccolo sprazzo di luce sulla virulenza del conflitto di interessi che Berlusconi tende a negare. Per forza di cose i tre re magi devono pensarci, proprio come sette anni fa, quando riflessioni di questo tipo sono state insabbiate.
L’eterogeneità della sua coalizione ha reso necessario che non tutti i partner nella campagna elettorale fossero visibili. La strategia di sostenere il dibattito soltanto con il capo e la sua immagine ha portato alla vittoria. E questo nonostante che la mobilitazione tramite una campagna elettorale permanente di dieci mesi non abbia portato a molto, in ogni caso non quella polarizzazione che avrebbe spinto le masse alle urne pro o contro Berlusconi. Il tasso di affluenza è stato dell’81,5%, ma rispetto alle precedenti elezioni c’è stata una lieve regressione.
Che la contrapposizione sia stata portata avanti come per la quota di mercato della Coca Cola è e resta doloroso. Con queste premesse il candidato del centro-sinistra Francesco Rutelli ha ottenuto risultati più che onorevoli. Egli deve questo risultato solo a una campagna pubblicitaria, peraltro superficiale, o anche al fatto che pure lui si è presentato con contenuti e proposte per un’altra Italia?
Berlusconi crede di essersi messo in salvo. Ma la politica non finisce qui, con i risultati delle elezioni e i giornalisti.

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MACCHINA DA GUERRA

 

FRANCIA, DA "LE MONDE", ARTICOLO DI MICHEL BOLE-RICHARD (15/05/2001)

Se Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni non è solo perché l'Italia ha sentito il bisogno di un cambiamento. La vittoria è anche frutto di un paziente lavoro di radicamento locale attraverso il suo partito, Forza Italia, un nome-slogan che si adatta meglio a una squadra di calcio che a un progetto politico. Questa formazione, nata il 6 febbraio 1994, ossia undici giorni dopo la decisione del Cavaliere di entrare in politica, è stata creata dal nulla.
Profittando del campo di rovine lasciato dalla scomparsa della Democrazia cristiana e del Partito socialista, lo strumento di questo nuovo ingresso in politica è stato totalmente improvvisato. È stato nel corso di uno show televisivo in piena regola che il nuovo nato ha preso corpo con il contributo dei televenditori di Publitalia, regia pubblicitaria del gruppo Mediaset, l'impero audiovisivo di Sua Emittenza. I colori nazionali serviranno da stendardo a quello che non è che una conchiglia totalmente vuota e la cui cinghia di trasmissione sarà costituita naturalmente dalle tre reti del padrone.
Nondimeno, nella sorpresa generale, il neofita Berlusconi vince le elezioni del 28 marzo 1994 e Forza Italia totalizza il 20,1%. In appena due mesi d’esistenza, questo nuovo arrivato sulla scena politica si è imposto come la prima forza della nazione superando i partiti di sinistra.

Il modello commerciale
E così il processo è stato innescato e questa formazione, definita con disprezzo "partito impresa", si radica nel paesaggio politico del Paese.
Ma il soufflè si affloscia praticamente subito, dopo il fallimento di aprile del ’96 che vede l’arrivo al potere della coalizione dell’Ulivo con Romano Prodi.
Forza Italia sembra destinata ad una rapida morte e Silvio Berlusconi ad una repentina ritirata. Tutti si fanno beffe di questa formazione senza passato, senza strutture, senza quadri, costruita in ogni suo pezzo da rappresentanti commerciali e che non ha alcuna ramificazione degna di questo nome nella società italiana, ma solo strass, majorettes e un’ideologia rasoterra, per non parlare dell’adulazione e della dedizione senza limiti per il capo beneamato, unico maître à penser a bordo della nave costruita per la sua gloria. Si è raggiunto un punto tale che nel maggio 2000, in occasione del consiglio nazionale, il leader venerato si è sentito costretto a far rimarcare ai suoi ammiratori che non serviva che "lo coprissero troppo di elogi anche se fatti in buona fede, poiché ci sono sempre occhi critici che ci osservano".
È vero che al di là del culto della personalità, non ci sono né correnti né contestazione, ma soltanto un'unica e indiscussa parola in seno a questo partito monolitico che, in sette anni di esistenza, non ha tenuto che un solo congresso - nel 1998 - ossia quattro anni dopo la nascita di Forza Italia.
Ma dietro questa facciata allineata su un profilo marmoreo, si è infine costruita, negli anni, una vera organizzazione. Silvio Berlusconi ha compreso che aveva bisogno di una macchina da guerra per radicarsi solidamente nel Paese se voleva sopravvivere ai rischi della politica. Sui pascoli della Democrazia cristiana egli ha dunque piazzato i suoi uomini secondo un’organizzazione razionale e metodica calcata sul modello commerciale.
Quello che conta, prima di tutto, sono i risultati. I quadri locali si vedono assegnare obiettivi in termini di adesioni, estensione della rete e ricadute elettorali. I fallimenti sono puniti e le riuscite ricompensate. La ramificazione nel territorio è stata intrapresa con rigore e determinazione per arrivare oggi a 300 mila aderenti.
Questo lungo lavoro di ormeggio e di consolidamento ha finito per dare i suoi frutti. Alle elezioni europee del 1999, Forza Italia ottiene il 25,2% e ridiventa il primo partito del Paese. Punteggio ampiamente confermato dalle elezioni regionali dello scorso mese di aprile. Silvio Berlusconi dispone ormai di solidi agganci sul territorio e di un radicamento sul quale contare per veicolare la sua propaganda e le sue idee. L’ingresso di Forza Italia nel Partito Popolare Europeo, a Strasburgo, ha costituito la chiave di volta di questa costruzione e il riconoscimento ufficiale della sua esistenza.
Oggi, il prossimo capo del governo italiano dispone di uno strumento solidamente installato nello scacchiere politico, anche se tutto poggia sulle spalle di un solo uomo e a beneficio di lui solo.

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UN DOSSIER DI PIOMBO

 

GRAN BRETAGNA, DA "THE GUARDIAN", ARTICOLO DI RORY CARROLL (15/05/2001)

Quando Silvio Berlusconi accoglierà i leader dei Sette Paesi più industrializzati a Genova, in luglio, i suoi ospiti potrebbero chiedersi se l’evento potrà eguagliare in drammaticità il suo ultimo summit internazionale.
Nel 1994 Berlusconi era stato appena nominato presidente del Consiglio quando i leader mondiali si erano radunati a Napoli per una conferenza delle Nazioni Unite sul crimine organizzato. Lì furono raggiunti da un avviso di garanzia dei magistrati che accusava il "padrone di casa" di corruzione. Il suo noto sorriso si spense.
A Genova, Berlusconi avrà una possibilità di redenzione sulla scena mondiale grazie al periodo italiano della presidenza del G7 che è a rotazione. Considerate le sue pendenze legali, gli argomenti del summit sembrano pertinenti: promozione della democrazia e lotta alla povertà.
Il leader della sesta grande potenza industriale del mondo è stato accusato di attentare alla democrazia per aver ottenuto il suo incarico dopo aver accumulato una discussa fortuna di 25 mila miliardi di lire e influenzato l’opinione pubblica attraverso il suo impero mediatico di tre delle principali reti televisive italiane.
L’uomo che George Bush, Tony Blair e Gerhard Schröder faranno la fila per incontrare è stato accusato di riciclaggio di denaro, evasione fiscale, corruzione e complicità con la mafia. Per tre di queste accuse di corruzione è stato condannato; i verdetti sono stati poi annullati per motivi tecnici. Quattro diverse accuse sono ancora pendenti.
Il ministro degli esteri francese, Hubert Védrine, ha detto ieri che l’Europa manterrà un occhio vigile sulle azioni di Berlusconi presidente.
Fra coloro che già stanno tenendo d’occhio il leader italiano, vi è uno dei più noti magistrati investigativi spagnoli. Baltasar Garzón vuole che il Parlamento europeo tolga l’immunità al magnate dei media per rendere possibile un’inchiesta sugli affari finanziari della rete televisiva spagnola Telecinco, di cui Berlusconi possiede una quota.
Lo scenario da incubo per Berlusconi è che potrebbe essere arrestato durante la sua prossima visita in Spagna. Garzón ne avrebbe il coraggio. Fu lui che tentò di far estradare l’ex dittatore Augusto Pinochet dalla Gran Bretagna.
Un altro fronte di battaglia potrebbe essere il tribunale per l’editoria di Londra se il prossimo presidente del Consiglio italiano darà seguito alla sua minaccia di denunciare l’"Economist" per il suo recente numero che descrive in dettaglio i crimini di cui è accusato.

Condanne
È accusato di aver costruito il suo impero attraverso una rete di corruzione che abbraccia trent’anni. La sua holding, la Fininvest, comprende reti televisive, servizi finanziari, editoria, una squadra di calcio e beni immobili.
Nonostante le tre condanne non ha mai messo piede in prigione. Grazie al lentissimo sistema italiano dei ricorsi in appello, due di queste condanne - per finanziamento illecito dei partiti e corruzione - sono decadute per decorrenza dei termini. L’accusa di falso in bilancio è stata rinviata in appello.
Quattro diverse accuse, per falso in bilancio, corruzione dei giudici, frode fiscale e violazione della legge anti-trust sono ancora pendenti.
Berlusconi, 64 anni, nega con veemenza tutte le accuse e dice di essere stato vittima di una caccia alle streghe da parte dei magistrati di sinistra. La sua carriera imprenditoriale, insiste, è stata un modello di correttezza.
Negli anni ‘60, figlio di un impiegato di Banca, è entrato nel mercato immobiliare milanese in espansione facendo nascere una città verde ad est di Milano. Il suo valore aumenta dopo che i voli dall’aereoporto di Linate vengono inspiegabilmente dirottati. Circa 30 miliardi di investimenti per il progetto provengono da compagnie svizzere. La Banca d’Italia sospetta che Berlusconi sia il vero proprietario di queste compagnie, in contrasto con la legge contro la costituzione di capitali all’estero senza notifica allo Stato.
La Guardia di finanza decide di non procedere legalmente contro di lui. L’uomo che era stato chiamato ad indagare, Massimo Berruti, ha lasciato la Guardia di finanza per lavorare per Berlusconi come avvocato. E ora è deputato di Forza Italia.
Nei primi anni ‘80 si sospetta che il fiume di denaro confluito nel nuovo impero televisivo di Berlusconi provenga dalla mafia. La Banca d’Italia indaga nel 1997 e il suo rapporto, secondo l’"Economist", mostra che la Finivest si compone di una rete segreta di 22 compagnie che fanno circolare denaro senza alcuna ragione apparente. Una compagnia, Palina, possedeva libri bianchi ed era guidata da un vecchio di 75 anni colpito da ictus. Bettino Craxi, leader del Partito socialista e presidente del Consiglio negli anni ‘80, firma un decreto che consolida il monopolio di Berlusconi nelle televisioni private. Tra il 1991 e il 1992 una parte della Finivest, chiamata All Iberian, è sospettata di aver versato sul conto bancario offshore di Craxi 20 miliardi di lire. Craxi è morto lo scorso anno in Tunisia, dove era latitante per le accuse di corruzione.
Berlusconi è stato accusato di finanziamento illecito dei partiti e condannato a 28 mesi di carcere. Ha fatto ricorso in appello e l’accusa è caduta per decorrenza dei termini.

Accuse di mafia
Berlusconi è stato accusato di aver versato 400 milioni nel 1991 ad un giudice della Corte d’Appello, Vittorio Metta, per chiudere la vertenza sulla proprietà del più grande gruppo editoriale italiano, la Mondadori. È stato accusato anche Cesare Previti, suo amico e ministro della difesa nel governo Berlusconi del ’94. La corte ha archiviato il caso la scorsa estate, adducendo la mancanza di prove. La procura ha fatto ricorso in appello.
Nel 1986 Berlusconi è stato accusato di aver corrotto alcuni giudici per bloccare l’acquisizione di una catena alimentare, la SME, da parte di un rivale in affari, Carlo De Benedetti.
I pentiti di mafia che hanno collaborato con l’accusa hanno dichiarato nel 1996 che Berlusconi e il suo amico Marcello Dell’Utri erano in diretto contatto con un boss di Cosa Nostra. Due indagini sono state archiviate per insufficienza di prove. È in corso un processo nel quale Dell’Utri, dirigente della Finivest che ha co-fondato Forza Italia insieme a Berlusconi, è accusato di sostenere e favorire la mafia.
Dell’Utri è accusato di aver fatto lavorare un mafioso poi condannato, Vittorio Mangano, nelle stalle della tenuta milanese di Berlusconi per due anni negli anni ‘70. Ma si sospetta che il vero lavoro di Mangano fosse quello di tenere lontani eventuali rapitori che avessero preso di mira i figli del magnate.

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GIOCHI DI PRESTIGIO

 

FRANCIA, DA "LIBÉRATION", ARTICOLO DI JACQUES AMALRIC (15/05/2001)

Così Silvio Berlusconi si è preso la sua rivincita. Una rivincita totale, che non deve quasi nulla a Umberto Bossi, suo alleato demagogo-xenofobo della Lega Nord, e molto poco a Gianfranco Fini, il postfascista di Alleanza Nazionale, riciclato come politico di centrodestra. Ma una rivincita che deve tutto agli elettori italiani. E, certo, è qui che casca l'asino, ma così è la legge della democrazia parlamentare: l'elezione ne è il solo fondamento legittimo. Non è questione, in tali condizioni, di contestare la legittimità di un uomo di cui tutti gli italiani dovrebbero conoscere in dettaglio la vera natura. La rassegna e la denuncia delle pratiche berlusconiane non sono forse state la sostanza degli argomenti sviluppati da una sinistra uscente con un bilancio più che mediocre?
L'elezione non valendo l'assoluzione, si può pensare che gli italiani che non si sono lasciati incantare dai lustrini di Silvio Berlusconi non abbandoneranno la lotta democratica. Anche volendo escludere le pendenze giudiziarie in corso (notoriamente per corruzione di magistrati), non sono i motivi di preoccupazione che mancano. Perciò si attende con interesse quale coniglio, in forma di blind trust, il presidente del Consiglio Berlusconi tirerà fuori dal suo cappello per convincere i suoi concittadini dell'inesistenza di conflitti di interesse tra lui e l'uomo d'affari Berlusconi, reputato l'uomo più ricco del Paese.
Altro rebus: quale artificio brandirà colui che va a ritrovarsi domani nella posizione di controllore del 90% delle attività televisive del Paese, per convincere i telespettatori italiani che non è precisamente così? Che gioco di prestigio sta immaginando per far credere che è possibile conciliare riduzione di imposte da fare impallidire Margaret Thatcher, messa in cantiere di innumerevoli grandi lavori, generosamente promessi prima delle peripezie in cabina, e gestione finanziaria? Appartenenza all'Europa e fuga in avanti in uno sbrigliato liberismo economico?
Checché ne dica Berlusconi, i fatti sono ostinati e gli italiani versatili. È con questa realtà che dovrà misurarsi il vincitore del 13 maggio. Il mondo virtuale è ormai dietro di lui.

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IL PADRONE D’ITALIA

 

SPAGNA, DA "EL PAIS", EDITORIALE (15/05/2001)

Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni a maggioranza assoluta alla Camera dei deputati e al Senato. Una vittoria chiara, malgrado i possibili sospetti per lo scandaloso ritardo nelle votazioni e nel conteggio, che offusca la capacità della sesta economia del mondo. La notizia più positiva è che uno dei suoi alleati, la separatista e xenofoba Lega Nord, ha visto ridurre considerevolmente i suoi voti rispetto a cinque anni fa, e l’altra forza alleata, la postfascista Alleanza Nazionale, ha perduto quattro punti.
Questa situazione non riduce il pericolo che comporta l’arrivo alla guida del governo di un politico come Berlusconi, che concentra un potere senza precedenti in una democrazia e che vede i cittadini come impiegati di un’Italia che considera casa propria. Con più di mezza dozzina di processi aperti per diversi casi di corruzione, è l’uomo più ricco d’Italia, con la capacità, se gli viene voglia, di comprare quasi tutto. Stando al governo sommerà ora il controllo dei mezzi di comunicazione pubblici con quelli privati, poiché possiede la totalità delle reti private, anche se finisse col venderle. Rimangono pochi mass media indipendenti nell’Italia di Berlusconi.
Come è stato possibile questo risultato? Dopo il suo breve passaggio per la presidenza del governo nel 1994, Berlusconi si è dedicato a costruire il suo partito Forza Italia e a montare una coalizione a sua somiglianza. L’esperienza di centrosinistra ha fallito per le sue divisioni interne malgrado successi come l’entrata dell’Italia nell’euro. Non è stata neppure capace di far approvare una legge che obbligasse Berlusconi a scegliere di fronte a quello che può essere un conflitto di interessi evidente tra la sua fortuna privata e le sue future realizzazioni pubbliche. L’Ulivo è stato una coalizione troppo variopinta, sottomessa a tensioni insuperabili, che ha bruciato tre primi ministri per finire col presentare un quarto candidato alle elezioni, Francesco Rutelli, con un messaggio debole. La destra ha concorso con un programma duro con l’immigrazione illegale e di tagli alle imposte.
Per l’Europa, malgrado le parole tranquillizzanti di Berlusconi, questa vittoria risulta sommamente preoccupante, per la situazione del magnate e per i suoi alleati, che non sono da meno di Haider (in Austria) relativamente alla xenofobia. Ma questa volta l’Unione Europea non adotterà misure, giacché l’Italia è uno dei grandi Paesi ed è tra i fondatori della UE. Berlusconi costituisce anche un rischio per la sua dichiarata intenzione di aumentare il deficit pubblico italiano, contro i criteri dell’Unione monetaria, non per la via di un aumento delle spese, ma di una riduzione delle tasse. Quanto al governo di Aznar, troverà un nuovo alleato di destra in una UE dominata dal centrosinistra. Aznar è in questo momento a corto di alleati nella UE, ma questo, che gli deve importanti favori, non è il miglior compagno di tavola. L’ingresso di Berlusconi nel Consiglio europeo porterà problemi, poiché né lui né i suoi alleati sono europeisti. Rimane solo il presidente Ciampi, il cui nome ieri l’Italia ha utilizzato come credenziale europea. Questo Paese sembra avere, finalmente, un governo stabile, ma perturbatore.

 

 

DAL QUOTIDIANO OLANDESE "ALGEMEEN DAGBLAD"

"Gli italiani hanno dimostrato di voler tentare nuovamente l’esperimento di Berlusconi, in precedenza fallito. Sono sempre sensibili ai politici che possono confezionare le promesse in una retorica altisonante e che vengono sostenuti dal potente impero mediatico di Berlusconi. E così facendo, affidano le loro speranze ad un uomo dalla reputazione quanto mai dubbia. Quanto può essere stabile questo governo? (…) Alle incertezze che comunque contraddistinguono la collaborazione europea, si aggiunge ora una giustificata diffidenza circa le reali intenzioni del nuovo dittatore di Roma".

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LA DEMOCRAZIA È COSÌ...

 

PORTOGALLO, DA "PÙBLICO", ARTICOLO DI JOSÉ MANUEL FERNANDES (15/05/2001)

La democrazia è così. Non sempre si può vincere, non sempre i risultati sono quelli che più desidereremmo, non sempre le scelte del popolo appaiono le più sensate. Ma anche quando questo succede ci sono sempre buone notizie quando la volontà popolare si esprime, come è avvenuto domenica in Italia e nei Paesi Baschi. Cominciamo da queste.
La principale buona notizia è stata l’elevata partecipazione elettorale, in entrambe le elezioni. In Italia questo ha provocato persino il prolungamento dell’atto elettorale fino all’alba. Ciò che questa elevata partecipazione ci mostra è che quando esistono alternative chiare e una disputa elettorale aperta, gli elettori non si estraniano e vanno a votare. Sentono che la loro scelta è importante. Mostrano che la democrazia continua ad essere viva.
La seconda buona notizia che è arrivata dai Paesi Baschi è stata la pesante sconfitta del nazionalismo radicale, di quelli che appoggiano il terrorismo dell’Eta. Malgrado atti di intimidazione che, domenica, si sono prolungati fino all’interno di alcuni seggi elettorali, i "violenti" hanno perso metà dei loro deputati. Se l’Eta rispettasse gli elettori, forse il nazionalismo radicale ripenserebbe le sue opzioni, ma ci sono poche speranze che questo avvenga.
L’altra buona notizia è venuta dall’Italia ed è stata la dimensione relativamente scarsa, e ben inferiore a quella prevista nei sondaggi, della vittoria di Silvio Berlusconi, accompagnata dalla caduta elettorale della più polemica delle forze politiche del Polo delle Libertà, la Lega Nord di Umberto Bossi.
Ma questi aspetti positivi non ci devono far dimenticare che, nei Paesi Baschi, neppure questa volta c’è stata un’alternanza democratica. Lo stesso Pnv che governa la regione da 20 anni continuerà a farlo. Il risultato elettorale ha rappresentato perciò una delusione. La speranza è che il rieletto lehendakari, Ibarretxe, dia segnali di maggiore moderazione e sensatezza che il presidente del suo partito, Xabier Arzalluz, e riprenda l’avvicinamento ai partiti democratici, compiendo la promessa di rifiutare i voti e l’appoggio dei "violenti".
In Italia, il fatto che gli elettori abbiano scelto come presidente del Consiglio un uomo che ha di fronte vari processi giudiziari e che finirà con l’accumulare un enorme potere come padrone di tutte le televisioni (le pubbliche più i suoi canali privati) è preoccupante. In questa edizione di "Publico", Paolo Flores D’Arcais considera anche che "gli italiani hanno scelto di votare contro alcuni principi fondamentali di una democrazia liberale".
Questo, tuttavia, non liquida la democrazia in Italia. Il primo ministro ha molto potere, ma non ha il potere assoluto, perché, in una democrazia, nessuno ha il potere assoluto. Il Paese, che si è lasciato affascinare dallo charme del "cavaliere", ha una società civile possente che saprà oltrepassare questa curva stretta della storia della sua democrazia. Per questo è bene che nessuno si precipiti e che il suggerimento della presidenza belga dell’Unione Europea di ripetere con l’Italia lo sproposito delle sanzioni all’Austria sia rapidamente dimenticato. Non perché l’Italia sia un Paese più grande e l’Austria un Paese più piccolo, ma perché la cosa peggiore che si potrebbe fare sarebbe trattare l’elettorato italiano come una schiera di bambini maleducati. Questo aggraverebbe solo i problemi.

 

 

DAL QUOTIDIANO SVIZZERO DI ZURIGO "TAGES-ANZEIGER"

"Non pochi devono essersi decisi per Berlusconi perché volevano dare uno schiaffo alla coalizione del centro-sinistra, che negli ultimi cinque anni si è occupata principalmente di se stessa e per questo qualche volta si è dimenticata di governare. Tale reazione è perciò comprensibile, ma dà prova di scarsa maturità democratica di fronte alle chiare e prevedibili fatali conseguenze".

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"SONO IL MIGLIORE"

 

ARGENTINA, DAL "CLARÌN", EDITORIALE (14/05/2001)

Nella sua splendida villa di Macherio, vicino a Milano, attorniato dalla bella moglie, l'attrice Veronica Lario, e dai suoi tre figli del secondo matrimonio (ne ha altri due con la prima moglie, dalla quale ha divorziato), Silvio Berlusconi vive in famiglia, questa mattina, la sua ora più gloriosa. A 64 anni, questo figlio di un funzionario di banca, nato il 29 settembre 1936, alunno dei salesiani e laureato in legge all'Università statale di Milano, vinceva nella notte le combattute elezioni, che egli stesso aveva trasformato in un referendum a favore o contro la sua persona.
È difficile oggi contestargli "a lacrime o rimproveri", come ha scritto Borges, la sua debordante autostima, che lo ha portato a dichiarare recentemente: "Sulla scena mondiale non c’è nessuno che possa paragonarsi a me. Sono il migliore del mondo".
Ha scalato un’altra vetta. Era già il leader dell’opposizione di centrodestra l’uomo che è riuscito a ricostruire l’immenso vuoto politico che ha lasciato, al termine della Guerra Fredda nel 1989, la morte della Democrazia Cristiana, al governo dell’Italia per mezzo secolo.
Da giovane, Silvio Berlusconi cantava sulle navi che facevano crociere nel Mediterraneo per pagarsi gli studi. Questa vocazione per lo spettacolo gli ha reso frutti enormi anni più tardi, quando il costruttore di vari quartieri di lusso a Milano intraprese anche la carriera televisiva, come proprietario e organizzatore finanziario delle reti commerciali italiane.
I suoi avversari hanno denunciato che la sua fortuna aveva un’origine sospetta. Si sono anche sollevate delle ombre per i suoi presunti contatti con la mafia siciliana. Ma Silvio Berlusconi è uscito finora indenne da mezzo centinaio di processi. In alcuni è stato condannato. In totale, a sei anni e cinque mesi di carcere. Ma dopo o è stato assolto in appello o i delitti che gli venivano imputati sono caduti in prescrizione.
Berlusconi ha trovato nella sua vita un grande protettore, il leader socialista e presidente del Consiglio negli anni ’80, Bettino Craxi. Si dice che fu Craxi a suggerirgli di creare un partito dal nome calcistico, Forza Italia, che è oggi il primo partito.
Anche le sue avventure e le sue passioni lo hanno condotto al calcio. Ha finito per comprarsi il Milan, a cui ha fatto vincere tutte le grandi coppe in Europa e nel mondo.
Nel novembre del 1993, Berlusconi si è lanciato nell’arena politica. A marzo del 1994, ha armato una coalizione di centrodestra che ha sconfitto il centrosinistra. È stato premier per sette mesi, fino a quando a novembre i giudici di Mani Pulite di Milano gli fecero arrivare un avviso di garanzia accusandolo di corruzione.
Il 2 dicembre del 1994, è caduto il primo governo di Berlusconi, spinto nell’abisso dal suo socio Umberto Bossi, il leader della Lega Nord, separatista e xenofobo, che ora è di nuovo un alleato, malgrado Bossi abbia chiamato abbastanza a lungo Berlusconi "mafioso".
Il colpo è stato molto duro ma Berlusconi ha dimostrato che è fatto di una pasta speciale. Ha riorganizzato l’opposizione e ha continuato a stare sulla breccia, proclamandosi vittima cronica "dei comunisti". Ha perso le elezioni dell’aprile del 1996 che hanno dato la vittoria alla coalizione di centrosinistra dell’Ulivo. I problemi giudiziari continuano a molestarlo, ma il clima è cambiato da tempo. Berlusconi ha vissuto un dramma personale che lo ha preoccupato molto di più tre anni fa, quando gli diagnosticarono un cancro alla prostata da cui è stato operato e curato.

 

 

DAL QUOTIDIANO ECONOMICO FRANCESE "LES ECHOS"

"Berlusconi detronizza la sinistra in Italia. (…) Silvio Berlusconi, personalità discussa, con un passato pieno di processi e accuse circa l’origine delle sue fortune, o circa il finanziamento illecito dei partiti, ha dovuto chiamare in aiuto le truppe della Lega Nord. (…) Riuscendo nella sua seconda marcia su Roma, Silvio Berlusconi ha definitivamente ottenuto i gradi di politico. Ora egli deve ancora trovare l’ingresso nella Storia con la S maiuscola. Coi piedi per terra e in modo duraturo".

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AGENDA AMBIZIOSA

 

STATI UNITI, DAL "WASHINGTON POST", ARTICOLO DI R. JEFFREY SMITH (14/05/2001)

l discusso multi-miliardario, Silvio Berlusconi, sedeva oggi in completo blu scuro davanti ad un caminetto e sventolava ciò che lui chiama il suo "contratto" davanti alla telecamera, promettendo che in quanto neo-eletto presidente del Consiglio italiano avrebbe dato un forte incremento all’occupazione, alle pensioni e al pubblico impiego, che avrebbe ridotto le tasse e riformato la burocrazia.
Queste sono ambizioni molto alte per il leader di un Paese con gravi problemi economici, i cui cittadini disprezzano allegramente l’autorità ed esaltano la ribellione civile. Ma Berlusconi, che fu presidente del Consiglio per sette mesi nel 1994, è diverso dalla maggior parte dei leader italiani più recenti, e nelle elezioni di domenica ha acquisito un punto di partenza solido per la sua agenda, avendo ottenuto una maggioranza netta nei due rami del Parlamento.
Berlusconi, soggetto enormemente sicuro di sé, ha sconfitto l’avversario di centro-sinistra, Francesco Rutelli, spazzando via le critiche per i suoi legami col mondo degli affari e mettendo avanti una determinazione impetuosa a costruire un "governo che funzioni e che faccia funzionare lo Stato come una macchina efficiente al servizio del cittadino", come ha promesso in un discorso di due minuti alla televisione nazionale oggi stesso.
Per il pubblico americano, queste parole possono assomigliare ad un ritornello familiare da campagna elettorale. Ma in Europa, che ha una tradizione di governo pigro e prepotente, possono significare per così dire un sovvertimento sociale. Con la promessa di applicare le norme più semplici e l’efficienza senza scrupoli del capitalismo al compito di soddisfare le esigenze dei cittadini, Berlusconi ha infiammato i suoi sostenitori e provocato nervosismo tra i suoi avversari, sia in patria che altrove.
Secondo lo spoglio finale del voto per il Senato, la coalizione guidata da Berlusconi ha ottenuto 177 seggi su 315, contro i 125 della coalizione avversaria, l’Ulivo. Ha pure ottenuto oltre la metà dei 630 seggi alla Camera dei Deputati, dopo lo spoglio parziale dei voti. Le elezioni hanno prodotto raramente in Italia una vittoria così chiara.
Essendo l’uomo più ricco d’Italia e politico conservatore, quasi reaganiano, in un continente dove la maggior parte dei leader è di centro-sinistra, Berlusconi è una specie di proscritto in Europa. È stato abbracciato calorosamente solo dal Partito Popolare spagnolo, conservatore, dal presidente conservatore francese, Jacques Chirac, e dall’Unione Cristiano-democratica tedesca, che è all’opposizione.
I partiti di sinistra che governano il Belgio e la Francia non hanno taciuto il loro disappunto. "Rispetto la democrazia italiana e ho fiducia nel popolo italiano", ha detto il ministro degli Esteri francese, Hubert Vedrine, all’agenzia Reuters. "Ma, dato ciò che questo paese rappresenta in Europa, saremo molto attenti al modo in cui il governo sarà composto e alle sue politiche; attenti e, se necessario, vigilanti".
Molti europei sono preoccupati di una eventuale svolta ufficiale italiana verso la xenofobia o il razzismo anti-immigrazione a causa della partecipazione alla coalizione vittoriosa di Berlusconi di due partiti che hanno dei legami col fascismo del tempo di guerra: la Lega Nord e Alleanza Nazionale; due partiti che hanno perso seggi in favore del partito di Berlusconi.
Sul fronte economico, questi europei sono preoccupati che i tagli alle tasse promessi da Berlusconi producano deficit di bilancio non in linea con le norme dell’Unione Europea.
Fuori Italia c’è disagio anche per il fatto che le sue poche apparizioni di fronte all’elettorato siano state preparate con molta cura: gli intervistatori erano stati selezionati, e le tre reti televisive che possiede tendevano a mostrarlo in una luce di adulazione. Il tipo di abile pubblicità che Berlusconi ha usato a suo vantaggio non è ancora molto ben affermato in Europa.
Berlusconi, che si è paragonato a Napoleone e che ha affermato: "non c’è nessuno sulla scena mondiale che possa competere con me", esibisce un misto di estrema sicurezza di sé, di valori conservatori e di populismo per nulla evidenti alla guida di altri governi europei. In qualche modo, egli è una risposta italiana ad un problema italiano: un capitalista sfrenato che, secondo i suoi critici, ha ignorato le ingombranti leggi della nazione ed evaso le tasse elevate per diventare ricco. Questo ne ha fatto una specie di eroe per gli italiani che si trovano al punto più basso della scala economica.
Ora che Berlusconi ha stravinto, dopo aver speso miliardi del suo patrimonio personale per promuovere se stesso e il suo partito politico, Forza Italia, con manifesti e riviste, deve dimostrare che può essere più di un uomo immensamente ricco.
Berlusconi ha promesso che nei suoi primi 100 giorni di governo, ridurrà le tasse, inizierà una seria riforma del sistema scolastico, snellirà le norme per le piccole imprese, inizierà a costruire nuovi ponti ed autostrade, e adotterà degli "standard europei" per la "flessibilità, mobilità e partecipazione" delle forze lavoro. Quest’ultimo cambiamento sarà particolarmente controverso perché si tratta di mettere radicalmente in discussione le rigide norme sul lavoro difese da potenti sindacati.
Assieme a questi grandi progetti ci sono altre promesse più modeste ma che procurano ampi consensi: egli vuole eliminare le tasse di successione, permettere più lavori di ristrutturazione delle case senza dover chiedere previe autorizzazioni, porre fine al divieto di lavorare quando si percepisce una pensione statale e organizzare una nuova scuola centrata su "Inglese, Internet e Impresa".
Alcuni osservatori dicono che dovrà probabilmente affrontare l’accusa che la sua azione di governo andrà a beneficio della sua impresa principale, il Gruppo Fininvest.
Per il momento, si è semplicemente impegnato ad appoggiare una nuova normativa sul conflitto di interessi, che deve però ancora essere messa a punto.
Infine, Berlusconi dovrà affrontare una battaglia in salita per fare pace con quegli elettori che hanno sostenuto la coalizione dell’Ulivo principalmente perché risentiti dalla sua ricchezza e dal suo quasi monopolio sulla televisione privata. "Se andrà al potere, la gente vedrà che tipo di uomo è", ha detto domenica Sabrina D’Angelis, 30 anni, votante per l’Ulivo, attiva nel mondo delle pubbliche relazioni.

 

 

DAL QUOTIDIANO BELGA "DE STANDAARD"

"A prima vista l’Unione Europea può tirare un sospiro di sollievo: il fascismo in Italia non avanza. Il grande vincitore delle elezioni è Silvio Berlusconi e non la Lega Nord. (...) L’Italia è uno dei sei paesi fondatori dell’UE, ha la terza economia dell’Unione e ed è tra i più importanti Paesi industrializzati del mondo. In questo Paese ora è premier un uomo d’affari straricco, che per le sue ambizioni politiche non usa solo il suo denaro e i suoi media, ma corrompe anche magistrati e giudici. Arrivederci operazione Mani Pulite".


 

DAL QUOTIDIANO DANESE "POLITIKEN"

"Il risultato delle elezioni non mette in pericolo solo la democrazia in Italia. È il risultato di un indebolimento politico e morale, che abbraccia tutta l’Europa (...). Il successo di Berlusconi (...) è molto più grave di quello di Haider in Austria. Qui si tratta di un impulso sfrenato e ostile alla politica, per il quale dobbiamo ringraziare la realtà virtuale portata dai media. Il magnate dei media Berlusconi li ha abilmente utilizzati a suo vantaggio".

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IL RITORNO DI BERLUSCONI

 

GRAN BRETAGNA, "THE ECONOMIST", EDITORIALE (14/05/2001)

ilvio Berlusconi è chiuso in una morsa di battaglie legali. Deve far fronte ad accuse di corruzione. Sembra inevitabile che il suo secondo mandato come presidente del Consiglio sarà intrappolato nel conflitto di interessi con il suo impero finanziario. Malgrado ciò, egli è ora in procinto di assumere la guida del prossimo governo dell'Italia. Alla fine, gli elettori italiani hanno fatto la loro scelta con gli occhi ampiamente aperti.
I risultati ufficiali comunicati dal ministero dell'Interno mostrano che la coalizione di destra guidata da Berlusconi ha una chiara maggioranza al Senato, e alla Camera dei Deputati. "Riconosco la legittima vittoria elettorale del centro destra", ha dichiarato Francesco Rutelli, il leader della coalizione sconfitta.
Non è ancora chiaro, nel momento in cui scriviamo, se Berlusconi, al governo, potrà fare affidamento sulla Lega Nord di Umberto Bossi per rimanere al potere. La veemente visione anti-immigrati ed euroscettica della Lega Nord ha allarmato gli altri governi dell'Unione europea. I risultati sono stati ritardati dal caos nei seggi elettorali, la cui ora di apertura è stata protratta per l'inaspettata affluenza pari all'81,5% dei 49,4 milioni di aventi diritto.
La vittoria di Berlusconi è rimarchevole sotto molti aspetti. Il suo primo mandato come presidente del Consiglio, nel 1994, si è risolto in un fallimento. E adesso aveva di fronte un governo che, per gli standard italiani, è stato un successo. Ma l’elemento più significativo di tutti è l’indifferenza degli elettori verso le molte accuse che lo hanno perseguitato durante la campagna. Un editoriale e un’inchiesta pubblicati il 27 aprile dall’Economist che definivano Berlusconi "inadatto" a governare il suo Paese, hanno causato un furore senza precedenti in Italia. Berlusconi ha liquidato questi articoli definendoli "spazzatura".
La sinistra ha raggiunto il potere nel 1996 sotto la leadership di Romano Prodi, un economista che è ora presidente della Commissione europea. Formato dai reduci della vecchia classe politica dopo i processi per corruzione dei primi anni ’90, con membri la cui provenienza spaziava dai democristiani agli ex comunisti riformati, l’Ulivo ha promesso un nuovo tipo di politica. Prodi è riuscito nel difficile compito di ridurre i cronici deficit finanziari italiani, cosa che ha consentito all’Italia di entrare nel 1998 nella moneta unica dell’Unione Europea. La coalizione ha anche privatizzato imprese pubbliche per un valore di 150 mila miliardi, ha tagliato l’inflazione della metà e ha segnato la ripresa della crescita economica, anche se l’Italia è restata indietro rispetto alla media dell’UE a livello di crescita e disoccupazione. Ultimo ma non meno importante, i pezzi grossi della coalizione sono riusciti a resistere fino alla fine della legislatura, anche se con tre diversi presidenti del Consiglio in quattro governi.
Ma anche la coalizione dell’Ulivo ha fatto i suoi sbagli. Il maggiore errore politico è stato quello di non spingere per il completamento delle riforme costituzionali iniziate nei primi anni ’90. Berlusconi astutamente nel maggio dello scorso anno ha trasformato un referendum sui cambiamenti elettorali in un voto sul governo stesso. Anche se una larga maggioranza di elettori chiedeva le modifiche, il referendum è stato giudicato non valido perché non è stato raggiunto il quorum del 50% di voti. Troppi hanno preso sul serio il consiglio di Berlusconi "state a casa e mandateli a casa".
E mentre la coalizione restava al suo posto, è stata vittima della frammentazione politica italiana che aveva fatto cadere la maggior parte dei governi precedenti. Il suo modo di affrontare queste difficoltà è stato di continuare a cambiare il leader. L’impressione che questa leadership "modello porta-girevole" ha lasciato a molti elettori è che non molto era cambiato. La politica italiana era ancora dominata da schermaglie di partito e lotte dietro le quinte.
Il candidato della coalizione che avrebbe dovuto diventare presidente del Consiglio a queste ultime elezioni era Francesco Rutelli, l’ex sindaco di Roma, giovane (46 anni contro i 64 di Berlusconi) e alla mano, a cui mancava esperienza nazionale - è stato scelto solo a novembre scorso - ma che non di meno si è dimostrato un acuto combattente. Gli elettori sembravano gradire la figura di Rutelli, ma sembravano preferire come leader Berlusconi, l’uomo che si è fatto da solo; molti gli hanno creduto quando ha detto che non aveva fatto peggio di altri imprenditori italiani, e hanno accettato le sue vaghe promesse che avrebbe fatto passare una legge per evitare il conflitto di interesse con il suo impero economico una volta che fosse di nuovo al potere.
Berlusconi ha anche avuto problemi con i suoi alleati, soprattutto con Bossi, il leader della Lega Nord. Bossi ha fatto cadere il primo governo di Berlusconi, ma Berlusconi ha insistito sul fatto che stavolta Bossi sarà leale. Ma anche questo potrebbe essere un problema. Il partito di Bossi prima chiedeva la separazione delle regioni del nord dell’Italia dal resto del Paese, ora afferma di volere solo una maggiore autonomia. Spesso paragonato a Jörg Haider, il leader dell’estrema destra in Austria, Bossi recentemente ha descritto Giuliano Amato, presidente del Consiglio uscente, ampiamente stimato, come un "nano nazista". Una volta nel governo, Bossi, con ogni probabilità non terrà a freno la lingua. Fortunatamente per Berlusconi, il partito di Bossi sembra essere andato particolarmente male a queste elezioni. Il voto della Lega Nord, secondo le ultime proiezioni, sembra essere collassato al 4% dal 10% del 1996. Questo potrebbe indebolire il potere di Bossi considerevolmente, e forse escluderlo completamente dal governo.

 

 

DAL QUOTIDIANO SVEDESE "DAGENS NYHETER"

"Le elezioni italiane si sono trasformate in una votazione popolare pro o contro il magnate dei media Silvio Berlusconi e quindi anche sulla democrazia, come sembra che accada in Italia dal 1946. (…) L’Italia si ritrova un presidente del Consiglio con un enorme potere sulla vita economica italiana e una quantità di elementi di sospetto a suo carico. Se si aggiunge poi che i neofascisti riformati ed un movimento separatista xenofobo sono suoi compagni di coalizione, si capisce che l’Europa respira con difficoltà".

 

 

DAL QUOTIDIANO LUSSEMBURGHESE "LUXEMBURGER WORT"

"Una quantità di punti interrogativi, che non disturbano però molti dei 48 milioni di italiani, lastrica la strada di Silvio Berlusconi. Essi hanno accordato a lui e ai suoi alleati la fiducia. Senza sapere che cosa l’uomo d’affari di successo garantisce davvero, che cosa ha da dire in fin dei conti a livello politico. Eppure questo non infastidisce l’uomo che vuole governare l’Italia come un’impresa. L’uomo che crede nella totale simbiosi di denaro e potere in ogni ambito della vita, ma soprattutto in se stesso".

 

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LA CRISI DEL SETTIMO MESE

 

BRASILE, DAL "JORNAL DO BRASIL", EDITORIALE (15/05/2001)

La prima chance di Silvio Berlusconi alla guida del governo italiano è durata appena sette mesi. Vittorioso alle elezioni del marzo 1994 con Forza Italia, che aveva appena creato, l’imprenditore ha governato il Paese tra maggio e dicembre di quell’anno. Agli elettori che votarono per la coalizione (43%), egli promise un’amministrazione stabile e duratura, esattamente come fa ora. Ma i sette mesi del suo governo non furono diversi dalle amministrazioni anteriori, segnate da crisi e scandali.
Il primo intoppo si ebbe quando un decreto del suo governo approvò un alleggerimento della carcerazione preventiva, mettendo in libertà varie persone indagate dalla cosiddetta Operazione Mani Pulite, con cui la Giustizia italiana combatteva la corruzione e il crimine organizzato. La reazione dell’opposizione, dell’opinione pubblica e persino dei suoi alleati politici obbligò Berlusconi a ritirare il decreto.
Il suo progetto che aumentava l’età minima pensionabile provocò uno sciopero generale e una marcia di 1 milione e mezzo di persone per le strade di Roma. La reazione l’obbligò un’altra volta a fare marcia indietro. Le indagini sulla corruzione finirono per arrivare allo stesso presidente del Consiglio. Imbarazzato, Berlusconi assistette al vertice dell’Onu a Napoli sul crimine organizzato mentre era egli stesso indagato.
A novembre, Umberto Bossi, della Lega Nord, ritirava il suo appoggio, obbligando Berlusconi ad abbandonare il governo. "Non mi hanno lasciato lavorare", si lamentò. Lo stesso giorno, suo fratello, Paolo Berlusconi, era condannato da un tribunale di Milano a sette mesi di prigione per finanziamento illecito alla Democrazia Cristiana.

 

DAL QUOTIDIANO RUSSO "KOMMERSANT"

"La vittoria della destra non significa che il futuro governo italiano non avrà problemi sulla scena internazionale, perché sotto lo scudo di protezione del blocco di centrodestra ci sono forze eterogenee fino ai separatisti e ai neofascisti. E i primi commenti dall’Europa mostrano che gravi sfide attendono il nuovo governo".

 

 

DAL QUOTIDIANO UNGHERESE "NEPSZAVA"

"Molti partiti di destra si attendevano da Berlusconi la resurrezione della destra in Europa. Anche Viktor Orban (premier ungherese, ndt) deve averci contato, perché altrimenti non avrebbe dichiarato, poco tempo fa, la sua solidarietà con Berlusconi. (...) Un gioco pericoloso, perché la posizione di Berlusconi non può essere qualificata come stabile né dal punto di vista della politica interna né da quello della politica estera. (...) La destra ha vinto proprio nello stivale d’Europa, ma è una vittoria di Pirro a beneficiare della quale può essere di nuovo, più avanti, la sinistra. Il risultato non trionfale (...) è dovuto al fatto che gli elettori italiani anche senza le obiezioni dei politici stranieri sanno quali sono i partiti veramente civili e quali no".

 

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"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

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