Il dopo elezioni del 13 maggio 2001 : E' qui la sinistra

Interviste ad Enrico Peyretti e a don Andrea Gallo

Da Adista n° 51 2001

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ROMA-ADISTA. "La situazione è più grave di quanto sembri. Berlusconi ha costruito il suo potere in vent’anni, con la corruzione televisiva dello spirito sociale e con il sostegno di un’onda mondiale di violenza nelle strutture e nelle culture. La sinistra se n’è accorta tardi. Forse non l’ha ancora capito del tutto. Ma le alternative ci sono. Sarà di sinistra chi le vede e le sviluppa". È l’analisi e la speranza di Enrico Peyretti, direttore del "foglio" di Torino, sollecitato da Adista ad esprimersi e ad inserirsi nel dibattito (aperto la scorsa settimana con le interviste a Stefano Ceccanti e Tonio Dell’Olio; v. Adista n. 49/01) sulla crisi e sul futuro della sinistra in Italia.
Insieme a lui, don Andrea Gallo, "cittadino, democratico, laico, antifascista e prete, coordinatore della Comunità san Benedetto al Porto di Genova", come si definisce lui stesso, che ha preferito rispondere alle nostre tre domande con un testo unico e con un appello a non "sminuire il significato e le conseguenze politiche" della "scandalosa" domenica 13 maggio: "per evitare un brusco risveglio, sarà bene non mettersi a dormire". Di seguito pubblichiamo i due interventi.

Quali sono le "parole", ma soprattutto i fini, di sinistra che la sinistra deve re-inventare?
Peyretti:
Una premessa. No, con Berlusconi non si tratta di una normale alternanza. Se la sinistra si mette a pensare così, (e in gran parte lo sta facendo) è perduta totalmente. Quasi mezza Italia ha scelto, in un referendum presidenzialista anti-costituzionale, un modello umano negativo. Ha subìto il falso mito del ricco, abile, spregiudicato, insofferente della legge, fanatico di sé stesso. La sinistra non può adattarsi se non esternamente, formalmente, a questo risultato, favorito da una legge elettorale assurda. Il problema è ben più che politico: è antropologico, etico, di civiltà. Il centro-sinistra non era culturalmente attrezzato per resistere. L'era democristiana, che ha spalancato le porte all'ateismo religioso capitalista per paura di quello empio sovietico, e la debolezza etica originaria della sinistra, che dissociava fini e mezzi, intrisa di machiavellismo a fini di "giustizia", hanno preparato da lungo tempo questo disastro. Il "liberismo etico" (Carlo Maria Martini, Armido Rizzi) inficia anche la sinistra, sebbene contraria (ma, proprio per questo, troppo debolmente) al liberismo economico. La "libertà selvaggia" (Kant) ha prevalso sulla giustizia, anche in molti che vorrebbero non accettarne le conseguenze economiche e sociali peggiori.
Le "parole" della sinistra sono giustizia e libertà. Né giustizia senza libertà (perciò sconfessione del bolscevismo), né libertà senza giustizia (perciò nuova e più energica resistenza al liberismo), anche se la composizione di questi due valori è instabile, sempre da ricercare. Giustizia anzitutto da rendere, prima che da rivendicare. Prima che economica, la giustizia è il rispetto assoluto della persona umana, del mistero alto che essa è. Il dovere di uguaglianza nei mezzi è finalizzato ad attuare l'uguaglianza di diritti e di valore (equi/valenza) delle persone (art. 3, articolo principe della Costituzione).
La dicotomia destra-sinistra non è affatto superata. Non basta il significato formale: sinistra come innovazione e destra come conservazione, cosicché sarebbe di sinistra qualunque innovazione. Sono invece due categorie morali. Per l'autentica sinistra la giustizia è criterio dell'uso della libertà. Per la destra nobile di un tempo l'accento era più sulla libertà che sulla liberazione, ma in linea di principio era una libertà includente, era liberalismo politico, tendente all'allargamento dei diritti, più che liberismo economico, (la lingua italiana, a differenza di altre, permette questa distinzione importante tra i due termini). Per l'attuale destra non nobile (modelli Thatcher e Reagan), la libertà dei forti già liberi, approvati dai loro ammiratori, è un valore assoluto, e chi non può competere deve vivere una vita inferiore (il Terzo Mondo nel pianeta, e il terzo debole nelle società sviluppate): è una libertà escludente. Se la prova della realtà cambierà in meglio, rispetto a ciò che promette, questa destra italiana, sarò felice di ricredermi.
Oggi si preferisce parlare di solidarietà. La parola giustizia fa paura, come se fosse violenta. Solidarietà vuol dire essere uniti in una sorte comune. È vero. Ma la solidarietà si realizza, l'esclusione è bandita, solo se è praticata la virtù della giustizia, del rendere a ciascuno il suo, in proporzione ai bisogni di chi riceve e alle capacità di chi contribuisce.
La sinistra ha da educare alla giustizia, praticandola. Se la sinistra lotta senza educarsi, si ritrova uguale alla destra, assimilata. Una china tremenda è da risalire: quella che fa apparire cittadino realizzato il rampante per sé, non il cittadino attivo per gli altri. Questo veleno culturale è penetrato in tutte le vene italiane. Certi esponenti della sinistra, berlusconiani come stile di vita e come tipi umani, sono i distruttori della sinistra. L'impegno per la giustizia non è morto nella sinistra. Credo che, in maggioranza, chi vi si riconosce lo faccia ancora per cercare questa qualità di vita. Ma se la cultura e le guide dei partiti non sono cultori della giustizia, quei generosi si disperdono. I molti che dalla sinistra sono passati in questi anni al berlusconismo attivo ed entusiasta, denunciano presenze di falsa sinistra.

Nei mondi vitali della società e nel popolo di sinistra si respira malcontento e delusione nei confronti della sinistra. Qual è il problema: deficit di comunicazione oppure assenza di contenuti?
Peyretti:
C'è un deficit di comunicazione, ma soprattutto una debolezza dei contenuti ideali-pratici proposti. Come Gandhi, la sinistra deve essere e presentarsi come idealista-pratica. È Gandhi il nuovo Marx, che ha tutto il meglio di Marx, meno gli errori di Marx, più quello che a Marx mancava. Se non è idealista, la sinistra è una cattiva imitatrice moderata della destra cinico-realista. Se non è pratica, è una pura testimonianza, necessaria, ma non politica. Fa testimonianza uno che pensa, vive e parla, ma non è abbastanza furbo e svelto per sopravvivere in quella fossa dei leoni che è la politica istituzionale. Ammiro i politici che sanno starci, ma anche loro devono avere fede, non in Ruini, ma nell'"uomo inedito" di Balducci.
Quali contenuti? Il lavoro è un diritto-dovere e un dovere-diritto. È nemica quella società e quella politica che non assicura a tutti il lavoro per vivere ed esprimersi, per essere persone, ma sottopone il lavoro umano all'arbitrio e violenza del mercato.
La scuola deve dare la parola, prima ancora del lavoro, a chi non ce l'ha. Deve essere scuola di tutti, di tutte le culture e religioni in rispettoso confronto, deve unire e non separare in ghetti mentali. Non ci devono essere uguale libertà e mezzi per chi promuove e sceglie scuole selettive culturalmente e socialmente.
I diritti umani, tutti i diritti per tutti gli esseri umani, devono prevalere sul mercato, che è il potere di chi ha su chi non ha, se non è praticato come servizio di chi ha a chi non ha. Solo la globalizzazione dei diritti umani giustificherà e correggerà la globalizzazione commerciale.
La legge, nazionale e internazionale, è giusta se è la forza dei deboli, non la volontà dei forti. Se non è giusta, va cambiata con la resistenza nonviolenta. La sinistra deve affermare che la democrazia è il governo della legge, e non degli uomini, tanto meno dei ricchi e dei furbi che si fanno applaudire. Democrazia e leaderismo sono incompatibili, a destra come a sinistra, perché la democrazia è partecipazione, non delega, né al peggiore né al migliore. Quando ciò accade, la democrazia è da restaurare con i mezzi della democrazia. Essa, infatti, è capace di autodistruggersi, ma anche di autoguarirsi, quando nei cittadini risalgono saggezza e altruismo.
L'impunità dei forti e la severità coi deboli distruggono in tutti il senso della legge, incitano i disonesti, gettano nella disperazione gli onesti. La funzione giudiziaria, non vendicativa, ma dichiaratrice del giusto e dell'ingiusto (giuris/dizione), e rieducatrice alla socialità, è un diritto primario di tutti, degli stessi colpevoli. Ad essa nessuno deve potere sottrarsi, tanto meno i potenti coi loro stratagemmi.
La grande Costituzione italiana, aggiornabile nella seconda parte alla luce della prima, contiene in questa prima parte gli orientamenti concreti di una politica giusta, da attuare. Difendere la Costituzione dagli attacchi di correnti estranee e contrarie alle sue radici e valori, e attuarla nello spirito e nella lettera, è la prima grande direttiva politica.
La comunicazione tra il popolo e i suoi rappresentanti politici deve essere intensa. Se i partiti, attivi e partecipati sul territorio, sono sostituiti da televisione unidirezionale, leaderismo, plebiscitarismo, la democrazia è svuotata. Ogni parlamentare renda conto agli elettori e non elettori, sia reperibile settimanalmente da tutti, per motivi di interesse generale: una comparsa televisiva di meno e un ascolto di più lo renderanno fedele al suo mandato. Le sedi di partito costano, ma poiché la politica è una funzione pubblica, potrebbero trovare luogo nelle scuole in ore serali, o in altri edifici pubblici. Per la stessa ragione, il finanziamento dei partiti deve essere pubblico, scalando da esso quello privato, che deve essere dichiarato, non occulto. L'ordinamento interno dei partiti deve essere democratico e verificabile.
La televisione è una potenza da regolare e limitare, sul piano etico e legale. Essa incide sulla coscienza sociale, fino a determinarla. Karl Popper ha ben motivato la necessità di una patente revocabile per chiunque opera con la televisione e analoghi potenti mezzi centralizzati. È utile che un partito abbia fuori di sé una cerchia di consulenti, senza impegni né ambizioni istituzionali, che lo istruiscano e lo ammoniscano sui bisogni reali e sugli apporti che vengono dalla società.

Potrebbe indicarci 2-3 cose che possono apparire all'opinione pubblica di sinistra come la via del riscatto della sinistra qui ed ora, prima che il berlusconismo "occupi" del tutto le istituzioni, la cultura, i mass media e i settori "deboli" della società?
Peyretti:
Il berlusconismo è una forma del culto della forza, che è la caratteristica delle destre ignobili: nel fascismo la forza fisica e militare, nel nazismo la forza razziale distruttiva, nel berlusconismo la forza economica. La polemica energica e profonda, a livello etico e culturale, contro questa ideologia, è condizione di sopravvivenza e riscatto per la sinistra e per la democrazia. Ecco alcuni indirizzi fondamentali di una sinistra aggiornata: dimostrare che l'accumulo di ricchezza e di potere mediatico è una pesante insidia alla libertà di tutti; denunciare che l'aggiunta a tali poteri del potere politico è sostanzialmente illegale, contrario alla divisione dei poteri, cioè all'abc dello stato di diritto; testimoniare col proprio costume politico che reale democrazia è il potere distribuito, non consegnato e concentrato; convincere che l'abilità spregiudicata nel fare gli affari propri è l'opposto della capacità politica, che è invece l'impegno per il bene altrui, di tutti, più del proprio, anche a scapito del proprio; tagliare l'erba sotto i piedi del potere televisivo-pubblicitario mediante la comunicazione diretta tra i cittadini nell'opera paziente di riaggregazione sociale di base; smontare culturalmente il nuovo culto della forza assoluta del capitale valorizzando nella società le dimensioni umane non monetarie, gratuite, libere.
Sul piano pratico, vedo utile la formazione del governo-ombra, per contrapporre ad ogni decisione governativa derivante dall'ideologia berlusconiana, puntuali e concrete proposte chiaramente ispirate ad una alternativa culturale di fondo.
La politica internazionale, planetaria, deve avere importanza maggiore dei giochi politici interni. Le domande principali della sinistra siano: che cosa può fare l'Italia per il mondo, per la giustizia fra i popoli, per la solidarietà internazionale, per la liberazione dalla fame e dalle malattie, per il diritto planetario e migliori istituzioni cosmopolitiche federali e democratiche necessarie alla soluzione giusta dei problemi di tutta l'umanità? Che cosa può fare per la risoluzione non bellica dei conflitti, per la costruzione della pace coi mezzi della pace, con la forza umana nonviolenta, per la riduzione fino alla scomparsa della cultura militare e della fede, criminalmente interessata, nelle armi? Nessun amante e cercatore della pace può dimenticare che il governo di centro-sinistra ha fatto la guerra, per incapacità di pensare e volere diversamente dall'Impero.
Se la sinistra ha occhi ed orecchie, trova ricerche vive e inizi di risposte a quelle domande nel cuore vivo avanzato della società. Ma la proposta di Veltroni di dedicare la politica del suo partito ad aiutare l'Africa è caduta nel vuoto, come cadde nel vuoto la proposta profetica di Berlinguer della sobrietà e austerità di vita. Il consumismo stolto e distruttivo, esaltato follemente da Bush, divorando la natura, divora il futuro umano, è un suicidio di massa. Il dogma assurdo dello sviluppo illimitato, generalmente accettato, anche a sinistra, si accanisce a bucare il fondo dell'unica barca del mondo, e non vuol vedere che la fa affondare. Una sinistra autentica, cominciando dalla vita domestica quotidiana, vuole un'economia ecologica, sobria, autolimitata, generosa con i deprivati, responsabile verso i posteri. Ma la stessa base popolare è corrotta. I poveri pensano come i ricchi, infatti li votano. Le proposte veramente popolari sono impopolari quando il popolo è plagiato e nessuno lo difende, lo avverte, lo sveglia.
Infine - ma è una condizione primaria - la sinistra deve riconoscere gli errori e le omissioni dei cinque anni del suo governo, insieme ai limiti delle proprie culture. Questa confessione non deprime, anzi fa ritrovare i propri valori forti e restituisce fiducia concreta.
Ho accennato qualcosa. La situazione è più grave di quanto sembri e si dica. Tutto sarà difficilissimo, perché Berlusconi ha costruito il suo potere in vent'anni, con la corruzione televisiva dello spirito sociale, ed è sostenuto da un'onda mondiale di violenza nelle strutture e nelle culture. La sinistra se n'è accorta tardi. Forse non l'ha ancora capito del tutto. Ma le alternative ci sono. Sarà di sinistra chi le vede e le sviluppa.

Don Andrea Gallo

Ci ritroviamo in una difficoltà molto grave, non tanto per la grande vittoria di Berlusconi ma per la grande sconfitta della Sinistra di Governo e di tutta la Sinistra che si è cercato di non vedere fino all'ultimo minuto.

Il post-comunismo ridotto al minimo storico
La Quercia subisce l'emorragia più grossa (più di un milione e mezzo di voti). Rifondazione Comunista e i Comunisti italiani dopo la scissione lasciano per strada più di 700mila consensi. Il Girasole prende meno dei Verdi nel 1996. Tuttavia ci sono oltre 10 milioni di italiani che hanno dimostrato che non ci stanno alla messa in discussione dei principi della Costituzione e sono decisamente contro una Repubblica padronale basata sull'impresa e la ghettizzazione e il populismo.

Come risalire la china
È, a questo punto, che ha perfettamente ragione chi vuole interrogarsi, chi vuole restare "sveglio". Altro che "bocche cucite"! Se la sinistra non volterà pagina al più presto e rimarrà qual è, se non metterà celermente in discussione il suo stile politico, il suo sistema di idee moderate e liberiste e soprattutto i responsabili della sconfitta della sinistra resteranno al loro posto, ancora una volta senza umiltà, senza coerenza, che cosa aspettarci per le prossime scadenze elettorali? Cambiare tutti, grida Zani dall'Emilia Romagna.
Ho partecipato con passione, come sempre, dinanzi all'onda di piena che era annunciata, alla campagna elettorale per l'Ulivo. Ho inviato telegrammi di felicitazioni ai nuovi eletti ed ora vorrei vedere tutti rimboccarsi le maniche in stretto contatto alla società civile per parlare dei problemi reali che la gente reale incontra. Ricordiamoci che tra tutti gli assenteisti ci sono ancora molti, molti giovani. Chiedo un nuovo "progetto politico", una nuova classe dirigente motivata. Serve una discussione impietosa e senza falsi unanimismi, abbandonando anche la stantia discussione sull'alternativa tra partito dell'Ulivo e partito Socialdemocratico. È vero. Bisogna fermarsi a pensare
Si apra allora un processo di ripensamento serio. Non mi piace criminalizzare Rifondazione Comunista. Ma cari compagni di Rifondazione, pensate che si possa ripartire davvero dal vostro drappello di parlamentari?
Ricordiamoci che la vittoria della Casa delle Libertà è politica. Fondata saldamente su un blocco sociale consistente e diffuso (non è solamente un umore passeggero) che ha un'idea di un progetto di società imprenditoriale e ha come cultura un modello di comportamento individualista in difesa dei privilegi acquisiti e per conquistarne dei nuovi e l'ossessione della sicurezza.
Sminuire il significato e le conseguenze politiche di questa legittima e scandalosa domenica sarebbe l'ultimo dei molti errori commessi in questi ultimi anni. Per evitare un brusco risveglio, sarà bene non mettersi a dormire.


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996