ROMA-ADISTA.
"La situazione è più grave di quanto sembri.
Berlusconi ha costruito il suo potere in ventanni,
con la corruzione televisiva dello spirito sociale e con
il sostegno di unonda mondiale di violenza nelle
strutture e nelle culture. La sinistra se nè
accorta tardi. Forse non lha ancora capito del
tutto. Ma le alternative ci sono. Sarà di sinistra chi
le vede e le sviluppa". È lanalisi e la
speranza di Enrico Peyretti, direttore del "foglio"
di Torino, sollecitato da Adista ad esprimersi e ad
inserirsi nel dibattito (aperto la scorsa settimana con
le interviste a Stefano Ceccanti e Tonio DellOlio;
v. Adista n. 49/01) sulla crisi e sul futuro della
sinistra in Italia.
Insieme a lui, don Andrea Gallo, "cittadino,
democratico, laico, antifascista e prete, coordinatore
della Comunità san Benedetto al Porto di Genova",
come si definisce lui stesso, che ha preferito rispondere
alle nostre tre domande con un testo unico e con un
appello a non "sminuire il significato e le
conseguenze politiche" della "scandalosa"
domenica 13 maggio: "per evitare un brusco
risveglio, sarà bene non mettersi a dormire". Di
seguito pubblichiamo i due interventi.Quali sono le "parole", ma
soprattutto i fini, di sinistra che la sinistra deve re-inventare?
Peyretti: Una premessa. No, con Berlusconi non si
tratta di una normale alternanza. Se la sinistra si mette
a pensare così, (e in gran parte lo sta facendo) è
perduta totalmente. Quasi mezza Italia ha scelto, in un
referendum presidenzialista anti-costituzionale, un
modello umano negativo. Ha subìto il falso mito del
ricco, abile, spregiudicato, insofferente della legge,
fanatico di sé stesso. La sinistra non può adattarsi se
non esternamente, formalmente, a questo risultato,
favorito da una legge elettorale assurda. Il problema è
ben più che politico: è antropologico, etico, di civiltà.
Il centro-sinistra non era culturalmente attrezzato per
resistere. L'era democristiana, che ha spalancato le
porte all'ateismo religioso capitalista per paura di
quello empio sovietico, e la debolezza etica originaria
della sinistra, che dissociava fini e mezzi, intrisa di
machiavellismo a fini di "giustizia", hanno
preparato da lungo tempo questo disastro. Il "liberismo
etico" (Carlo Maria Martini, Armido Rizzi) inficia
anche la sinistra, sebbene contraria (ma, proprio per
questo, troppo debolmente) al liberismo economico. La
"libertà selvaggia" (Kant) ha prevalso sulla
giustizia, anche in molti che vorrebbero non accettarne
le conseguenze economiche e sociali peggiori.
Le "parole" della sinistra sono giustizia e
libertà. Né giustizia senza libertà (perciò
sconfessione del bolscevismo), né libertà senza
giustizia (perciò nuova e più energica resistenza al
liberismo), anche se la composizione di questi due valori
è instabile, sempre da ricercare. Giustizia anzitutto da
rendere, prima che da rivendicare. Prima che economica,
la giustizia è il rispetto assoluto della persona umana,
del mistero alto che essa è. Il dovere di uguaglianza
nei mezzi è finalizzato ad attuare l'uguaglianza di
diritti e di valore (equi/valenza) delle persone (art. 3,
articolo principe della Costituzione).
La dicotomia destra-sinistra non è affatto superata. Non
basta il significato formale: sinistra come innovazione e
destra come conservazione, cosicché sarebbe di sinistra
qualunque innovazione. Sono invece due categorie morali.
Per l'autentica sinistra la giustizia è criterio
dell'uso della libertà. Per la destra nobile di un tempo
l'accento era più sulla libertà che sulla liberazione,
ma in linea di principio era una libertà includente, era
liberalismo politico, tendente all'allargamento
dei diritti, più che liberismo economico, (la
lingua italiana, a differenza di altre, permette questa
distinzione importante tra i due termini). Per l'attuale
destra non nobile (modelli Thatcher e Reagan), la libertà
dei forti già liberi, approvati dai loro ammiratori, è
un valore assoluto, e chi non può competere deve vivere
una vita inferiore (il Terzo Mondo nel pianeta, e il
terzo debole nelle società sviluppate): è una libertà
escludente. Se la prova della realtà cambierà in
meglio, rispetto a ciò che promette, questa destra
italiana, sarò felice di ricredermi.
Oggi si preferisce parlare di solidarietà. La parola
giustizia fa paura, come se fosse violenta. Solidarietà
vuol dire essere uniti in una sorte comune. È vero. Ma
la solidarietà si realizza, l'esclusione è bandita,
solo se è praticata la virtù della giustizia, del
rendere a ciascuno il suo, in proporzione ai bisogni di
chi riceve e alle capacità di chi contribuisce.
La sinistra ha da educare alla giustizia, praticandola.
Se la sinistra lotta senza educarsi, si ritrova uguale
alla destra, assimilata. Una china tremenda è da
risalire: quella che fa apparire cittadino realizzato il
rampante per sé, non il cittadino attivo per gli altri.
Questo veleno culturale è penetrato in tutte le vene
italiane. Certi esponenti della sinistra, berlusconiani
come stile di vita e come tipi umani, sono i distruttori
della sinistra. L'impegno per la giustizia non è morto
nella sinistra. Credo che, in maggioranza, chi vi si
riconosce lo faccia ancora per cercare questa qualità di
vita. Ma se la cultura e le guide dei partiti non sono
cultori della giustizia, quei generosi si disperdono. I
molti che dalla sinistra sono passati in questi anni al
berlusconismo attivo ed entusiasta, denunciano presenze
di falsa sinistra.
Nei mondi vitali della
società e nel popolo di sinistra si respira malcontento
e delusione nei confronti della sinistra. Qual è il
problema: deficit di comunicazione oppure assenza di
contenuti?
Peyretti: C'è un deficit di comunicazione, ma
soprattutto una debolezza dei contenuti ideali-pratici
proposti. Come Gandhi, la sinistra deve essere e
presentarsi come idealista-pratica. È Gandhi il nuovo
Marx, che ha tutto il meglio di Marx, meno gli errori di
Marx, più quello che a Marx mancava. Se non è
idealista, la sinistra è una cattiva imitatrice moderata
della destra cinico-realista. Se non è pratica, è una
pura testimonianza, necessaria, ma non politica. Fa
testimonianza uno che pensa, vive e parla, ma non è
abbastanza furbo e svelto per sopravvivere in quella
fossa dei leoni che è la politica istituzionale. Ammiro
i politici che sanno starci, ma anche loro devono avere
fede, non in Ruini, ma nell'"uomo inedito" di
Balducci.
Quali contenuti? Il lavoro è un diritto-dovere e un
dovere-diritto. È nemica quella società e quella
politica che non assicura a tutti il lavoro per vivere ed
esprimersi, per essere persone, ma sottopone il lavoro
umano all'arbitrio e violenza del mercato.
La scuola deve dare la parola, prima ancora del lavoro, a
chi non ce l'ha. Deve essere scuola di tutti, di tutte le
culture e religioni in rispettoso confronto, deve unire e
non separare in ghetti mentali. Non ci devono essere
uguale libertà e mezzi per chi promuove e sceglie scuole
selettive culturalmente e socialmente.
I diritti umani, tutti i diritti per tutti gli esseri
umani, devono prevalere sul mercato, che è il potere di
chi ha su chi non ha, se non è praticato come servizio
di chi ha a chi non ha. Solo la globalizzazione dei
diritti umani giustificherà e correggerà la
globalizzazione commerciale.
La legge, nazionale e internazionale, è giusta se è la
forza dei deboli, non la volontà dei forti. Se non è
giusta, va cambiata con la resistenza nonviolenta. La
sinistra deve affermare che la democrazia è il governo
della legge, e non degli uomini, tanto meno dei ricchi e
dei furbi che si fanno applaudire. Democrazia e
leaderismo sono incompatibili, a destra come a sinistra,
perché la democrazia è partecipazione, non delega, né
al peggiore né al migliore. Quando ciò accade, la
democrazia è da restaurare con i mezzi della democrazia.
Essa, infatti, è capace di autodistruggersi, ma anche di
autoguarirsi, quando nei cittadini risalgono saggezza e
altruismo.
L'impunità dei forti e la severità coi deboli
distruggono in tutti il senso della legge, incitano i
disonesti, gettano nella disperazione gli onesti. La
funzione giudiziaria, non vendicativa, ma dichiaratrice
del giusto e dell'ingiusto (giuris/dizione), e
rieducatrice alla socialità, è un diritto primario di
tutti, degli stessi colpevoli. Ad essa nessuno deve
potere sottrarsi, tanto meno i potenti coi loro
stratagemmi.
La grande Costituzione italiana, aggiornabile nella
seconda parte alla luce della prima, contiene in questa
prima parte gli orientamenti concreti di una politica
giusta, da attuare. Difendere la Costituzione dagli
attacchi di correnti estranee e contrarie alle sue radici
e valori, e attuarla nello spirito e nella lettera, è la
prima grande direttiva politica.
La comunicazione tra il popolo e i suoi rappresentanti
politici deve essere intensa. Se i partiti, attivi e
partecipati sul territorio, sono sostituiti da
televisione unidirezionale, leaderismo, plebiscitarismo,
la democrazia è svuotata. Ogni parlamentare renda
conto agli elettori e non elettori, sia reperibile
settimanalmente da tutti, per motivi di interesse
generale: una comparsa televisiva di meno e un ascolto di
più lo renderanno fedele al suo mandato. Le sedi di
partito costano, ma poiché la politica è una funzione
pubblica, potrebbero trovare luogo nelle scuole in ore
serali, o in altri edifici pubblici. Per la stessa
ragione, il finanziamento dei partiti deve essere
pubblico, scalando da esso quello privato, che deve
essere dichiarato, non occulto. L'ordinamento interno dei
partiti deve essere democratico e verificabile.
La televisione è una potenza da regolare e limitare, sul
piano etico e legale. Essa incide sulla coscienza
sociale, fino a determinarla. Karl Popper ha ben motivato
la necessità di una patente revocabile per chiunque
opera con la televisione e analoghi potenti mezzi
centralizzati. È utile che un partito abbia fuori
di sé una cerchia di consulenti, senza impegni né
ambizioni istituzionali, che lo istruiscano e lo
ammoniscano sui bisogni reali e sugli apporti che vengono
dalla società.
Potrebbe indicarci 2-3
cose che possono apparire all'opinione pubblica di
sinistra come la via del riscatto della sinistra qui ed
ora, prima che il berlusconismo "occupi" del
tutto le istituzioni, la cultura, i mass media e i
settori "deboli" della società?
Peyretti: Il berlusconismo è una forma del culto
della forza, che è la caratteristica delle destre
ignobili: nel fascismo la forza fisica e militare, nel
nazismo la forza razziale distruttiva, nel berlusconismo
la forza economica. La polemica energica e profonda, a
livello etico e culturale, contro questa ideologia, è
condizione di sopravvivenza e riscatto per la sinistra e
per la democrazia. Ecco alcuni indirizzi fondamentali di
una sinistra aggiornata: dimostrare che l'accumulo di
ricchezza e di potere mediatico è una pesante insidia
alla libertà di tutti; denunciare che l'aggiunta a tali
poteri del potere politico è sostanzialmente illegale,
contrario alla divisione dei poteri, cioè all'abc dello
stato di diritto; testimoniare col proprio costume
politico che reale democrazia è il potere distribuito,
non consegnato e concentrato; convincere che l'abilità
spregiudicata nel fare gli affari propri è l'opposto
della capacità politica, che è invece l'impegno per il
bene altrui, di tutti, più del proprio, anche a scapito
del proprio; tagliare l'erba sotto i piedi del potere
televisivo-pubblicitario mediante la comunicazione
diretta tra i cittadini nell'opera paziente di
riaggregazione sociale di base; smontare culturalmente il
nuovo culto della forza assoluta del capitale
valorizzando nella società le dimensioni umane non
monetarie, gratuite, libere.
Sul piano pratico, vedo utile la formazione del governo-ombra,
per contrapporre ad ogni decisione governativa derivante
dall'ideologia berlusconiana, puntuali e concrete
proposte chiaramente ispirate ad una alternativa
culturale di fondo.
La politica internazionale, planetaria, deve avere
importanza maggiore dei giochi politici interni. Le
domande principali della sinistra siano: che cosa
può fare l'Italia per il mondo, per la giustizia fra i
popoli, per la solidarietà internazionale, per la
liberazione dalla fame e dalle malattie, per il diritto
planetario e migliori istituzioni cosmopolitiche federali
e democratiche necessarie alla soluzione giusta dei
problemi di tutta l'umanità? Che cosa può fare per la
risoluzione non bellica dei conflitti, per la costruzione
della pace coi mezzi della pace, con la forza umana
nonviolenta, per la riduzione fino alla scomparsa della
cultura militare e della fede, criminalmente interessata,
nelle armi? Nessun amante e cercatore della pace può
dimenticare che il governo di centro-sinistra ha fatto la
guerra, per incapacità di pensare e volere diversamente
dall'Impero.
Se la sinistra ha occhi ed orecchie, trova ricerche vive
e inizi di risposte a quelle domande nel cuore vivo
avanzato della società. Ma la proposta di Veltroni di
dedicare la politica del suo partito ad aiutare l'Africa
è caduta nel vuoto, come cadde nel vuoto la proposta
profetica di Berlinguer della sobrietà e austerità
di vita. Il consumismo stolto e distruttivo, esaltato
follemente da Bush, divorando la natura, divora il futuro
umano, è un suicidio di massa. Il dogma assurdo dello
sviluppo illimitato, generalmente accettato, anche a
sinistra, si accanisce a bucare il fondo dell'unica barca
del mondo, e non vuol vedere che la fa affondare. Una
sinistra autentica, cominciando dalla vita domestica
quotidiana, vuole un'economia ecologica, sobria,
autolimitata, generosa con i deprivati, responsabile
verso i posteri. Ma la stessa base popolare è corrotta.
I poveri pensano come i ricchi, infatti li votano. Le
proposte veramente popolari sono impopolari quando il
popolo è plagiato e nessuno lo difende, lo avverte, lo
sveglia.
Infine - ma è una condizione primaria - la sinistra deve
riconoscere gli errori e le omissioni dei cinque
anni del suo governo, insieme ai limiti delle proprie
culture. Questa confessione non deprime, anzi fa
ritrovare i propri valori forti e restituisce fiducia
concreta.
Ho accennato qualcosa. La situazione è più grave di
quanto sembri e si dica. Tutto sarà difficilissimo,
perché Berlusconi ha costruito il suo potere in
vent'anni, con la corruzione televisiva dello spirito
sociale, ed è sostenuto da un'onda mondiale di violenza
nelle strutture e nelle culture. La sinistra se n'è
accorta tardi. Forse non l'ha ancora capito del tutto. Ma
le alternative ci sono. Sarà di sinistra chi le vede e
le sviluppa.
Don Andrea Gallo
Ci ritroviamo in una
difficoltà molto grave, non tanto per la grande vittoria
di Berlusconi ma per la grande sconfitta della Sinistra
di Governo e di tutta la Sinistra che si è cercato di
non vedere fino all'ultimo minuto.
Il post-comunismo ridotto al minimo storico
La Quercia subisce l'emorragia più grossa (più di
un milione e mezzo di voti). Rifondazione Comunista e i
Comunisti italiani dopo la scissione lasciano per strada
più di 700mila consensi. Il Girasole prende meno dei
Verdi nel 1996. Tuttavia ci sono oltre 10 milioni di
italiani che hanno dimostrato che non ci stanno alla
messa in discussione dei principi della Costituzione e
sono decisamente contro una Repubblica padronale basata
sull'impresa e la ghettizzazione e il populismo.
Come risalire la china
È, a questo punto, che ha perfettamente ragione chi
vuole interrogarsi, chi vuole restare "sveglio".
Altro che "bocche cucite"! Se la sinistra non
volterà pagina al più presto e rimarrà qual è, se non
metterà celermente in discussione il suo stile politico,
il suo sistema di idee moderate e liberiste e soprattutto
i responsabili della sconfitta della sinistra resteranno
al loro posto, ancora una volta senza umiltà, senza
coerenza, che cosa aspettarci per le prossime scadenze
elettorali? Cambiare tutti, grida Zani dall'Emilia
Romagna.
Ho partecipato con passione, come sempre, dinanzi
all'onda di piena che era annunciata, alla campagna
elettorale per l'Ulivo. Ho inviato telegrammi di
felicitazioni ai nuovi eletti ed ora vorrei vedere tutti
rimboccarsi le maniche in stretto contatto alla società
civile per parlare dei problemi reali che la gente reale
incontra. Ricordiamoci che tra tutti gli assenteisti ci
sono ancora molti, molti giovani. Chiedo un nuovo "progetto
politico", una nuova classe dirigente motivata.
Serve una discussione impietosa e senza falsi unanimismi,
abbandonando anche la stantia discussione
sull'alternativa tra partito dell'Ulivo e partito
Socialdemocratico. È vero. Bisogna fermarsi a pensare
Si apra allora un processo di ripensamento serio. Non mi
piace criminalizzare Rifondazione Comunista. Ma cari
compagni di Rifondazione, pensate che si possa ripartire
davvero dal vostro drappello di parlamentari?
Ricordiamoci che la vittoria della Casa delle Libertà è
politica. Fondata saldamente su un blocco sociale
consistente e diffuso (non è solamente un umore
passeggero) che ha un'idea di un progetto di società
imprenditoriale e ha come cultura un modello di
comportamento individualista in difesa dei privilegi
acquisiti e per conquistarne dei nuovi e l'ossessione
della sicurezza.
Sminuire il significato e le conseguenze politiche di
questa legittima e scandalosa domenica sarebbe l'ultimo
dei molti errori commessi in questi ultimi anni. Per
evitare un brusco risveglio, sarà bene non mettersi a
dormire.
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