"lettere dal palazzo"
Tra finanziaria e welfare

di Lidia Menapace

16 ottobre 2007

E’ in corso il dibattito su finanziaria e welfare e a me -che vi prendo parte appassionatamente- pare profilarsi un rischio, che vorrei segnalare, senza allarmismi, ma con profondo allarme, senza rinnegare la mia fedeltà "bolscevica" a ciò che il gruppo decide, ma con eresia "luxemburghiana" quanto alle idee.

Che c’è di tanto allarmante? qualcosa che direi "strutturale" rispetto alle preoccupazioni "congiunturali" sul testo della finanziaria. Il testo della finanziaria è una di quelle sovrastrutture che si possono dire "pesanti" certamente, impegnative e destinate a pesare sulla vita di tutti e tutte: quindi è giustissimo dedicare al suo esame e possibili miglioramenti ecc. tutto il tempo, la passione, l’intelligenza che sono necessarie e perseguire in proposito anche il massimo possibile di unità a sinistra. Giusto: grande elogio ai compagni e alle compagne che in prima persona svolgono tutto questo lavoro per noi che poi ce ne serviamo.

Tuttavia a me pare che nel frattempo non dovremmo perdere di vista il modo, le forme politiche e procedurali con cui il processo si svolge: l’ho detto in modo forse troppo risentito durante la riunione di tutti i parlamentari della Sinistra unita e mi pare di essermi fatta capire da pochi (tra i quali Ferrero, che ringrazio per averlo anche detto); e la sera stessa a un’ assemblea della Sinistra unita a San Lorenzo a Roma, nella nuova e molto bella sede di Carta, bene organizzata dal locale Circolo di Rif e ben riuscita, l’ho ripetuto in altra maniera e ho ricevuto l’attenzione dei compagni e compagne e una risposta-incontro da Rinaldini che paventa per il sindacato gli stessi rischi che avverto per il parlamento.

La finisco di parlare per rebus e e vi racconto distesamente tuttto, non senza aver prima detto che naturalmente dobbiamo metterci d’accordo per un rapporto con il Pd, specialmente con la sua corrente "sinistra per veltroni" e anche con chi ha sostenuto la Bindi, perchè con quelli e quelle c’è la possibilità di tenere il Pd nell’area del centrosinistra ed evitare che scivoli o galoppi verso il centro e basta, nel qual caso, che non auspico perchè non è mai giusto desiderare il peggioramento delle situazioni e delle relazioni, sarebbe possibile avere altre adesioni alla Sinistra.

E arriviamo al rebus. La discussione sui testi avviene così: Prodi incontra il suo governo, in quelle forme di collegialità molto soft, per non dire evanescenti che sappiamo. Poi lo stesso Prodi eventualmente coadiuvato dal ministro del Lavoro apre una trattativa con le parti sociali (sindacato e confindustria) e "tratta" con esse non il contratto del Pubblico impiego , ma una legge fondamentale dello stato. O scrive un protocollo sul Welfare, che sarà comunque un testo legislativo.

Trovo questa procedura pericolosissima e al limite dell’incostituzionalità. Non appartiene al Presidente del Consiglio il potere legislativo, nè ai sindacati nè al Governo. Certamente appartiene al Parlamento legiferare e al sindacato esprimere la libera conflittualità sociale senza vincoli di "legge" impropriamente sottoscritti prima. Con questa procedura il parlamento diventa una cassa di risonanza,, un luogo di ratifica e niente più: potrà fare leggine sui nomi di strade e piazze o sui limiiti di velocità , poco altro, se viene espropriasto sulle legge più significativa. Se diventa ciò, certamente può essere ridotto -contro gli sprechi- a una piccola corte di aderenti e aiuti tecnici, che correggano gli svarioni giuridici e gli errori di italiano del governo.

La trasformazione del parlamento in una cassa di risonanza o in un luogo di ratifica assomiglia molto al disegno che la destra sottopose a referendum perdendolo solennemente, tra lo sgomento anche di una parte dei Ds e della Margherita, che ben avrebbero voluto che il popolo gli togliesse le castagne dal fuoco e acconsentisse a dare il via a una sempificazione autoritaria e presidenzialista del sistema costituzionale italiano. Così non è stato, ma sta avvenendo con il solito metodo dc di provocare una Costituzione materiale di fatto cambiata, restando ferma quella formale. Questo disegno appare seguito e confermato da Prodi e ancor più da Veltroni con la ripetizione canonica di modernizzazione del paese ,e con il privilegio alle forme di espressione politica referendarie e plebiscitarie. Il cammino verso una democrazia autoritaria c’è tutto.

La cosa mi preoccupa molto perchè non avverto la cognizione di ciò tra noi, tutti necessariamente e giustamente presi dall’urgenza di portare a casa una finanziaria e un accordo sullo stato sociale (preferisco questa dizione, meno fumosa di Welfare) decente.



Mercoledì, 17 ottobre 2007