"lettere dal palazzo"
totocandidature

( da Liberazione 8 febbraio 2008)


di Lidia Menapace

NON sapendo che altro fare di meglio in politica, a quanto pare, molti giornalisti stanno accendendo il toto candidature, per vedere se riescono a far sorgere il massimo di competizione interna alla Sinistra, così fanno un favore a Veltroni e a Berlusconi insieme e si direbbe che molti, non dichiarandolo, propendano infatti per un bipartitismo rigido ed eventualmente -dopo- per la Grande Coalizione per le riforme.
Se alcuni giornali e alcuni giornalisti dichiarano (come succede nella democrazia cui più vorrebbero assomigliare, cioè quella statunitense) chi vogliono sostenere, nulla quaestio, non c’è problema. Il brutto è che le "notizie" (che sono spesso illazioni ) sono date con una specie di neutralità, oppure come voci, senza che mai se ne citi la fonte.
C’è qualcosa da fare, oltre che non prenderle in considerazione? Sì c’è: da parte dei partiti rendere noto il loro statuto, là dove si occupa della formazione o dei criteri per la formazione delle candidature: e su quella base si possono anche fare illazioni, da trasformare in notizie certe intervistando le persone interessate ecc.
Ad esempio Rifondazione ha nello statuto alcuni criteri tassativi (l’equilibrio tra i generi) e altri fortemente raccomandati (il numero delle legislature fatte). Inoltre ci sono già dichiarazioni di deputati/e ,di senatori/trici che hanno affermato di non voler andare oltre il numero di legislature fatte e mettono perciò a disposizione il mandato.
Dare le notizie su queste basi è un bel modo di fare chiarezza e trasparenza, non mortificando la credibilità delle istituzioni e la identità delle forze politiche.
Si sa che il Pci (che fu il primo partito storicamente fornito di regole per le candidature) teneva sempre eletto il gruppo dirigente stretto (che diventavano di fatto politici di professione), e teneva conto del sindacato e delle altre organizzazioni di massa: l ’Udi trattava le candidature e la loro permanenza: Jotti e Tedesco, ad esempio e anche altre nei decenni. E rinnovava ogni due legislature gli altri/e che poi diventavano spesso funzionari/e di partito o di associazione, modestamente garantiti e fedelissimi, fino al famoso compagno G.
Non conosco i criteri nelle altre formazioni della sinistra, ma è bene renderli noti e confrontarli, in modo che inclusioni ed esclusioni abbiano una logica pubblica e si levi di mezzo il gioco perverso delle pressioni e delle voci incontrollate.



Venerd́, 08 febbraio 2008