"lettere dal palazzo"
Insopportabili tabù

di Lidia Menapace

15 settembre 2007
Le notizie si susseguono e valanga: i lavavetri sono il nemico; per la mafia bisogna usare l’esercito in Sicilia; un cittadino su due (o anche le cittadine?) vuole la riapertura dei casini; Forza nuova attacca con urla, gesti, minacce, magliette, scritte e slogan nazisti i Rom a Pavia; un vicepresidente del Senato sparge sterco di maiale sul terreno acquistato da Mussulmani a Bologna per erigere una moschea, gesto di volgarissimo spregio, e che obbliga -credo- a un rito di riconsacrazione del terreno, come quando in una chiesa cattolica avviene un crimine ecc.ecc.: non si tiene il passo, e in più per risposta si invoca la "legalità" confusa con l’intervento esclusivamente repressivo; e la "democrazia" confusa con le parolacce e gll urli.
Che cosa è successo? da tempo pulsioni autoritarie e di estrema destra erano avvertibili, ma in qualche modo tenute sotto controllo sociale e culturale: vigeva nei loro confronti un tabù virtuoso. Era Moravia che sosteneva che contro la guerra bisognava comunque erigere un tabù, altrimenti non si sarebbe mai venuti a capo della faccenda. Siamo noi femministe che spesso diciamo che non ci importa se molti uomini sono magari convinti che le donne sono esseri inferiori, ci basta che non lo possano più dire, senza suscitare riprovazione e rifiuto: a furia di non poterlo dire, finirà (si spera ) che diventino incapaci di pensarlo (o qualunque cosa sia quella loro facoltà cui diamo generosamente il nome di "pensiero").
E chi stabilisce il tabù? la parte avanzata della popolazione: ogniqualvolta avverte un inizio di caduta del tabù "buono" e la ripresa del pregiudizio (contro le donne i migranti i gay i rom gli "infedeli" gli Ebrei i partigiani ecc.) interviene, in treno, sul bus, al mercato ecc.ecc. e soprattutto a scuola, nei sindacati, nei partiti associazioni parrocchie e luoghi di culto, e in tutte le istituzioni, per ristabilire il tabù che chiamerò virtuoso o pedagogico: vale per l’incesto, per lo stupro, per la violenza sui minori, per la guerra, per la mafia, per l’evasione fiscale ecc.ecc.
Quando cade o si attenua o vien meno la funzione pedagogica di chi esercita una autorità formale o una autorevolezza sociale e culturale, le cose vanno a rotoli ed è molto più difficile riprenderle: qui come mai è necessaria la prevenzione. Come dire che non debbono cedere mai le difese civili e democratiche.
Ma come capita? certamente si tratta di un processo complesso e non immediato, anche se la sua "comparsa" ha il carattere della caduta repentina di difese.
Un aiuto formidabile alla valanga è il cedimento della sinistra. Per la prima volta nello scorso inverno mi capitò di sentirmi chiedere -a un ditattito organizzato da sinistra- che dicessi qualcosa di sinistra sulla "sicurezza". Avendo risposto subito che "sicurezza" è una parola di destra, dovetti poi riflettere e spiegare. Ma è vero. Intanto bisogna sempre ricordare che vivere comporta anche sempre rischi e scegliere pure (cioè non può esserci un’etica della sicurezza, l’etica, cioè la scelta è sempre anche un rischio): bisogna dunque anche essere pronti a qualche ragionevole rischio e non lasciarsi ingannare da chi fa guerre "per la sicurezza" e ne nasconde il rischio mortale e irrazionale.
E il rischio del vivere è tenuto sotto controllo dalla popolazione stessa, e solo in eccezionali casi bisogna poter contare sull’intervento delle forze dell’ordine.
La città, la polis, il luogo del "viver di cittadini", Il "dolce ostello", il luogo della ragionevole sicurezza, poggiata sul vincolo e patto di cittadinanza tra chi ci vive, è ciò che viene meno . Se infatti la città diventa il luogo della "legalità formale e repressiva" non è più città , si trasforma nell’"aiuola che ci fa tanto feroci", sempre per citare Dante che traversie ne vide e patì molte. Qualunque intenzione abbiano avuto i sindaci di Bologna e Firenze ecc., hanno certamento rotto gli argini di una civile tolleranza sociale e culturale verso la mendicità più o meno mascherata da lavavetri, suonatori agli angoli di strada, disegnatori coi gessetti sui marciapiedi e persone che semplicemente tendono la mano. Si ricorderà Umberto B: quella fu una risposta civilissima, non le ordinanze di oggi. Se poi un appoggio viene non solo da Gentilini (che già basterebbe!) ma anche dal governo (e non può essere innocente, perchè tutto si può pensare di Amato tranne che sia un buonista che non capisce le conseguenze delle sue azioni) il risultato è di un brusco calo di difese democratiche.
La mendicità anche mascherata da lavori inventati e girovaghi è un fenomeno che fa vergogna e soprattutto nei paesi nordici è stata sempre perseguita, essendo definita di per sè un reato (come il non avere "fissa dimora") se non aveva l’apparenza di un qualche mestiere o prestazione, da qui quello che si vede anche nei film inglesi o americani: il ragazzino che fa le capriole, il vecchio che suona il violino, il lustrascarpe, fermo all’angolo di strada e da noi, al tempo detto del "pericolo giallo", i cinesi che vendevano cravatte al grido "tle lile tle lile" come erano chiamati per la loro incapacità di pronunciare la erre. Quanto agli Zingari ferravano i cavalli e riparavano le pentole di rame o avevano il circo ed erano temuti soprattutto, in una società stanziale come la nostra, perchè "nomadi", cioè "vagabondi".
Bisogna sopportare ciò? no certo, bisogna resistere e volere risposte civili, sennò subito dopo viene la richiesta che sia vietato lo sciopero (magari nei trasporti) e anche le manifestazioni. Non è già capitato che si discutesse per davvero se si può o no fare una manifestazione? non si è già espresso un giudizio negativo verso i sindaci che hanno tenuto conto delle loro popolazioni, per la Tav? sono sindaci peggiori di Dominici? e i Vicentini che non vogliono, anche per la loro "sicurezza", un aeroporto statunitense a casa loro (e poi magari si scoprirà che ospita anche atomiche) non hanno nessun diritto? debbono stare agli ordini di un ambasciatore estero?
Comunque il massimo è forse il tentativo di ridurre il diritto di manifestare pacificamente per obbiettivi politici democratici (attuazione del programma di governo) e giudicare la manifestazione prima che avvenga (cioè cadere nel vero e proprio pregiudizio), e non applicare però lo stesso criterio a tutti i ministri e a tutti gli agenti sociali: le critiche di Di Pietro e di Mastella sono lecite e prese in considerazione, quelle di Ferrero, anche se sempre limpidamente motivate no; il giudizio della Fiom è subito respinto, quello di Montezemolo coccolato, non sono scema, so perchè succede, ma via! negli equilibri di governo la sinistra, senza altri aggettivi, non è sostituibile e dunque, fino a che non saremo stati sconfitti, bisogna che abbiamo lo spazio che ci compete e la rappresentanza che ci è stata affidata e che non può essere cancellata da sondaggi più o meno "scientifici". Non teniamo in ostaggio nessuno, ma nemmeno siamo ostaggi di nessuno.



Domenica, 16 settembre 2007