"lettere dal palazzo"
la Sinistra unita si fa a Santafiora

di Lidia Menapace

7 ottobre 2007

Sabato sera a Santafiora in provincia di Grosseto ho partecipato al mio primo dibattito sul tema "Verso la sinistra unita": c’eravamo (invitati dal locale circolo di Rif.) Rizzo per il Pdci, Leon per la Sinistra democratica (al posto del previsto Zagato, impegnato altrove) e io. Sono stata molto contenta di reincontrare Leon, che non vedevo da tempo e che è sempre molto vivace intelligente e informato: dobbiamo proprio tenerlo sempre in vista come consulente economico della Sinistra unita , o come si chiamerà. Non possiamo permetterci di lasciare inutilizzate o sottoutilizzate intelligenze acute e vite limpide.

Mi ha accompagnato al dibattito, "prelevandomi " alla stazione di Grosseto, Salvatore Allocca, che durante il percorso mi ha illustrato la fiera bellezza dell’ area dell’Amiata (un versante dà su Grosseto, l’altro verso Siena), e della Maremma col suo carico di storia e la sua marginalità, anche facendomi ascoltare una cassetta con le canzoni di una nostra straordinaria compagna e ci ponevamo la domanda di come si possa trovare spazio e conoscenza per una forma di musica come la sua. Non ho niente contro il rock che piace molto anche a me, nè contro la musica classica, sinfonica, da camera o d’opera, musica che ho semre amato. Del resto tra rock e templi della musica grande è armistizio, se Zucchero canta a Carnegie Hall. Evidentemente è in corso un processo di integrazione, come avvenne dopo molti pregiudizi e incertezze col Jazz. Resta fuori un canto come quello che ho ascoltato, antichissimo nella tessitura musicale e del tutto attuale nei contenuti e parole. A me ha fatto venire in mente la Scuola popolare di musica di Roma, Giovanna Marini e altre esperienze che abbiamo lasciato perdere in questi anni convulsi e spesso aridi. Bisognerà pensarci.

Santafiora è un borgo molto bello con vestigia antiche medievali e rinascimentali di grande rilievo, il pubblico era numeroso e attento per le due ore e mezza dei nostri discorsi, l’unico che non ha mostrato interesse e non ha nemmeno provato a farsi vedere per ospitalità, è stato il sindaco, rimasto al bar fuori della sala comunale. Amen! abbiamo fatto a meno di lui.

Avevo preparato una scaletta mentale, che poi non è servita perchè chi dirigeva il dibattito aveva pensato a una diversa organizzazione, cui ci siamo adeguati.

In ogni modo cercherò in seguito di affinare il materiale di cui voglio servirmi, per un discorso il cui tessuto è il seguente: siamo di fronte ad eventi di grandissima portata, spesso tragici, nel mondo; nello stesso tempo si avverte che ci stiamo avviando e forse ci siamo già dentro, a una fase di crisi capitalistica forse non rimediabile, la crisi del capitalismo in quanto tale, dopo la finanziarizzazione dell’economia e l’uso dell’imperialismo per allargare i mercati a ogni crisi ciclica, i mercati da conquistare sono finiti, il mercato è globale, e la crisi non può essere esportata sulla luna. Davanti a un possibile evento di tali dimensioni, il capitalismo va fino al rilancio del fascismo, razzismo, fondamentalismo religioso ed etnico, guerra totale: si può stare in disparte da eventi di tale portata, per ragioni per lo più meschine e localistiche? non si può e -come dico sempre- forse l’unità della sinistra non si può fare, però si deve fare, cioè ci vuole una dose di soggettività molto elevata. Sennò meritiamo di scomparire dalla storia.

Questo chiede certo procedure e fasi (veloci però, per favore!): ma più ancora serve un patto con e tra se stessi per essere generosi, evitare contrapposizioni sterili e il gioco al primo della classe, che le spara più grosse. A me è parso che un po’ così giocasse Rizzo, che francamente mi sembra osteggiare il processo di avvio e tessitura di una organizzazione ben strutturata e vitale: rema contro, mi è parso e spero che non rappresenti il suo partito, che del resto ha rapporti molto cordiali e compagnevoli in senato. E’ ben strano il suo destino: quando Rifondazione ruppe il primo governo Prodi, Rizzo fu uno di quelli che rimasero al fianco di D’Alema successore; adesso che a sinistra si vuole costruire una organizzazione anche per spingere il secondo governo Prodi a rispettare il programma, lui trova che tutti sono di destra persino i Cobas, ma poi ha qualche comprensione per Grillo e per i giovani fascisti che pullulano nelle scuole e nel tifo da stadio, dicendo che noi non facciamo niente per dare valori ai nostri giovani, il che maschera male una idea molto strumentale verso le organizzazioni giovanili (i giovani non sono "nostri", ma autonomi e i valori non si "danno" come se fossero aspirine). Non parliamo delle donne: il femminismo è ignoto, permane l’idea dei due tempi già vecchia negli anni ’70 , crede che oggi femminismo significhi Pacs, non si scompone davanti agli stupri e violenze, non conosce la posizione di Engels sui ruoli nella famiglia e ignora il patriarcato.

Dopo il dibattito, cena e piacevoli scambi di idee e poi di nuovo verso Grosseto, per non dover fare una levataccia l’indomani nel tornare a Roma: di quel che è capitato la notte a Grosseto a casa di una casa compagna della Casa delle donne cittadina alla prossima puntata.



Luned́, 08 ottobre 2007