9 marzo 2008 FORSE apparirò irritante e perciò mi scuso in anticipo. Vorrei però esaminare brevemente la faccenda rifiuti secondo una
specifica scansione e allargando al massimo lorizzonte: dato che è una questione mondiale, se si trova il modo in certa
misura risolutivo per affrontarla, si fa unopera grandissima.
Perciò divido lanalisi in tre tranches:
1- da quando il problema si è presentato;
2- lemergenza;
3- dopo lemergenza
Se fosse possibile mettere lemergenza tra parentesi, il discorso ne sarebbe chiarito, ma non si può nemmeno per finzione
retorica.
Tutte e tutti ci ricordiamo però quando la carta per lo più la raccoglievano gli studenti o le parrocchie e poi la
rivendevano alle cartiere per il riciclaggio. Comunque due cesure separano lemergenza dal resto e isolano il problema
strutturale, quello che è importante capire per rimediare.
Tutti e tutte ci ricordiamo quando fino agli anni 60 la questione delle immondizie era governabile. Lo straccivendolo
passava nei cortili o alle porte e comprava bottiglie fiaschi stracci scarpe vecchie e pentole sfondate, coperchi bucati,
talora anche sgabelli rotti e sedie non più utilizzabili e provvedeva a farne riuso. Nel cortile di casa cera un bidone di
zinco nel quale si buttavano tutti i rifiuti domestici, in sostanza avanzi di cucina bucce croste pelli ossi gusci
duovo,carte unte ecc. Le nostre città erano pressappoco della grandezza di oggi e avevano il loro carattere.Torino ordinata
e un po triste, allegra e disordinata Napoli, ma tutto governabile.
Quando comincia un processo che -non osservato per tempo- porterà allemergenza? dopo che il WTO uno dei famosi poteri forti
decretò che tutte le merci dovessero essere sempre su strada e non dovessero più essere immagazzinate. Se la cosa si
realizzasse non basterebbe la terra, immagino, ma anche così parziale è funesta. Infatti per non immagazzinare le banane,
bisogna coglierle verdi, metterle in contenitori stagni e stiparle subito sulle navi, poi nei porti dividerle in cespi e
rifare i contenitori minori e infine su vassoi di polistirolo riempiono i banchi dei mercati. Alla fine di tutto il volume
di ingombro dei contenitori è massiccio ed essi per di più sono in plastica e non riciclabili, non sono tali da
trasformarsi nel terreno come i rifiuti organici. Una cosa così -ripetuta- produce un volume di spazzatura incommensurabile
e prima o poi lingorgo è inevitabile e attira anche interessi loschi e persone alle quali andrebbe benissimo che a peso
doro avessero per leternità pattume da vendere alla Germania o ad Israele: per la camorra lemergenza è necessaria.
Non si può nemmeno mettere limmondizia in contenitori ad hoc e lasciarla sulle strade in viaggio permanente: invece è molto
importante fare la raccolta differenziata, che mette in contenitori diversi i materiali organici e tutti i recuperabili e in
altri quelli non riciclabili e riduce di molto il volume dei rifiuti.
A questo punto le strade sono ridiventate percorribili e tutti i rifiuti differenziati vengono raccolti dalla Nettezza urbana
e si ricomincia in regime di normalità. Resta però il rischio che -se non si mette fine alle cause a monte- lemergenza
possa ripetersi. Qui mi soccorre losservazione che uomini e donne di solito reagiscono diversamente di fronte a ciò che
chiamiamo "EMERGENZA": gli uomini, che hanno il potere fanno leggi sullemergenza e usano la forza, le donne che hanno la
responsabilità trovano una soluzione anche transitoria e si mettono studiare come evitare le ripetizioni. Se infatti brucio
larrosto, non posso mettere in tavola un piatto con su scritto "Emergenza!" nè cercare di togliere il nero del bruciato,
devo preparare un paio di chili di patate lesse insaporite da aromi ecc. e subito dopo vado a vedere perchè il forno non ha
funzionato.
La questione qui si apre a mostrare che -se non si mette una cesura allemergenza- le cose non restano immobili, ma si
sviluppa una cultura distruttiva e di rifiuto di qualsiasi mediazione razionale molto pericolosa.
Bisogna dunque in qualche misura mettere da parte lidea di azzuffarsi pro o contro lemergenza rifiuti.
La questione è cominciare a fare la differenziata e distinguerla molto bene dal resto per costruire una cultura del rifiuto
riutilizzabile. E ripartire da quello che Samir Amin chiamava sviluppo autocentrato, il che significa che ciascuno deve
cercare fonti di approvvigionamento possibilmente vicine e raggiungibili, senza accumulo di contenitori, ad esempio
stabilendo un raccordo con i contadini e non accettando le fragole mostruose arrivate via Tav o navi o buchi nelle catene
alpine, che ci arrivano tutto lanno e non sanno di niente. E quando si compra al supermercato bisogna lasciargli lì tutti i
contenitori, la scatole i vassoi di polistirolo sicchè gli stessi supermercati siano parte interessata a ridurre il volume
dei rifiuti . Non dico che sia il miracolo ma è un modo facile e non ripetitivo di gestire un enorme problema. Intanto i
grandi politici che siedono nei governi o nelle assemblee internazionali esigano di riesaminare le questioni trasporti e
tav e non ascoltino il WTO che se potesse riempirebbe i mari di tunnel sottomarini le montagne di buchi come se fossero
groviera, e la terra di strade aurostrade e ferrovie e aeroporti come se fosse infinita. A me pare che sarebbe utile
imparare a fare la differenziata a scuola, sia per ridurre le cose buttate sia per dividerle e riutilizzarle.
Dunque bisogna ridurre la produzione di immondizia: ad esempio smetterla di comprare acqua in bottiglie, soprattutto se di
plastica, che pesano e gravano il lavoro delle casalinghe, sono spesso molto peggio dellacqua di rubinetto, costano e
ingombrano di plastica (assai poco igieniche quando stanno esposte al sole).Comprare prodotti direttamente dai contadini è
pratica che si dovrebbe estendere. A livello politico pretendere che il WTO paghi i danni che ha prodotto con linsana
decisione di ingombrare il mondo di opere faraoniche con il progetto di fare tav ovunque, che riducono di molto la
superficie coltivabile e producono un monte di rifiuti ecc. Con lo sviluppo autocentrato e la decrescita degli inutili
trasporti si può prevedere ragionevolmente una riduzione strutturale dei rifiuti stessi e quindi poi un trattamento più
adeguato.
A me pare ragionevole e che consenta di scrivere lemergenza tra parentesi e aggredirla a monte col cambio delle politiche
dei trasporti e degli approvvigionamenti, e a valle col ridurre la produzione di rifiuti e ottenere anche una riduzione dei
prezzi degli alimentari. Come secondo effetto si può anche vedere quanto sia irragionevole un disegno delle Tav che passano
per territori fragili ed equilibri sottili devastando una terra per sè strutturalmente fragile come lItalia per la sua
struttura idrogeologica, per la densità di popolazione, per lantropizzazione fittissima e molto antica e ancora per la
storia sia quella arricchente (opere darte) sia quella che impoverisce (distruzione dei boschi in Appennino per fare la
battaglia del grano di mussoliniana memoria o per acquisire con incendi dolosi aree edificabili, distruzione di tutto il
territorio nazionale durante la seconda guerra mondiale).
Se qui non si mette avanti il dovere di difendere lesistenza di una terra adeguatamente analizzata nelle sue potenzialità e
limiti, il WTO finirà per proporre una Tav nelle Cinque terre .Credo sia assurdo che in Sudtirolo arrivino mele cinesi a
prezzi competitivi , perchè questo vuol dire che sono state colte acerbe, portate in giro con treni e camion e navi e aerei
e una quantità di contenitori: se siano piene di pesticidi non si può controllare, che siano conseguenza di uno straodinario
sfruttamento e sottosalario dei contadini cinesi è facile calcolare. Ma non è tollerabile.
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Luned́, 10 marzo 2008
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