"lettere dal palazzo"
Perchè i servizi segreti in Afghanistan?

di Lidia Menapace

29 settembre 2007

Il ministro Parisi lamenta mancanza totale di collegialità nel consiglio dei ministri, e questo ci accomuna, anche noi "cattivi" della sinistra detta radicale, per esempio. Ma, a mio parere, e sia detto con comprensione e simpatia, reagisce male. Le questioni in gioco sono molte e gravi. Che ci facevano gli agenti del Sismi in Afghanistan? Non siamo lì per addestrare polizia esercito, ricostruire il paese e le sue strutture materiali e culturali? Non altro. Le regole d’ingaggio non sono state mutate e non possiamo scivolare passivamente verso un pieno coinvolgimento nella guerra: ce lo vieta oltre Diliberto addirittura la Costituzione e quindi siamo obbligati a lavorare sempre per ridurre il danno bellico, il livello delle armi, l’allargamento del conflitto, il coinvolgimento della popolazione civile, sempre, per esiti di rientro, progetti di fine, conferenze per la chiusura della violenza armata.Tutto ciò che stiamo facendo a mio parere ci è inibito dala Costituzione e non può certamente essere legittimato dalla Finmeccanica. La Costituzione non ci consente di fare guerre nemmeno per ordine di istituzioni internazionali alle quali dobbiamo obbedienza solo per operazioni di polizia internazionale interposizione e simili. Se ci troviamo nell’ impossibilità di fare guerre e nella pericolosità di farle con mezzi scarsi, non facciamole e non ricorriamo alla leva obbligatoria, che -primo- dovrebbe includere anche le ragazze, -secondo- come già prima la leva obbligatoria a furia di esenzioni ,ritardo per studi, o maternità, imboscamenti raccomandazioni e obiezione di coscienza farebbe restare a disposizione del ministro solo chi è più debole culturalmente e socialmente, la vecchia "carne da cannone", un rimedio peggiore del male, se è possibile. La durezza dei tempi ci obbliga ad assunzioni di responsabilità limpide. Facendosi forza del dettato costituzionale in vigore, esercitare una azione internazionale sempre nel verso della prevenzione risoluzione diplomatica e politica dei conflitti , interposizione e polizia internazionale. Le persone parlano poco di guerra e davvero stupisce che nel dibattito sui costi della politica mai si citino gli sprechi delle spese per le armi: certamente le guerre sono la più tremenda forma di spreco. Da molte parti viene una pressione perchè la finanziaria sia collegiale e politica: di ciò che dice Parisi la cosa più giusta è che la finanziaria non può essere fatta da "contabili", ma nemmeno per le spese della politica scolastica, del lavoro, della casa delle pensioni della sanità. La finanziaria è una legge politica se altre mai.. Della guerra mi capita di vedere alcuni degli aspetti più tristi, la morte e la malattia di giovani che erano partiti sani e prestanti per le "missioni". Dò atto volentieri al ministro che le richieste di informazione da parte della Commissione che presiedo hanno avuto risposte : il ministro vuole che le forze armate siano trasperenti per quanto è posibile, e ciò va bene.Mi spiace solo che alcune indiscrezioni accadute col coinvolgimento di un consulente della commissione che come tale non la rappresenta ma le deve informazioni riservate e da esaminare, possano aver dato un impressione diversa. Dico al ministro che anche se non sono poi d’accordo su altro qui mi trovo del tutto convinta sul modo di procedere. Ma proprio a partire dai danni epidemiologici, che la guerra moderna riversa sui militari, sull’ambiente e sulle popolazioni e sul patrimonio genetico, si desume la sua intollerabilità, la sua non risarcibilità. Dopo l’atomica c’è una dismisura strutturale e non superabile. Non ci vuol molto a capire che i danni inferti all’ambiente alla specie al futuro saranno inguaribili se non la smettiamo.



Domenica, 30 settembre 2007