"lettere dal palazzo"
La storia in TV

di Lidia Menapace

3 settembre 2007
Molte sono le cose che mi inquietano, ma oggi vorrei soffermarmi su un paio, la situazione in Afghanistan e le rappresentazioni culturali delle donne.
Un numero -come al solito buono e quasi ottimo- di "W l’Italia,diretta" si è occupato della situazione in Libano, con equilibrio di giudizio su Israele Palestina NU Europa varie forze e missione del nostro contingente militare: appena appena un po’ di forzature di equilibrio -appunto- forzato, ma via! rispetto alle costanti deformazioni della realtà storica e persino di cronaca quando ci sono di mezzo, anche alla lontana, gli USA, rose e fiori. Fino a quando gli USA non decidono di dare il via alle espressioni critiche, spesso attraverso il cinema: nessuno allora li batte in durezza di giudizio su se stessi.
Comunque almeno si è conosciuta largamente la specificità della situazione nel Libano: ho una crescente ansietà in merito. E anche per l’Afghanistan: le spedizioni sono state fatte come il parlamento ha deciso, ma non sono seguite le decisioni politiche, che pure erano state approvate, cioè la preparazione di una conferenza di pace per l ’Afghanistan, e in Libano, dopo la tregua, non si è più parlato di scambio di prigionieri, una sola tranche di detenuti palestinesi in Israele è stata liberata, sbloccati solo parte dei fondi dovuti dallo stato di Israele, precipitata nella guerra civile, certamente anche e forse soprattutto importata, la situazione dei palestinesi, niente su Gaza.
Lo stillicidio di incidenti che si sono susseguiti e che per fortuna non sono stati finora gravi, tuttavia segnala qualcosa che scricchiola e si agita: niente lì può restare fermo a lungo senza sclvolare da solo verso la guerra, e soltanto se accuratamente e adeguatamente e tenacemente controllato diretto contenuto, verso la pace. Mi aspetto il peggio.
E’ ricominciato splendidamente Blu notte con una inchiesta sull’"Armadio della vergogna". Una impresa eccellente, documentata, ferma, mai gridata, davvero esemplare, anche come linguaggio televisivo, così scandito in un tempo e ritmo di memoria, tremendo e mai compiaciuto di effettacci, eloquente in toni bassi, gravi, commossi: bisognerebbe proiettarlo nelle scuole. La parte più sordida della seconda guerra mondiale negli ultimi due anni, cioè la guerra contro le popolazioni civili sospettate di aiutare i partigiani comunque, è stata vista in tutta la sua ferocia, pur senza mai indulgere a immagini crude: anzi la pietas antica della inesteticità del dolore è stata dosata con grande umanità e indignazione sobria e profonda. Marzabotto, S. Anna di Stazzema, Cefalonia. Anche l’andamento, solito delle inchieste di Blu notte, espresso dalla clausola stilistica: "ma non è tutto, e ancora, e poi, aggiungo, e ancora, ma non è tutto" è così ben studiato da dare la comunicazione delle cose storiche come viventi, non solo di studio, lo dice bene la giovane che commenta alla fine .
Tutto ciò sarebbe già un bel pezzo di tv civile, scritta bene, detta benissimo, montata e misurata con grande finezza e gusto. Il racconto si svolge con un ritmo lontano, sicchè ci si domanda perchè tutto è così velato dal tempo, narrato come in un sogno o in un incubo, con movenze oniriche, immagini velate, ma parole inequivoche. Non si sarebbe potuto dire meglio la lontananza (più di 60 anni!) e la presenza (i volti dei bambini restati orfani allora e oggi vecchi e memori).
Insomma risulta ciò che solo da pochi anni è venuto alla luce e cioè che la documentazione attraverso la quale si sarebbe potuto dare una risposta alle vittime, ai superstiti, ai famigliari (magari anche una qualche forma di risarcimento) e una condanna dei criminali di guerra, non fu messa a disposizione, anzi nascosta perchè (é documentato, non è una ipotesi storiografica) la guerra fredda doveva mettere la sordina all’aspetto antifascista e antinazista della Resistenza italiana, dato che la Germania doveva essere riutilizzata in funzione antisovietica: perciò la "ragion di stato" invocata da Taviani e da Martino cacciò tutto nell’armadio famoso. Far sparire i documenti delle stragi, lasciare che il tempo cancelli e intanto persino alcuni dei boia vengono riciclati nei servizi segreti e in funzione -appunto- di guerra fredda. E d’altra parte (questa è forse la parte politicamente più amara e vergognosa), dato che anche i nostri soldati fecero nelle guerre coloniali e nella seconda mondiale, come tutti gli eserciti, anche atrocità mai ammesse, non era possibile volere insieme estradizioni di criminali di guerra da noi, negando di estradare militari italiani per eventi criminali commessi in Albania, in Grecia ecc. e prima in Libia.
Mi ricordo bene tutto: l’evento culturale che più mi colpì allora fu quando la rivista Cinema nuovo, che era diretta da Guido Aristarco, si battè a favore di un soggetto cinematografico sulle atrocità commesse in Grecia dal nostro esercito (dovevamo "spezzare le reni alla Grecia" secondo Mussolini): ma fu di fatto censurato e non si fece mai, doveva intitolarsi "L’armata s’agapò" perchè "S’agapò", cioè "ti amo" era la frase accompagnata da una pagnotta o da una scatoletta con la quale i soldati prendevano le ragazze .
E troppo nota è la vicenda del "Leone del deserto" sulle atrocità in Libia. Bisogna ridare vita a un cinema civile o indipendente, come negli Usa si vede oggi, anche in regime Bush. Noi abbiamo una tradizione molto più restrittiva, quando si tratta di argomento che ha a che fare coi militari, a parte le serie mai finite di carabinieri poliziotti ecc.ecc. che dovrebbero deliziare le nostre serate televisive, rassicurandoci sull’efficenza e umanità in blocco e senza crepe delle strutture pubbliche della sicurezza: mai ci farebbero vedere una serie come "Jag" che documenta lo stato della giustizia tra i militari o un film come "La figlia del generale". Sono tutti prodotti medi, generalmente ben fatti ben confezionati (anche i nostri,dico), ma il livello critico è molto diverso e comunqe il militare che delinque è tabù anche nella fiction, non solo negli armadi.
A mettere insieme "W l’Italia -diretta" e "Blu notte" mi è venuto un sospetto e non mi è consueto, non sono una dietrologa, non vedo complotti ovunque. Ma, dati i precedenti, mi domando:"E’ possibile che lo stallo della politica estera, specialmente là dove l’Italia mostrava una iniziativa individuata e articolata, dipenda da ricatti internazionali (Nato o Usa) o da decisioni legate a mutamenti di alleanze interne volte a far precipitare la situazione militare per favorire le fabbriche e i commerci d’armi? Per poter far ripartire in grande e in forma direttamente bellica la nostra presenza militare, superando con pressione popolare del tutto la Costituzione, ci vuole un grande e sanguinono incidente, molto più di Nassiriya e poi un "coro" nazionale che metta in un angolo la cattiva sinistra estrema, che ha il governo come ostaggio e cerca di tenere basso il livello dello scontro e crede sia possibile e comunque doveroso tenere sotto controllo la situazione: come del resto ci ordinano le NU, abbiamo sentito per bocca del generale italiano che comanda la missione in Libano. Sembrava molto convinto della sua autonomia rispetto al governo.
Tutti capiamo che bisogna tenere fino alla caduta di Bush e alla sconfitta della sua politica e del suo partito, si vedrà di tutto prima che ciò succeda.
Ma qui mi fermo: prossimamente scriverò sulla inesistenza di un filo di discorso che non sia patriarcale nella sinistra. Quanto al Governo è davvero un colpo di genio da parte del ministro del Lavoro proporre i casini cooperativi, proprio nell’anno in cui cade il centenario della nascita della senatrice Merlin ancora da ricordare per la sua civilissima e anticipatrice lotta contro i casini "tollerati" dallo stato: lei comunque non propose di suo senza nemmeno chiedere alle donne e alle prostitute, che sono un soggetto al quale si deve chiedere che cosa sia meglio. In alcuni paesi hanno una buona tutela sindacale e le confederazioni sindacali di sinistra le accolgono.



Lunedì, 03 settembre 2007