"lettere dal palazzo"
Lettera fuori dal Palazzo

di Lidia Menapace

7 gennaio 2008

Ho avuto nei giorni scorsi uno scambio di lettere con uno studente in giurisprudenza napoletano, che mi chiedeva di darmi da fare per far sciogliere il Consiglio regionale della Campania e anche l’amministrazione comunale di Napoli. Non abbiamo mai sciolto l’Assemblea regionale siciliana, per quanta mafia ci fosse e adesso vediamo che aver sostenuto per qualche anno la reazione delle scuole e della popolazione per Falcone e Borsellino è servito. Non abbiamo del resto mai sciolto nessuna istituzione al nord per Tangentopoli, nè nel nordest per razzismo: e perchè a Napoli sì? Ho risposto motivatamente e la conversazione si è allargata, magari una volta, chiesto il permesso al mio interlocutore, vi rifilerò il tutto. Adesso riassumo sommariamente i miei pensamenti sulla "monnezza"

Ho votato in Senato pochi mesi dopo le elezioni una "soluzione" commissariale, che doveva essere l’ultima, dopo più di dieci anni di commissariamenti: e dove erano tutti gli eroici scandalizzati di oggi? ma lasciamo stare il passato. Nel votare ho messo come condizione per il gruppo, cioè interna e non dichiarata, che mai più avrei accettato una soluzione di quel tipo, se non ci fosse stato un gesto anche solo simbolico di "cesura, stacco, interruzione" al momento in cui sarebbero iniziate le scuole con un impegno solenne di costruire da lì una cultura del problema come problema di civismo. Non si è fatto, e ora sono d’accordo con Prodi che tenere le scuole chiuse sarebbe solo una sciocchezza pericolosa. La diossina si ferma nei cortili delle case e non entra? Oppure bambini e bambine vengono trasferiti al bel sole del Golfo? O a Capri? Vedendo i mucchi delle immondizie per le strade, appare chiaro che nessuno fa la raccolta differenziata, altrimenti i rifiuti non sarebbero così come si vedono, e molta parte avrebbe già potuto essere riciclata e usata. I bambini e le bambine, se imparano a scuola come si deve fare, cominciano a controllare a casa: è già successo varie volte in varie parti del paese. Inoltre le regioni del nord che per anni hanno rovesciato a Napoli tutti i rifiuti pericolosi, debbono essere obbligate a pagare i danni. Infine, invece di commissariare i Comuni, lasciando così le popolazioni direttamente in balia della camorra che sulla monnezza ha fatto affari d’oro, bisogna dare voce alle comunità locali, che protestano in modo del tutto pacifico .

Il mio primo senso di soddisfazione è nato quando i soliti violenti di professione (che ormai fanno parte del paesaggio criminoso del nostro paese e -a mio parere- sono arruolabili da chiunque li assoldi e fornisca di passamontagna e bastoni) sono stati respinti e isolati dalla cittadinanza. La polizia cerchi di non fare troppa confusione -a sua volta- tra cittadini che legittimamente protestano e infiltrati, provocatori o camorristi. Se si dà fiducia alla cittadinanza, come si deve fare in un sistema democratico, la cittadinanza risponde, e bene.

Dunque ricordiamoci che la politica non è ripetitività (cioè conservazione), ma innovazione, invenzione: ogni volta che ci viene in mente, per far fronte a un problema, una parola d’ordine già sentita (apposta uso un termine militare per metterci in sospetto) è bene che ci allarmiamo, vuol dire che non abbiamo riflettuto abbastanza sulla specificità del caso, e non abbiamo trovato le parole adatte a esprimerlo e ad avviare soluzioni oltre le proteste.

A Napoli e in Campania si sommano interessi criminali, incuria, pigrizia mentale ecc., ma si nota anche un sorgere di spirito di cittadinanza, che è una novità di questi ultimi anni in tutto il paese e va assolutamente ascoltato e rispettato. Se non lo si fa subito, la situazione precipita e poi è vero che ci sarebbero solo le "soluzioni" antidemocratiche dei commissariamenti o scioglimenti di istituzioni rappresentative: ma questo vuol dire lasciare le porte spalancate verso la deriva detta di "democrazia autoritaria", per non dire neofascismo. Scusate la rabbia lidia

post scriptum: persino il papa si è accorto che la globalizzazione non funziona. Un vero dono della Befana!



Luned́, 07 gennaio 2008