"lettere dal palazzo"
Encicliche razionarie e spropositate suscettibilità

di Lidia Menapace

2 dicembre 2007

La nuova enciclica di Benedetto XVI non l’ho ancora letta , ma la presentazione allarmata da parte persino di alcuni noti intellettuali cattolici moderati, fa pensare che sia pericolosa e non incoraggiare speranze, ad onta del tema scelto. Mi sono piaciute, benchè troppo sottili e sofisticate per il mezzo, le parole di Cacciari in Tv, ma più mi è piaciuta la definizione che ne ha dato al Tg 3 la Ronchey, l’unica che ha apertamente e senza complessi reverenziali attaccato il testo, definito con ironia "simpaticamente reazionario". Ma oggi il papa ha fatto di più, addirittura sottoponendo a condanna le N.U. davanti al forum delle ong di obbedienza cattolica: accusa il Palazzo di vetro (indovinate un po’!) di relativismo etico e delle peggiori nefandezze (specificamente perchè non abolisce le leggi sull’aborto: e come potrebbe, tra l’altro?), perchè non riconosce la "legge naturale" ecc. Siamo a posizioni lefebriane. Il ritorno all’ Ancien règime, a prima della Rivoluzione francese è chiaramente indicato, dato che il papa condanna l’Illuminismo e -naturalmente- il Marxismo e quindi a che si può riferire se non al buon vecchio ordine feudale, quando i contadini erano servi della gleba, le donne sottomesse e silenziose, i popoli esotici, eventualmente scoperti, definiti privi di anima e quindi soggiogabili, vendibili sui mercati dello schiavismo ecc. Del grande patrimonio di civiltà introdotto dal Cristianesimo non si salva nulla, resta legittimato solo l’aspetto reazionario. Occorre una iniziativa laica non occasionale, sulle cose marginali, ma davvero di ricostruzione di una etica politica laica, per prove ed esperimenti, storicamente fondata, mutabile e pattizia, insomma una qualche rivoluzione culturale.

L ’altra cosa che voglio dire riguarda la lamentevole storia dell’insegnante inglese messa in galera per 15 giorni per aver lasciato che i bambini della sua scuola chiamassero Maometto un orsacchiotto. Certamente cosa assurda: ma che cosa direbbe il papa se una qualche maestra musulmana o anche cristiana lasciasse chiamare un orsacchiotto Bambin Gesù? E’ sorprendente che una insegnante che stava in quel contesto da anni non si fosse accorta quanto le sue espressioni potessero essere offensive. Ho spesso notato che parecchi musulmani considerano offensivo persino che diciamo Maometto invece che Mohamed, perchè suona loro come irridente. Ho dovuto spiegare che per noi quando il nome di una persona o di luogo di altra tradizione viene tradotto in italiano, ciò è segno che si tratta di persona o luogo molto importante, non il contrario. Molte volte le pratiche di accoglienza passano anche attraverso cose di piccola mole, ma non per nulla la buona educazione è fatta di poche e piccole cose.



Luned́, 03 dicembre 2007