"lettere dal palazzo"
Difesa, quale modello? di leva o professionale?

di Lidia Menapace

2 novembre 2007
Il 31 appena passato si è tenuta al Senato una conferenza stampa per presentare la proposta di legge sulla sindacalizzazione delle Forze armate, da parte di Silvana Pisa, Fosco Giannini e me, con l’appoggio e la consulenza della Cgil (che già anni fa aveva collaborato per la stesura della legge per il sindacato di polizia), mentre la commissione Difesa ha pasticciato un testo firmato da partito democratico e destra, che i militari non vogliono, ma che il governo, d’accordo con i comandi, probabilmente appoggerà. Noi abbiamo votato contro il progetto presentato da Fi Pd e An.
Erano presenti tutti: Esercito, Marina militare, Aeronautica, Carabinieri, Guardia di finanza, Capitanerie di porto. Da tempo lavoriamo insieme. Il punto è se si debba avere un vero sindacato o una finta. In Europa le sole Forze armate che non hanno sindacato, sono quelle greche e italiane. Un vero sindacato si caratterizza per essere rappresentanza e dunque eletto, e per poter trattare, dunque agente contrattuale. Invece l’altro progetto dl legge ha "sindacati" che hanno a capo gli ufficiali più alti in grado e poteri assai limitati, dato che i comandi non sono controparte. Nel linguaggio corrente si chiamerebbero sindacati gialli. Si gioca una partita molto grossa che non sarà possibile vincere tutta in una mano: ma se i militari democratici resistono e hanno l’appoggio di alcune forze politiche (Prc-Se, Pdci, Verdi, Sinistra democratica), un testo di legge proposto da quelle forze politiche, appoggiato da un forte sindacato, si potrà arrivare a una mediazione assai migliore. Su questa prospettiva ci impegnamo con la nostra proposta.
Le resistenze dei Comandi sono ovvie e del tutto simili a quelle dei "padroni delle ferriere" di due secoli fa: la storia del sindacato è punteggiata di tremende lotte e le prime prove di milizie private dei padroni per respingere le richieste operaie e contadine da Boycott a Portella della Ginestra sono note, percorrono decine e decine d’anni e potrebbero persino collegarsi con un "modello di difesa" privatizzato. Un sindacato dei militari respinge queste derive proprio solo essendoci.
Le resistenze politiche hanno altre radici: la destra anche democratica preferisce un esercito tradizionale legato all’obbedienza "pronta cieca assoluta" come si diceva, perchè è più facile da comandare e mantiene un modello di istituzione molto diffusa, a gestione e cultura autoritaria. La sinistra stranamente ha sempre difeso la leva obbligatoria come fonte dell’esercito di popolo, che sarebbe perciò democratico e tutela della democrazia. A mio parere è stato un grande abbaglio, costruito tra leva come eredità della Rivoluzione francese e pace separata dell’esercito zarista nella prima guerra mondiale. Ma il popolo dentro una istituzione autoritaria impara ad obbedire (dalla leva anche molti bonapartismi, e la storia dell’Armata rossa non è stata a lungo democratica, anche se militarmente gloriosa). Comunque nessun esercito di leva ha mai fermato un colpo di stato militare (basta ricordarsi del Cile), nè una guerra. Dopo l’atomica un esercito tradizionale è pericolosissimo e invece serve uno strumento più democratico e critico, come prima tappa.
A differenza di quasi tutta la sinistra, ho sempre considerato l’esercito professionale un passo avanti e una grande conquista del movimento per l’obiezione di coscienza.
E mi rendo conto infatti che anche la sola definizione di sè come "cittadino, cittadina" in divisa, fa scattare un atteggiamento diverso, perchè se sono cittadino mi spettano i diritti fondamentali di cittadinanza, nella forma che si dovrà adattare alla specificità delle mie mansioni, come del resto capita per molte categorie di molti sindacati.
Qui siamo e sembra che i militari esprimano una coscienza di sè molto forte e precisa. Cominciano ad arrivare denunce di mobbing esercitato da parte di ufficiali e non restano sepolte sotto il segreto militare, che veniva sempre apposto a qualsiasi richiesta di informazioni, quando l’esercito era "corpo separato" come i manicomi e gli ospedali e le carceri ecc.
Mi fermo qui al mobbing, perchè ora racconterò un’altra vicenda molto drammatica che sono stata richiesta di affrontare, un caso di "nonnismo criminale"(così’ lo chiamerei): alla prossima lettera.



Venerd́, 02 novembre 2007