"lettere dal palazzo"
Ciao Fausto....

di Lidia Menapace

15 luglio 2007
Non aver conosciuto Fausto Concer è una grave perdita e per chi lo ha conosciuto e amato non vederlo più una tristezza profonda. Era un giovane compagno di Rifondazione di Bolzano, in carrozzella per una grave malattia praticamente dalla più tenera età e che aveva lottato con coraggio determinazione e tenacia e persino allegria contro il male, studiando, laureandosi brillantemente in filosofia a Bologna e facendo appassionatamente azione politica fino a diventare consigliere comunale a Bolzano alle ultime amministrative.
E’ difficile dire di lui, per la rara intelligenza e cultura che lo caratterizzava. Ma la cosa che più mi ha sempre colpito era la sua bontà, senza limiti, senza irritazioni, senza invidie, senza nulla di meschino, mai.
Come dire: una bella nobile grande persona. Pochi mesi fa era stato colpito da leucemia e da tutti i possibili malanni connessi in un organismo già debilitato da sempree dal male. E aveva resistito persino con stupore dei medici. Ci è voluta una particolare cattiveria della malattia per avere ragione della sua vitalità straordinaria; e che abbia vinto il male è un segno tristissimo e che ci lascia smarriti e scontenti, addolorati e rabbiosi.
Gli avevo parlato per telefono un paio di settimane fa quando ero riuscita a telefonare in ore non del tutto indiscrete; mi sono intrattenuta con lui, e ci eravamo dati appuntamenti per lunghe chiacchierate dopo il suo ultimo giro di chemio (le due settimane passate) e la chiusura dei lavori del Senato. Ma tempo non gli è stato dato, gli è stato definitivamente tolto e non so proprio come si dovrà fare ora.
A me sembra che comunque la sua tesi di laurea e l’opera che stava scrivendo dovrebbero essere riprese e pubblicate. Il raggio, la luce della sua straordinaria intelligenza non debbono essere lasciate spegnersi. Mi aveva mandato un pezzo della sua opera e avevamo già amabilmente "litigato" perchè io avevo riserve su un impianto a mio parere troppo "monoteista" (come dico nel mio gergo, per dire esclusivamente maschile), della sua ricerca e ci eravamo ripromesso di continuare nei nostri "litigi": non si è potuto, ma credo che la sua opera -anche incompiuta- meriti di essere conservata, non possiamo lasciare che insieme al suo sorriso, alle battute, alle bizze piacevolmente infantili, alla golosità e al suo amore per la compagna con la quale stava per andare a vivere, anche la sua opera resti solo una cara memoria privata.



Luned́, 16 luglio 2007