"lettere dal palazzo"
becera opposizione e devoti lazzaroni

di Lidia Menapace

7 agosto 2007
Durante l’ultima seduta prima delle vacanze le senatrici dell’Unione, in una pausa dei lavori hanno festeggiato Rita Levi Montalcini, erano presenti anche Scalfaro, Emilio Colombo e Andreotti, i tre senatori a vita che più prendono parte ai lavori. E’ stata una cosa affettuosa e ammirata, una piccola, ma giusta risposta alle villanate dell’opposizione, che aveva detto avere bisogno la Montalcini, per votare, di una badante e oggi ha rumoreggiato per negare la cortesia che nell’appello per il voto nominale, previsto per la fiducia, potessero votare prima i senatori a vita e chi avesse difficoltà (come si fa sempre) . Se sperano di fiaccare la Montalcini possono cavarsi l’idea dalla testa: si avvia baldanzosamente al secolo di vita, con umorismo ("é raro -ha detto- che una persona possa assistere al suo necrologio"), vivacità intellettuale ("questa notte ho avuto un pensiero che voglio elaborare e che sarà importante per la scienza. Il mio cervello funziona adesso meglio di quando avevo vent’anni") e attività pratica ("mi occupo di scienza e dell’Africa e dei suoi problemi sociali"). "Non ho bisogno di badanti", con tutta evidenza. Gran donna, che qualsiasi assemblea si glorierebbe di avere. La nostra opposizione sembra sempre più villana e priva di idee. Ripetono fino alla noia che siamo divisi, che i comunisti sono ovunque, che teniamo in ostaggio il governo, che cadremo prossimamente e poi si dedicano a cercare trucchetti regolamentari, come hanno fatto oggi, tentando di rimettere in discussione votazioni precedenti, perchè si sarebbero considerati assenti o in missione senatori che invece non lo avevano dichiarato: l’osservazione è di Calderoli, che essendo vicepresidente del Senato dovrebbe stare più attento. Scalfaro che in attesa di votare si trovava appoggiato al mio banco, e chiacchierava con noi, ha commentato che forse anche alcune votazioni del Parlamento subalpino non erano state perfette.
Non so se fosse la fretta delle vacanze, ma la questione detta del tesoretto è andata via de plano con un dibattito stanco e ripetitivo da parte dell’opposizione.
Oltre agli affettuosi festeggiamenti per la Montalcini, Marini ha ricordato la strage alla stazione di Bologna in modo netto e Grassi ha ricordato Giovanni Pesce con un bel discorso sobrio e fermo. Sorprendente la citazione delle parole di De Gasperi per la medaglia d’oro, e i nomi dei padri della repubblica, una precisa e indiscutibile ricostruzione dell’antifascismo, come fondamento storico della Costituzione e della Repubblica. Un bel modo di concludere i lavori.
Sulla fiducia Andreotti si è astenuto con una dichiarazione un po’ inferiore a se stesso: per esprimere la sua contrarietà alle recenti parole con le quali Prodi si è lamentato che la Chiesa non condanni adeguatamente l’evasione fiscale, mentre afferma di avere ricca documetazione del contrario. Non ho dubbi che dal famoso episodio evangelico della moneta, da dare a Cesare, fino a tutta la legislazione ecclesiastica sulle decime e alla campagna per l’ottopermille la bibliografia sia ampia: si deve dire comunque che se si paragona l’attenzione all’embrione con quella per le tasse, davvero non c’è partita, vince alla grande l’embrione.
Tuttavia, già che ci sono, mi associo a Prodi sulle tasse, ma non vorrei che prendesse la Scrittura come testo costituzionale, e soprattutto che non prendesse Paolo come guida politica: il famoso "Apostolo delle genti", un colto ebreo di cultura greca sommava le due misoginie e levò la parola e la parità alle donne ("Le donne stiano zitte nelle assemblee col chador in testa") e anche rispetto al potere politico instaurò un atteggiamento di obbedienza che non sembra presente nel messaggio e nella pratica di Gesù Cristo e dei primi cristiani verso l’impero romano. "Obbedite ai vostri superiori anche se sono discoli", ben tradotto da Prodi con il termine lazzaroni. E’ lecito anche disobbedire e non è bello avere superiori.



Lunedì, 06 agosto 2007