Roma
(NEV), 9 maggio 2001 - Proponiamo una intervista al presidente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (FCEI), prof. Gianni Long, sulle aspettative e i timori degli
evangelici italiani per la nuova legislatura, in particolare rispetto al tema della
liberta' religiosa in Italia e nella prospettiva europea.
Prof. Long, che cosa e' stato fatto per la liberta' religiosa nella legislatura che si
e' conclusa?
La legislatura iniziata nel 1996 e' stata contrassegnata da una notevole attivita' nel
campo dei rapporti fra Stato e confessioni religiose. Ci sono state due nuove intese, con
Testimoni di Geova e Buddisti, le cui trattative sono state avviate dal Governo Prodi e
concluse dal Governo D'Alema. Pero' le due Intese non sono state approvate dal Parlamento
prima della fine della legislatura. In modo quasi parallelo, all'inizio della legislatura
e' stato presentato il disegno di legge sulla Liberta' religiosa. Come e' noto, i
protestanti italiani avevano qualche riserva su un simile intervento legislativo, visto da
molte parti come una alternativa
alle Intese. Nel corso della discussione alla Commissione affari costituzionali della
Camera, il progetto di legge e' stato migliorato. Ma alla fine esso non e' arrivato
neppure alla discussione dell'assemblea di Montecitorio. Negli ultimi mesi, con il Governo
Amato, sono state avviate ben cinque trattative con nuove confessioni religiose (tra cui
una evangelica: la Chiesa apostolica in Italia) per arrivare a nuove Intese.
Questo significa attuare la Costituzione, e ci fa certamente piacere. Anche se, per i
fatti sopra esposti, la legislatura 1996-2001 assomiglia ad una incompiuta.
Quali sono le speranze degli evangelici italiani per la nuova legislatura?
Noi speriamo che si vada avanti verso una sempre maggiore liberta' religiosa. Il
contesto europeo e' favorevole. La recente proclamazione della Carta europea dei diritti
fondamentali ha ulteriormente sancito i principi di liberta', introducendo anche il nuovo
concetto di "riconoscimento della diversita'". La Carta Ecumenica, firmata a
Strasburgo il 22 aprile scorso, contiene il riconoscimento, da parte di tutte le chiese
europee, degli stessi principi di liberta'. C'e' quindi la speranza che l'Italia si possa
inserire in questa generale tendenza europea. L'appello sottoscritto da numerosi esponenti
di confessioni religiose in vista delle elezioni del 13 maggio (vedi NEV 16/17 del 24
aprile) contiene una serie di richieste alle forze politiche che vanno in questo senso:
tutela della liberta' di culto, pieno riconoscimento del pluralismo religioso e
approvazione delle Intese tra lo Stato e le confessioni religiose che le abbiano
richieste.
E quali sono invece i timori suscitati dall'attuale momento politico?
La vicenda della mancata approvazione delle Intese e della legge sulla liberta'
religiosa alla fine della legislatura trova due motivazioni: lo scarso interesse di tutte
le forze politiche per queste tematiche, ma anche la decisa presa di posizione di qualche
partito contro il pluralismo e contro la concezione europea dei diritti fondamentali. Sono
questi i pericoli con i quali ci confronteremo anche in futuro. Ma forse si tratta solo di
due manifestazioni di uno stesso atteggiamento: il non impegnarsi per i diritti
individuali e collettivi si trasforma talora in vera e propria intolleranza per le
minoranze e per i "diversi". Questa tendenza e' strisciante in Europa, ma si
manifesta in Italia in modo talora particolarmente evidente. E' chiaro che siamo
preoccupati per l'intolleranza due volte: ne siamo toccati direttamente come minoranza, ma
anche come cittadini di un paese che rischia di trovarsi ai margini di una nuova civilta'
europea in cui invece crediamo. |